Wednesday, April 02, 2008

Natura morta con Arsenal


Lascia una pera fuori dal frigo, la pera in capo a pochi giorni avvizzisce. Se questa non è una metafora dell'essere transeunte proprio dell'umano divenire, "e" non sarebbe uguale ad "emmecì due" e tutti si sentirebbero liberi di dire la propria perchè allora famo come cazzo ci pare.

La pera rotola sul crinale cronologico, prende la direzione del tempo e s'imbarca sulla vecchiaia, più o meno uniformemente trasportata da un vettore verso il bordo dell'oceano, da dove partirà per un forever forse in the sky with diamonds.

La memoria non è però una pera. Non rotola, come l'acqua straborda dalla ciotola del volontarismo consapevole e prende la forma che incontra, come quando sogni di parlare con qualcuno, e quel qualcuno, che dovresti essere tu, quantomeno come regista, afferma, perentorio, ensambli di concetti che non sapevi avrebbe detto.

La memoria fa in modo che durante il giorno, mentre salvi con nome il file excel su cui lavori, per un attimo vedi il cortile dove stavi giocando a nascondino, l'esame di diritto costituzionale e il corso di san benedetto del tronto dopo una mostra. Senza nessuna contingenza logica. Ti ricordi di qualcuno che hai visto dieci anni fa e poi quasi sicuramente te lo scordi per altri dieci anni o per sempre. La memoria è per sua natura secessionista, rivendica autonomia, non sopporta la coscienza di stato. Il vezzo di catalogarla è solo un'attitudine fideista.

Cosa ci facevano oggi dall'oculista massimo e un pomeriggio a torvajanica? è mai possibile che nel traffico dell'ardeatina mi sia sentito ad un campeggio di orbetello? E luca, che non vedevo da anni e che infatti nemmeno ho visto oggi, avrà mangiato pure lui un panino quando non ci siamo incrociati al supermercato? cosa centra villa lazaroni verso le sette di sera con il fatto che ho ordinato un timbro a Buffetti? e quella volta che nel mare a Sabaudia... proprio mentre segnava l'Arsenal.

La memoria irrompe, scavalca, esce dalla porta e rientra dalla finestra.

La memoria che forse viene a chiamarci quando è ora di uscire.

La memoria sovrincisa alle pere.

Ti ricordi una volta
Si sentiva soltanto il rumore del fiume la sera
Ti ricordi lo spazio
I chilometri interi
Automobili poche allora
Le canzoni alla radio
Le partite allo stadio
Sulle spalle di mio padre
La fontana cantava
E quell'aria era chiara
Dimmi che era così
C'era pure la giostra
Sotto casa nostra e la musica che suonava
Io bambina sognavo
Un vestito da sera con tremila sottane
Tu la donna che già lo portava
C'era sempre un gran sole
E la notte era bella com'eri tu
E c'era pure la luna molto meglio di adesso
Molto più di così
Com'è com'è com'è
Che c'era posto pure per le favole
E un vetro che riluccica
Sembrava l'America
E chi l'ha vista mai
E zitta e zitta poi
La nevicata del '56
Roma era tutta candida
Tutta pulita e lucida
Tu mi dici di sì l'hai più vista così
Che tempi quelli Roma era tutta candida
Tutta pulita e lucida
Tu mi dici di sì l'hai più vista così
Che tempi quelli.

1 Comments:

Anonymous Anonymous said...

ma la memoria è un po' pere&miele..

3/4/08 3:28 AM  

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