L’algoritmo sbrandato della Primavera
Era un Inverno freddo, in cui avevamo spesso avuto freddo.
Quando arrivò la Primavera, era così malridotta che non si reggeva in piedi, non era plausibile, sembrava sua nonna con la pioggia: un arcobaleno di grigio umido.
L’inverno vide Nonnavera e gli disse “Signora! Ma dove è stata a svernare, in mezzo ai zingari?”
L’inverno è famoso per il suo senso dell’umorismo: aveva questo iperrealismo grottesco che faceva ridere solo lui.
Tuttavia, con compitezza carabiniera, la fece entrare nel suo marzo, le trovò na branda andò buttasse e la lasciò ad asciugarsi le ossa, accollandosi il turno supplementare.
Noi decifravamo questo codice stagionale attraverso l’insostenibile vacuità dei mandorli e la persistenza delle pozzanghere.
Tra noi non si scherzava a raccogliere ortiche, le raccoglievamo e basta, urticandoci per il prurito e seccandoci per la perdita di tempo.
Nonnavera però quell’anno aveva accusato il colpo. Non era più una giovanotta e neanche voleva lo fossero gli altri: come una vecchia mai stata moglie, senza più figli e senza più voglie si prese la briga e non so se anche il gusto di dire a tutti “Ahò, non ce la fò più a stipendiare tutti i vostri umori! Non vi posso mica imboccare per tutta la vita!”
Così, come un’evasione fiscale, la Primavera scomparve clandestina tra le stagioni che non si usano più, lasciandoci ancora una volta a convenire che era meglio fidarsi solo delle proprie forze, perché dall’esterno nessuno avrebbe fatto niente. Tutto il futuro alle spalle. Le vacche grasse e le rose&viole sono unce upon agò dei vecchi tempi, fantasmi nei castelli: fuori ci sono i draghi.
Ai Nostri Tempi, però studiamo San Giorgio da Mr. Blutarsky.
Sappiamo per aver visto Animal House e non certo per il catechismo e l‘accademia, che qui non finisce proprio niente, come dopo il bombardamento tedesco a Pearl Harbour, e che nè Niedermeyer nè i draghi, ci impediranno di farci una Primavera fatta in casa.
Quando arrivò la Primavera, era così malridotta che non si reggeva in piedi, non era plausibile, sembrava sua nonna con la pioggia: un arcobaleno di grigio umido.
L’inverno vide Nonnavera e gli disse “Signora! Ma dove è stata a svernare, in mezzo ai zingari?”
L’inverno è famoso per il suo senso dell’umorismo: aveva questo iperrealismo grottesco che faceva ridere solo lui.
Tuttavia, con compitezza carabiniera, la fece entrare nel suo marzo, le trovò na branda andò buttasse e la lasciò ad asciugarsi le ossa, accollandosi il turno supplementare.
Noi decifravamo questo codice stagionale attraverso l’insostenibile vacuità dei mandorli e la persistenza delle pozzanghere.
Tra noi non si scherzava a raccogliere ortiche, le raccoglievamo e basta, urticandoci per il prurito e seccandoci per la perdita di tempo.
Nonnavera però quell’anno aveva accusato il colpo. Non era più una giovanotta e neanche voleva lo fossero gli altri: come una vecchia mai stata moglie, senza più figli e senza più voglie si prese la briga e non so se anche il gusto di dire a tutti “Ahò, non ce la fò più a stipendiare tutti i vostri umori! Non vi posso mica imboccare per tutta la vita!”
Così, come un’evasione fiscale, la Primavera scomparve clandestina tra le stagioni che non si usano più, lasciandoci ancora una volta a convenire che era meglio fidarsi solo delle proprie forze, perché dall’esterno nessuno avrebbe fatto niente. Tutto il futuro alle spalle. Le vacche grasse e le rose&viole sono unce upon agò dei vecchi tempi, fantasmi nei castelli: fuori ci sono i draghi.
Ai Nostri Tempi, però studiamo San Giorgio da Mr. Blutarsky.
