Carnival&BigBang
Una domenica stampata a freddo e lavata a pioggia dell’inverno di gennaio, lungo il corso di un Paese Appio Genzano, in un mezzo chilometro di traffico limitato, come un appuntamento che tutti sapevano senza nemmeno bisogno di dirselo, spunta filante e mascherino, insieme al sole postprandiale, un Carnevale fatto di bimbi a spasso, legittimi coriandoli e zuccheri filati esentati dalle rendicontazione alimentari, schiume incolumi e bancherelle che i film per adulti sono esposti dietro.
Il Comune ci tiene a dimostare che sì, it’s time to fiesta, where’s the party, I want to free my soul. E’ un’occasione bipartigiana, interclassista&popolare come l’età dei bimbi, ci sono proprio tutti&nun se famo mancà gnente; stuba la musica dagli altoparlanti, appesi come banane su tutte le palme dei lampioni e via, in uscita libera come soldati d’assortiti natali, canzoni randomizzate come coppa di testa, mescolate dalla ruota del lotto come gli elementi del Big Bang, il Comune fa Big Bang, fa Big Bang con dentro tutto, nello stomaco del carnevale tutto si mischia come un gusto ultramarino di peperone e terra di siena bruciata e in un ‘ora ascolto come soffi di stelle filanti: A Serejè àh àh - èh èh, si trasforma in un razzo missile, un avanzo di mediocre satira musicale rubata al Bagarino, abballa la vida alegria macarena, funky tooown con la famigerata pareidolia “caramicomioculattoneaspettami, la mia banda suona il rock, un avanzo di nastro con un rave ombrellaro/bresaola di metà anni novanta con l’invocazione disperata di un D91 - a qualche trentenne di Paese, come un fulmine a ciel sereno, si sarà staccato un fossile di Joker stratificato nell’encefalo - , il treno dei desideri dei miei pensieri (all’incontrario va), le tagliatelle di nonna pina, liquido narcotic, con te partirò, once I was afraid (I was petrified), lasciatemi cantare con la chitarra in mano e please don’gò.
Canzoni proseguite l’una con l’altra con la logica degli accostamenti di macchine in un parcheggio.
La copa de la vida no, quella non c’era.
L’alimentari dell’ossi de prosciutto era chiuso, l’avrei comprato volentieri.
Era la mia maschera.
Torno a casa e penso: all’improvviso non mi sembra più strano che in mezzo alle bancarelle dolciumarie&artigianine ci sia sempre quello che vende calzini.. che, scusa, ma ti pare che se mi servono calzini me li cercavo la domenica durante il carnevale?
La prossima volta li compro, come un souvenir del Big Bang.
Il Comune ci tiene a dimostare che sì, it’s time to fiesta, where’s the party, I want to free my soul. E’ un’occasione bipartigiana, interclassista&popolare come l’età dei bimbi, ci sono proprio tutti&nun se famo mancà gnente; stuba la musica dagli altoparlanti, appesi come banane su tutte le palme dei lampioni e via, in uscita libera come soldati d’assortiti natali, canzoni randomizzate come coppa di testa, mescolate dalla ruota del lotto come gli elementi del Big Bang, il Comune fa Big Bang, fa Big Bang con dentro tutto, nello stomaco del carnevale tutto si mischia come un gusto ultramarino di peperone e terra di siena bruciata e in un ‘ora ascolto come soffi di stelle filanti: A Serejè àh àh - èh èh, si trasforma in un razzo missile, un avanzo di mediocre satira musicale rubata al Bagarino, abballa la vida alegria macarena, funky tooown con la famigerata pareidolia “caramicomioculattoneaspettami, la mia banda suona il rock, un avanzo di nastro con un rave ombrellaro/bresaola di metà anni novanta con l’invocazione disperata di un D91 - a qualche trentenne di Paese, come un fulmine a ciel sereno, si sarà staccato un fossile di Joker stratificato nell’encefalo - , il treno dei desideri dei miei pensieri (all’incontrario va), le tagliatelle di nonna pina, liquido narcotic, con te partirò, once I was afraid (I was petrified), lasciatemi cantare con la chitarra in mano e please don’gò.
Canzoni proseguite l’una con l’altra con la logica degli accostamenti di macchine in un parcheggio.
La copa de la vida no, quella non c’era.
L’alimentari dell’ossi de prosciutto era chiuso, l’avrei comprato volentieri.
Era la mia maschera.
Torno a casa e penso: all’improvviso non mi sembra più strano che in mezzo alle bancarelle dolciumarie&artigianine ci sia sempre quello che vende calzini.. che, scusa, ma ti pare che se mi servono calzini me li cercavo la domenica durante il carnevale?
La prossima volta li compro, come un souvenir del Big Bang.
E all'improvviso
non ne vale più la pena
nemmeno di capire.
Si diventa grandi
non ne vale più la pena
nemmeno di capire.
Si diventa grandi
sulla propria pelle
sulle proprie palle e su poche stelle
si diventa grandi
e niente fa più male
nemmeno il primo male al cuore
e se provi a cercarele tue parolenon fanno nostalgia
come quello che è stato
o non è stato
che resta o che va via.
E ci trucchiamo per Carnivale
E ci trucchiamo per Carnivale
ci vestiamo da Carnivale
ci trucchiamo da Carnival.
Si diventa grandi
Si diventa grandi
a guardarle il culo
si diventa vecchi a sentirsi solo
e col passare del tempo
non t'importa nemmeno
chi le bacia gli occhi, chi le tocca il seno
senza di lei soltanto
un anno prima
credevi di morire
e all'improvviso
non ne vale più la pena
nemmeno di capire.
E ci trucchiamo per Carnivale
E ci trucchiamo per Carnivale
ci vestiamo da Carnivale ci trucchiamo da Carnival.
Si diventa vecchi
Si diventa vecchi
come un vecchio indiano
e si finge forte e si canta piano
non c'è nessun ricordo
a cui ti puoi impiccare
perchè nessun ricordo ormai ti fa più male
tutte le idee, tutti gli amori tuoi di prima
finiti sulla luna
col tempo la sua faccia
e la sua pelle scura
te le ricordi appena.
E ci trucchiamo per Carnivale
E ci trucchiamo per Carnivale
ci vestiamo da Carnivale
ci trucchiamo da Carnival
finché val.
4 Comments:
Ho letto questa tua, un paio di volte e l'attenzione si concentrava ora su uno, ora su un altro passaggio...e rivivevo vecchie emozioni.
Bella, mi hai fatto fare un salto nel passato e hai richiamato il futuro
ciao
angela
le cose sono due:
o io non sono ancora diventata grande,
o non è vero che quando si diventa grandi le cose facciano meno male...
p.s.
mi sono accorta che era già carnevale (e quasi finito pure)solo quando ho letto questo post...
:-)
quoto Angela.
ma "codiceabarrens" me la devo segnare!:-)
arrivo tardi...
ma tanto le cose che scrivi restano evergreen...
e restano sempre cose che ti fanno fare lo sgurgle del groppo in gola che quando ci ripensi pensi che l'aria di un tempo ci ha fatto vivere cose simili...
un po' perchè sapeva che tanto prima o poi ci saremmo incontrati un po' perchè magari è stato un caso...
me so ricordato di quando andavo in giro per majana street e mi madre me se perse e il pizzardone portò zorro colle lacrime a casa e solo perchè la madre de dartagnan sapeva ndo abitavo...
p.s. s'è riempito d'amici mia qua dentro eh?
eheheh
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