Thursday, July 06, 2006

cardiologia estiva

Non voglio scendere.

Non voglio scendere da questa estate che si riempie sotto ar sole. E fuori sento i fuochi d’artificio di non so che festa che stanno facendo all’aperto, ci sarà gente che alza la testa e guarda in alto, con le canotte, le spalle scoperte, i vestiti di cotone. Le file a trastevere per la grattachecca alla liquirizia, i concerti all’aperto, la voglia di fare tardi, le ore sottratte al sonno, la finale dei mondiali, chè questo è un anno ogni quattro e i crucchi boicottano la pizza e manco ci fanno gli gnocchi con le loro kartoffen. Pòò po po ppò po Po’ pòòòò.

Li aspetto tutti e li vorrei vedere uno appresso all’altro sti concerti, ferretti, fossati, manu chao, il banco, de gregori, califano una sera dopo l’altra e i pochi e pochi soldi sputtanati in assoluta allegria, senza ansie da rincaro di bollette benzina e generi alimentari di prima necessità. Di prima necessità ora c’è solo il gin tonic, un soffio di vento fresco e i suddetti ferretti, i succitati fossati, il menzionato battiato.
Il week end a cercare il mare, la prospettiva delle vacanze, che non mi inculo nessuno e nessuno m’inculerà, ciao belli, nave macchina sandali e manco una cartolina.
E tutto quel sudore da versare sulle lenzuola.
Come cazzo si fa ad amare piuttosto i maglioni di lana pesante e le gocce dal naso… luglio è un fuoco violento sui prati, agosto sospeso nell’anno, lontanissimo da natale e dai torbidi dell’autunno o dai fuochi fatui di aprile, settembre abbassa i cieli, ma speriamo lo faccia lentamente, perché non si sente l’esigenza di avere fretta, nei tempi morti leggiamo libri e ci strafoghiamo di gelati al pistacchio e stiamo bene così, nel bel mezzo della luce con le ombre lunghe sul bianco delle case o con le notti stellate, che se vai ad un concerto ad Ostia Antica risuonano tra le colonne tutta quella musica che d’inverno stava chiusa per il freddo e l’apatia nelle radio e nei cd e alzi gli occhi come se ci fossero i fuochi e ti sembra quasi che quella luna sia sempre stata lì a sentire, chessò… de gregori.

Che si gioca per vincere e non si gioca per partecipare

Chi è ferito e non cade, ma continua ad andare
A sbattersi nel buio e a farsi vedere
A sanguinare di nascosto e a pagare da bere
A goccia a goccia, ma tu guarda, il mio cuore mangiato
L’amore ha sempre fame, non l’avevi notato
E dice sempre con disinvoltura
Senza paura dice: “mai”, senza paura mai.
Che si veste di bianco per scandalizzare
E compra rose a dozzine
E fa curvare i pianeti e fa piegare le schiene
Che si gioca per vincere e chi vince è perduto
Con una chiave ed un numero in mano
Tutta la notte aspettare un saluto
E a pensare: “ti amo”
Chi raccoglie conchiglie dopo la mareggiata
E il cielo è ancora scuro, ma la notte è passata
E macina la sabbia dentro i mulini a vento
E che non ha mai fretta e che non ha mai tempo
E poi l’amore indecente, che si lascia guardare
L’amore prepotente che si deve fare
E gli amori ormai passati e ancora vivi nella mente
Chè dell’amore non si butta niente




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