Thursday, August 30, 2007

Sa Sardegna Return


S’intravede per la seconda volta a spicchi di ferie, quest’essenza di terra e anime dell’ Isola Ichnusa, terra dischiusa, qui non ci sono vipere, casomai le portano da fuori.

Distinzioni semantiche per pezzi di posti diviso subregioni, affiorano man mano che prende piede il mio sandalo.

Sardegna in comodato d’uso in Costa Smeralda, con attracco ad Olbia, Pomezia di Sardegna, facilità di consumo e commercio fiorente. La Gallura a vocazione continentale e la Barbagia introversa e introstante, la Riviera del Corallo, che guarda il mondo da Capo Caccia, Alguèr coi suoi carrèr e Bosa la graziosa, alla fine dei tornanti panoramici. Tavolara, acque fragranti e turismo a tratti (come raffiche di mitra), attraversabile a piedi, ma passando per il cimitero locale, dove giace&soggiace il Re di Tavolara, sire senza corona nel regno dei più. San Teodoro con il mare dei Caraibi e la gente di Riccione (ahò, giocàmo a racchettoni?). Stintino, una bottiglia d’acqua trasparente. Ogliastra dei prodotti tipici.

Pezzi di caratteri, fisiognomica attitudinale in quattro semplici mosse, spretenziose s’intende.

I sardi che pretendono l’educazione dai turisti romani che lasciano i sacchetti di mondezza come fossero bandierine sulla luna, che chiedono con cartelli gentili di riportare i carrelli del supermercato a chi se li era portati a casa. I sardi avamposto di civiltà.

I sardi che pretendono educazione anche e soprattutto da Eleonora Brigliadori, benemerita e superflua diva, nota per essere sommelier delle proprie urine nonché artista per appartenenza di casta, autoleggittimata a dipingere di blu le più belle rocce dell’isola. Per lei, pulisce il marito.

I sardi che vivono sull’isola e vedono cartellonizzare inspiegabili paradisi artificiali, all’uopo rinominati Acapulco, laddove si fanno le foto i vip e passano quelli al top, mentre si amano fotogenicamente quelli del gossip, e si propongono aspiranti nouvelle cougìne (che non c’è cosa più divìn) per reclamizzati Zii d’America, facili a gadget di pelo velino, da consumare nello yacht a largo, dieci metri di distanza dalla tassa sul lusso, mentre la sera vestiti di moda marinara, infilano le manicure dentro le aragoste e si sciacquano i ridenti dentoni de sciampàgne vèlv-cliqò, pagando mille euro per il concerto di Zucchero, che il funky sia con voi, nonché cò sorèta, mammèta e l’animacce de li mejo.

I sardi che viaggiano a due corsie sulla Sassari/Olbia, ogni giorno - tutte e'journe - un bollettino di sangue sulle pagine della Nuova. Ma non se ne parla, noi di continente ci fermiamo alla Salerno-Reggio Calabria. I sardi senza Stato, abbandonati, traditi e offesi.
I Sardi della Barbagia. Forse davvero non era poi tutto sbagliato.

I Sardi degli omaggi musicali a De Andrè, da brividi sottostelle, i Sardi di Maria Carta e Andrea Parodi, i Sardi della Casa Editrice Il Maestrale, i Sardi dei libri di Niffoi.

I Sardi del maialino e del mirto, del fiore sardo e dei culurgiones.
I Sardi che bevono come sardi, inclini all’acquavite, come gli indiani, come l’indiano di De Andrè.
I Sardi di sostanza.

E il mio tesoretto di formaggio, caseificio nella borsa frigo…
Le cozze di Arborea e le cozze cinesi di Arzachena.

E Noi, Cesaroni nei ristoranti bbuòni, stellettizzati&recensiti da venerdìdirepubblica, meridiani, osterie del gambero e famigerati grilli parlanti della borghesia benmangiante, laddove la carta dei vini non prevede sfusi, ma solo etichette recensite, sponsorizzate e abbinate da patriarcali Sommelier in Divisa, lautamente decorati a placche e croci al merito come Templari del Sacro Calice e Sapienti Accademici di Bacco...
“No grazie, preferisco quest’altro. Costa di meno.”
Antipasti porzionati e autografati dal buon gusto dello scèf, zuppe strutturaliste con macchie di color color dentice&ricci, tagliolini in crosta di pecorino e bottarga fresca di muggine, rielaborazioni avanguardiste seppur compatibili col materiale primo della tradizione, intensi pensamenti gastrosofici per un piatto polimerico di pastina cò due gamberi.

E mì madre che me dice che penso sempre a magnà.



