Tuesday, January 08, 2008

La vita scarsa di simmetrie dell’ordine senza disciplina


La Vita passa Ovunque.
Sicuramente Lei esce di casa,

non è che dove la metti, sta.
Se non la usi, fa la muffa, organica e disorganica.
Raffinata o gutturale, sola o contornata,
una vita che sembra sempre uguale e che si riempie da sé
e un’altra che a raccontarla non basterebbe un cofanetto di blues e una scatola di sigari.

Le biografie zippate degli impiegati,
legati a un tavolo con una busta, il braccio secco e l’occhio evasore,
sempre chiamati a testimoniare, come una foto chiesta a un passante.
Gli impiegati che ti dicono di fare “cheeeseee”.

Le vite vissute andando per strada.
Radente i muri o in mezzo al parco,
secondo i bisogni di luce
e con i Santi in prestito.
Le vite aperte come fogli bianchi,
come file di denti usati.

Le vite a scalare di chi ha fissato le tappe.
Aggiornamenti culturali e subentri di patrimonio,
etiche certificate e gratificazioni proporzionate.
La dignità come una cravatta,
è una questione di buon gusto.

La vita sproporzionata degli artisti del circo, la vita ristretta dei carcerati, la vita ventosa degli zingari, la vita saporita dei buongustai, la vita infame degli schiavi, la vita allegra dei giovani fortunati, la vita fredda dei russi, la vita calda dei tropici, la vita condominiale dei miei vicini di casa, la vita segreta delle monache, la vita nuova di zecca, la vita sbagliata& riaggiustata, la vita lanciata come un bisonte insaponato sulle ruote di un metrò…

La vita scarsa di simmetrie dell’ordine senza disciplina.
Tutto dentro.
E poi si rimette a posto.
Perché non saranno quattro regole presunte
a circostanziarci le partiture.


(conclusione) – Claudio Lolli
Siamo noi a far ricca la terra
noi che sopportiamo
la malattia del sonno e la malaria
noi mandiamo al raccolto cotone, riso e grano,
noi piantiamo il mais
su tutto l'altopiano.
Noi penetriamo foreste, coltiviamo savane,
le nostre braccia arrivano
ogni giorno più lontane.
Da noi vengono i tesori alla terra carpiti,
che poi tutti gli altri
restano favoriti.
E siamo noi a far bella la luna

con la nostra vita
coperta di stracci e di sassi di vetro.
Quella vita che gli altri ci respingono indietro
come un insulto,
come un ragno nella stanza.
Ma riprendiamola un mano,
riprendiamola intera,
riprendiamoci la vita,
la terra, la luna e l'abbondanza.
E' vero che non ci capiamo

che non parliamo mai
in due la stessa lingua,
e abbiamo paura del buio e anche della luce,
è vero
che abbiamo tanto da fare
e che non facciamo mai niente.
E' vero che spesso la strada ci sembra un inferno
o una voce in cui non riusciamo a stare insieme,
dove non riconosciamo mai i nostri fratelli.
E' vero che beviamo il sangue dei nostri padri,
che odiamo tutte le nostre donne
e tutti i nostri amici.
Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l'amore
e rotolarsi per terra.
Ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.
Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l'amore
e rotolarsi per terra.
Ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggior
e ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra

1 Comments:

Blogger lifo said...

Grande post!

10/1/08 4:47 AM  

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