Thursday, September 18, 2008

Se piove porteremo anche l'ombrello


Roma, Porta Metronia fine anni ’70. Facile essere bambini a casa di nonna e ancor più facile giocare con i pennarelli e le macchinette del caffè. Smonta la macchinetta, rimonta la macchinetta, io non chiedevo altro, neanche il caffè. Scegli i pennarelli, una predilezione per il viola, il celeste e l’arancione senza neanche bisogno di spiegare perché invece il verde scuro proprio non lo volevo usare, quel colore cattivo come il prezzemolo.

Bello avere uno zio di venticinquanni, che ti porta a fare le passeggiate la sera, dopo cena, quando chi ha lavorato è già stanco, la Rai manda telefilm con Ulisse e Anna Kanakis mentre sul fornello mamma ha già messo a sobbollire la camomilla.

Uscivamo io e zio, godendo di autorizzazioni speciali per aggirarsi al buio, anche se erano le nove e mezza o le dieci.

Andavamo sotto le mura e facevamo “a noi che ce frega”.

Potevo dire le parolacce dei bimbi, forte di confidenza nepotista.

Potevo andare a prendere una fetta di cocomero d’estate al chiosco sotto le mura. Un generatore elettrorumoroso consentiva ad un televisore in bianco&nero di trasmettere outdoor le partite dei Mondiali di Argentina. Una sera facevano Iran-Scozia e io sputavo i semi cercando di mettere i record di lontananza.

Potevo addirittura, in certe sere vicine a natale, ritrovarmi a Piazza Navona, tra mele stregate di glassa caramella, zampognari molisani e pastorelli del presepe. Lo scherzo più bello del mondo era comprare una finta mèrd e farmi trovare a braghe calate sul pianerottolo da nonna, scusandomi di non essere riuscito ad arrivare in bagno.

Potevo nascondere una moneta segreta a cento passi da casa e poi tornare a vedere la sera dopo se c’era ancora. Stevenson l'ho inventato io.

Potevo farmi portare al Luna Park, ululare nel tunnel degli orrori, curvare sul mostro di Loch Ness, lanciare palline da ping pong nelle vaschette dei pesci rossi e vincere razzetti dalla punta esplosiva infilando gettoni nelle ruspe.

Zio era stato in Svezia e mi raccontava che era tornato in taxi, perché aveva finito i soldi ma facendo il lavapiatti aveva conosciuto un tassista romano in trasferta godiva a Stoccolma che gli aveva offerto un passaggio.

Fischiettavamo che bello, se piove porteremo anche l’ombrello.

Era semplice ma quegli anni erano anche più grandi di quello che vedevano i miei occhi bimbi.

Un giorno vedemmo un tipo con un passamontagna che correva su una moto. Il passamontagna serviva per il freddo, mi dissero, ma io mica ero convinto.

Quando poi ho iniziato ad ascoltare e ad amare i cantautori legati alla fama di quei pochi anni, uno in particolare mi ricordava quel modo allegro di pensare, quella furbizia popolare dello stare al mondo.

Stefano Rosso si chiamava e aveva una voce che mi ricordava mio zio e il fatto che ero stato piccolo, infilato nelle scarpe correttive mentre si svolgeva la storia di una generazione ventanni avanti a me e dieci anni dopo il boom economico.

Stefano Rosso ha fatto ciaociao con la manina qualche giorno fa e se n’è andato laddove s’erano avviati già in molti dei suoi vicini degli anni ’70, quelli senza eccessive ansie di vecchiaia e previsioni previdenziali.

E nessuno mi leverà mai dalla testa che il chianti ammazza l’anemia.


Letto 26

Via della Scala è sempre là
e io dal letto 26
malato di pazienza sto
e aspetto chi non torna più
è un ragazzino magro che
cantava sempre insieme a me
e morì un giorno che non so
e i suoi bei sogni mi lasciò

E Biancaneve è ancora là
è un po' invecchiata ma che fa
le mele non le mangia più
forse i ragazzi giù del bar
ricordo tanto tempo fa
veniva a scuola insieme a me
la guerra già non c'era più
e poi non c'eri neanche tu

La brillantina e via così
si incominciava il Lunedì
ad invidiare quello che
aveva un libro da studiar
diceva non ti serve a niente
la scuola non ti servira'
e invece io tra quella gente
capivo un pò di verità

La mariujana ti fa male
il Chianti ammazza l'anemia
i miei compagni li ho lasciati
ho preferito andare via
così ho comprato un giradischi
uno di quelli che non va
per non dar noia a quel vicino
che non riesce a riposar

Ho conosciuto tante donne
cattive, oneste e senza età
a tutte ho dato un po' qualcosa
con tanta generosità
a lei, mia madre, i dispiaceri
mentre a mia moglie dei bambini
al primo amore i sentimenti
i baci e l'acne giovanile

Via della Scala è sempre là
e io dal letto 26
io chiudo gli occhi e penso a te
ti sento e invece non ci sei

5 Comments:

Blogger Maggie C. said...

ho un'anno e mezzo in toscana nella mia biografia, non conosco questo cantante, conosco il chianti, ma io curo l'anemia con la Guinness.
ognuno la sua medicina.

19/9/08 11:02 AM  
Blogger mò... said...

Non lo conoscevo bene così come tanti altri cantanti....però ecco...ci son rimasta male pure io.
Storia disonesta è una di quelle canzoni che canto a tutta voce in macchina, e che mi mette sempre di buon umore...

22/9/08 4:13 AM  
Anonymous Anonymous said...

sulla porta col grembiule rosa tra tutti quei chiassoni che facevano formine di terra tra il pitosforo della laurentina e san barbarigo. Giochiamo a mamma e figlia? La foto vicino allo scivolo, in posa, la ghiaia si sentiva sotto alla suola di quegli scarponcini ortopedici che mi osservavo già con la coscienza di chi era vessata da qualcosa di inspegabilmente ineluttabile.
Dall'altra parte della laurentina c'era già il bimbo accomunato dalla stessa scuola di pensiero degli ortopedici di allora imposta alle mamme postsessantottine?
;)

24/9/08 1:37 PM  
Anonymous Anonymous said...

Si, probabilmente lo e

15/11/09 4:37 AM  
Blogger paolo_ said...

in che senso "probabilmente lo è" ?

16/11/09 1:19 AM  

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