Sappiamo per aver visto Animal House e non certo per il catechismo e l‘accademia, che qui non finisce proprio niente, come dopo il bombardamento tedesco a Pearl Harbour, e che nè Niedermeyer nè i draghi, ci impediranno di farci una Primavera fatta in casa.
Cosa ci mettiamo nella Primavera, un gelato grande al pistacchio? ristudiare la Rivoluzione Francese? un film in bianco e nero alla tv? un percorso di quattro giorni nei boschi? un concerto più vivo degli altri? i bucatini alla matriciana? una pelle bellissima? un libro che non pensavamo avremmo mai letto? il nostro turno di far festa? una gioia attesa da tempo? Ficca tutto dentro e via andare: noi lo facciamo per passione.
Facciamoci il nostro algoritmo.
Sbrandiamoci la Primavera da soli, basta primavere a cottimo.
Come dicevano per altri No Future: if the kids are united they will never be divided.
La chiamavano bocca di rosa
La chiamavano bocca di rosa
metteva l'amore, metteva l'amore,
la chiamavano bocca di rosa
metteva l'amore sopra ogni cosa.
Appena scese alla stazione
nel paesino di San Vicario
tutti si accorsero con uno sguardo
che non si trattava di un missionario.
C'è chi l'amore lo fa per noia
chi se lo sceglie per professione
bocca di rosa né l'uno né l'altro
lei lo faceva per passione.
Ma la passione spesso conduce
a soddisfare le proprie voglie
senza indagare se il concupito
ha il cuore libero oppure ha moglie.
E fu così che da un giorno all'altro
bocca di rosa si tirò addosso
l'ira funesta delle cagnette
a cui aveva sottratto l'osso.
Ma le comari di un paesino
non brillano certo in iniziativa
le contromisure fino a quel punto
si limitavano all'invettiva.
Si sa che la gente dà buoni consigli
sentendosi come Gesù nel tempio,
si sa che la gente dà buoni consigli
se non può più dare cattivo esempio.
Così una vecchia mai stata moglie
senza mai figli, senza più voglie,
si prese la briga e di certo il gusto
di dare a tutte il consiglio giusto.
E rivolgendosi alle cornute
le apostrofò con parole argute:
"il furto d'amore sarà punito
- disse- dall'ordine costituito".
E quelle andarono dal commissario
e dissero senza parafrasare:
"quella schifosa ha già troppi clienti
più di un consorzio alimentare".
E arrivarono quattro gendarmi
con i pennacchi con i pennacchi
e arrivarono quattro gendarmi
con i pennacchi e con le armi.
Il cuore tenero non è una dote
di cui sian colmi i carabinieri
ma quella volta a prendere il treno
l'accompagnarono malvolentieri.
Alla stazione c'erano tutti
dal commissario al sagrestano
alla stazione c'erano tutti
con gli occhi rossi e il cappello in mano,
a salutare chi per un poco
senza pretese, senza pretese,
a salutare chi per un poco
portò l'amore nel paese.
C'era un cartello giallo
con una scritta nera diceva
"Addio bocca di rosa
con te se ne parte la primavera".
Ma una notizia un po' originale
non ha bisogno di alcun giornale
come una freccia dall'arco scocca
vola veloce di bocca in bocca.
E alla stazione successiva
molta più gente di quando partiva
chi mandò un bacio,
chi gettò un fiore
chi si prenota per due ore.
Persino il parroco che non disprezza
fra un miserere e un'estrema unzione
il bene effimero della bellezza
la vuole accanto in processione.
E con la Vergine in prima fila
e bocca di rosa poco lontano
si porta a spasso per il paese
l'amore sacro e l'amor profano
2 Comments:
and so, all together now:
...Voglia di stringerti e poi
vino bianco fiori e vecchie canzoni
e si rideva di noi
CHE IMBROGLIO ERA a a a a maledetta primavera a a a a........
sibelbride
CHE IMPORTA SEEEEE...
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