chi si vede...
C’era una volta nù criaturo, che nò, non era nato niro, era nato e basta, questo ci importa, e siccome lo fece negli anni 70 trascorse un’intera infanzia figlio del boom economico, ovvero non è che era ricco ma teneva la famiglia alle spalle, partecipava alla scolarizzazione, crebbe, crescette, mise su peli superflui, ma tutto sommato di lui si poteva dire che chill’ era nu bravu guaglione. Alla fine delle elementari poi le maestre ci tiravano le lodi in fronte, insomma si presentava bene, metteva abiti puliti, socializzava stando alle regole e gli zii ci facevano gli auguri a larghi sorrisi. C’erano anche le nonne e forse loro più degli altri lo immaginavano in prospettiva, come se dietro quella distanza di età che rende impossibile il parallelismo loro volessero vedere oltre, vederlo domani e immaginarlo dopodomani come se lo vedessero, come se ci fosse già tutto l’uomo intorno.
Poi si cresce di più e siccome sembra che tutto è possibile, si fanno milioni di altre cose, spesso stridenti rispetto a quelle traiettorie di prospettive che il bimbo di prima avrebbe dovuto imboccare, si hanno le vene giovani, e pensi che un’età si è chiusa e un’altra si è aperta, con tutte le stratificazioni stagnee che danno ai ricordi il posto di una fotografia e del ti ricordi quando...
Poi ad un certo punto si arriva ancora più avanti, ti scopri che attraversi un ponte mentre tramonta
oh cazzo...
ma non era già tutto qui, a parte il fatto che devono arrivare i capelli bianchi e qualche venatura su questo tronchetto di ulivo, qualche accumulo di stanchezza su queste quattro ossa?
O c’è altro...
All’improvviso, di tanto che mi corrispondeva nei pomeriggi del doposcuola a casa, ne ritrovo altrettanto, son sempre io qualcosa in meno, qualcosa in più ...
ho dieci anni, vent’anni, trent’anni, tutti qui, appassionatamente.
E non è una fotografia, è proprio lo stesso sangue.
Ritorna come una filastrocca. O come il tempo nelle parole delle nonne.
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il gatto, che si mangiò il topo, che al mercato mio padre comprò
E venne il gatto, che si mangiò il topo, che al mercato mio padre comprò
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il cane, che morse il gatto, che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò.
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il bastone, che picchiò il cane, che morse il gatto,
che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il fuoco, che bruciò il bastone, che picchiò il cane,
che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne l'acqua che spense il fuoco che bruciò il bastone che picchiò il cane
che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il toro, che bevve l'acqua, che spense il fuoco,
che bruciò il bastone, che picchiò il cane,
che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il macellaio, che uccise il toro, che bevve l'acqua,
che spense il fuoco, che bruciò il bastone, che picchiò il cane,
che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E l'angelo della morte, sul macellaio, che uccise il toro, che bevve l'acqua,
che spense il fuoco, che bruciò il bastone, che picchiò il cane,
che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E infine il Signore, sull'angelo della morte, sul macellaio,
che uccise il toro, che bevve l'acqua, che spense il fuoco,
che bruciò il bastone, che picchiò il cane, che morse il gatto,
che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
4 Comments:
povero bonifacio....
Dicono che c'è un tempo
per seminare
e uno che hai voglia
ad aspettare
un tempo sognato che viene
di notte
e un altro di giorno teso
come un lino a sventolare
c'è un tempo negato
e uno segreto
un tempo distante
che è roba degli altri
un momento che era meglio partire
e quella volta che noi due
era meglio parlarci
c'è un tempo perfetto
per fare silenzio
guardare il passaggio del sole
d'estate
e saper raccontare
ai nostri bambini quando
è l'ora muta delle fate
c'è un giorno
che ci siamo perduti
come smarrire un anello
in un prato
e c'era tutto un programma
futuro
che non abbiamo avverato
è tempo che sfugge
niente paura
che prima o poi ci riprende
perchè c'è tempo c'è tempo
c'è tempo
c'è tempo
per questo mare infinito di gente
Dio è proprio tanto che piove
e da un anno non torno
da mezz'ora sono quì arruffato
dentro una sala d'aspetto
di un treno che non viene
non essere gelosa di me
non essere gelosa mai di me
c'è un tempo d'aspetto come dicevo
qualcosa di buono che verrà
un attimo fotografato, dipinto segnato
e quello dopo perduto via
senza nemmeno voler sapere
come sarebbe stata la sua fotografia
c'è un tempo bellissimo
tutto sudato
una stagione ribelle
l'istante in cui scocca un unica freccia
che arriva alla volta celeste
e trafigge le stelle
è un giorno che tutta la gente si tende la mano
è il medesimo istante per tutti
che sarà benedetto, io credo,
da molto lontano
è il tempo che è finalmente
o quando si capisce
un tempo in cui
mi vedrai
accanto a te
nuovamente
mano nella mano
che buffi saremo
se non ci avranno nemmeno
avvisato
dicono che c'è un tempo
per seminare
e uno più lungo per aspettare
io dico che c'era un tempo
sognato
che bisognava sognare
A.
;***
se io sono una rarità, tu sei proprio unico.
Un baciotto pà...
suona bene
con una punta di malinconia
ma serve anche quella
anche quando quello che ti dicono per quanto possa essere buono e dolce serve a poco
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