Umbre de muri muri de mainé
dunde ne vegnì duve l'è ch'ané
da 'n scitu duve a l'ûn-a a se mustra nûa
e a neutte a n'à puntou u cutellu ä gua
e a muntä l'àse gh'é restou Diu
u Diàu l'é in çë e u s'è gh'è faetu u nìu
ne sciurtìmmu da u mä pe sciugà e osse
da u Dria e a funtan-a di cumbi 'nta cä de pria
E 'nt'a cä de pria chi ghe saià int'à cä
du Dria che u nu l'è mainà gente de Lûgan
facce da mandillä qui che du luassu
preferiscian l'ä figge de famiggia udù de bun
che ti peu ammiàle senza u gundun
E a 'ste panse veue cose ghe daià
cose da beive, cose da mangiä
frittûa de pigneu giancu de Purtufin
çervelle de bae 'nt'u meximu vin
lasagne da fiddià ai quattru tucchi
paciûgu in aegruduse de lévre de cuppi
E 'nt'a barca du vin ghe naveghiemu
'nsc'i scheuggi emigranti du rìe cu'i cioi 'nt'i euggi
finché u matin crescià da puéilu rechéugge frè
di ganeuffeni e dè figge bacan
d'a corda marsa d'aegua e de sä che
a ne liga e a ne porta
'nte 'na creuza de ma

5 Comments:

Anonymous Anonymous said...

Con due mozzichi estivi hai capito più di me in lustri polistagionali...

31/8/07 1:26 AM  
Anonymous Anonymous said...

mi hai fatto venire la pelle d'oca!!! un bacio dai paesi bassi paolè, ti scrivo presto!!!

3/9/07 8:26 AM  
Anonymous Anonymous said...

....l'Isola, orgogliosa aspra arida battuta dal vento al sud nel Golfo di Cagliari, tra su ficu moriscos e corbezzoli, su a Siliqua, "vedi Sandrina, il Castello dell'acqua frida, c'era il conte Ugolino" le saline arse col vento di scirocco che toglie il respiro verso Elmas coi fenicotteri immobili tra Capo Testa e il paesaggio lunare della raffineria di Sarroch, da 40 anni un 2001 odissea nello spazio sulla strada per Pula sotto un cielo terso solcato da Alisarda, vecchia bandiera come il foulard rosso della fotografia, le dune di sabbia da miraggi di cammelli in cordata di Chia sono più piccole adesso, come il mio costume che non è più leggero come prima sotto il chiosco di crocchias con i discorsi di adesso, voglio un altro panino col pomodoro e i nuraghe di Nora nelle cartoline di sughero dei negozi di souvenir e filigrana e corallo, "sa cardiga e su schironi", "S'aligusta e su pisci" e stereotipi da cannonau e vino vermentino di gallura per avventori incerti di quel sandalo di terra raffigurato sulla natia Ichnusa a bassa gradazione che è come Sant'Ignazio in processione, in costume giallo e blu e i mammutones ahiò. E no potto reposare e dalli mati e dalli steddi si sanno li coseddi, t'ho fatto i malloreddusu collo zafferano e la buccia del limone le arselle e il San Pietro oggi erano freschi in cambio dei funghi, vieni dalla tua nonna, occhioni, bocchino di rose, stasera c'è rosa fumetto, ma voi bambini a letto che il pendolo ha battuto le 20, gli anemoni e la seadas col dolce sardo di assemini e il miele tra le mosche di Serri fra i cardi di Santa Margherita, le curve di Domus de Maria e Capospartivento, torniamo indietro che vomito, sono le 4 la molla portata la hai, ehia, un gelato a Piazza del Carmine, e fissa l'ombrellone con la corda che a Sella del Diavolo c'è il maestrale "vo al mercato di San Benedetto", a piedi da Santa Gilla a Sant'Avendrace, Via Roma e Piazza Jenne nella Cagliari dei meno attratti dalle lucciole del jet set, il porto con le navi poeta non ci sono più, la Leopardi e la Manzoni guidate dalla pilotina ora sostano in qualche gloriosa rimessa ricordate in qualche nostalgica bobina da superotto anni 70, la generazione della storica flotta vanta 40 anni dopo il prestigio degli ottoni statali della Flaminia e dell'Aurelia. La Tomba della Vipera di Attilia Postilia ritrova ancora i vecchi bambini che veloci ascoltavano sempre le stesse storie di principesse morte e tumulate in quella nobile sepoltura di calcare e profumo di parietaria, fugace pensiero prima di correre annoiati tra i giochi di Monturpino, ma abbiamo prenotato un viaggio, un viaggio in quel villaggio, lassù, chissà se quella sardegna lì ha lo stesso sapore del polpo di quello volta che l'onda ci ha buttato addosso agli scogli e poi però ho perso il palloncino e la fiocina e la notte sul materasso di crine la pelle scottava. Accendi il juke box, dammi altre 100 lire, Pà....
;****

3/9/07 11:24 AM  
Blogger paolo_ said...

Ma è bellissimo!!
Grazie Sib!!!
:)************

4/9/07 12:54 AM  
Anonymous Anonymous said...

a me m'è zompata la sardegna a sto giro...
contento che qualcuno ha messo il piede e la panza là!

4/9/07 7:14 AM  

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