Monday, January 08, 2007

E tutti addì "non è possibile!"























Il circo, il tendone, i bambini attoniti, i pagliacci, i trapezisti, gli animali e gli animalisti.

Detto questo, passiamo al Cinque du Soleil, che invece se non lo vedi non lo credi e ti fermi a quelle parole di cui prima, suggerite dall’idea platonica di circo che ci alloggia nel nostro personale vocabolario del “già lo sapevo” che invece poi non sai un cazzo – “…ma che ne sai tu, che ne sai…” -.

Metti trentasei acrobati cinesi che portano nei tendini e nelle giunture il dna della tradizione e l’allenamento atavico, mettici tanti altri e mica solo i cinesi, mischia le tecniche tradizionali coi sentimenti universali, comunica con il linguaggio universale dell’arte, aggiungi i colori e i costumi, le tonalità, le musiche e le coreografie, l’ingegneria, la tecnologia, le ore passate a lavorare per essere eccezionale, una vita in un progetto che sa di luce e di gioia, un applauso del pubblico pagante, la consapevolezza dell’eccezionale sudato in tutte l’ossa, giungere all’estremo del numero proprio lì dove non sembrava possibile, mille spettacoli tre milioni di spettatori più io in dvd

… e sappi che sei un’artista, non di quelli che sò bboni tutti a dì che sò artista perché arraffano maramaldi lo status symbol con la compiacenza del medocrity star system on television, per la diffusione di un catodico wasting time senza nemmeno dock of the bay…

L’arte passa giorno per giorno, come le stagioni. Chi si dedica all’eccezionale, porta il sorriso e rifugge la mediocrità, lasciandola ai cristallizzati mentali e ai costretti alla reiterazioni. E parla un linguaggio positivo.
Semplice e diretto, nient’altro da aggiungere.
Questo ho visto al circo, in un’idea platonica dell’arte.


Balla balla ballerino
tutta la notte e al mattino non fermarti.
Balla su una tavola tra due montagne
e se balli sulle onde dei mare
io ti vengo a guardare.

Prendi il cielo con le mani
vola in alto più degli aeroplani
non fermarti.
Sono pochi gli anni forse sono solo giorni
e stan finendo tutti in fretta e in fila
non ce n'è uno che ritorni.
Balla non aver paura
se la notte è fredda e scura
non pensare alla pistola che hai puntato contro.

Balla alla luce di mille sigarette
e di una luna che ti illumina a giorno.
Balla il mistero di questo mondo che brucia in fretta
quello che ieri era vero, dammi retta, non sarà vero domani.
Ferma con quelle tue mani il treno Palermo-Francoforte,
per la mia commozione c'è un ragazzo al finestrino,
gli occhi verdi che sembrano di vetro
corri e ferma quel treno fallo tornare indietro.
Balla anche per tutti i violenti veloci di mano e coi coltelli, accidenti.
Se capissero vedendoti ballare di essere morti da sempre anche se possono respirare.
Vola e balla sul cuore malato illuso, sconfitto, poi abbandonato
senza amore dell'uomo che confonde la luna
con il sole senza avere coltelli in mano ma nel suo povero cuore.
Allora vieni angelo benedetto
prova a mettere i piedi sul suo petto
e stancarti a ballare al ritmo del motore
e alle grandi parole di una canzone, canzone d'amore.
Ecco il mistero, sotto un cielo di ferro e di gesso
l'uomo riesce ad amare lo stesso
e ama davvero nessuna certezza
che commozione, che tenerezza

3 Comments:

Anonymous Anonymous said...

Alegria
Come un lampo di vita
Come un pazzo gridar
Alegria
Del delittuoso grido
Bella ruggente pena
Seren
Come la rabbia di amar
Alegria
Come un assalto di gioia

Alegria
I see a spark of life shining
Alegria
I hear a young minstrel sing
Alegria
Beautiful roaring scream
Of joy and sorrow,
So extreme
There is a love in me raging
Alegria
A joyous, magical feeling

Alegria
Como la luz de la vida
Alegria
Como un payaso que grita
Alegria
Del estupendo grito
De la tristeza loca
Serena
Como la rabia de amar
Alegria
Como un asalto de felicidad

8/1/07 7:33 AM  
Anonymous Anonymous said...

Che bello io purtroppo non l'ho mai visto ma come sempre descrivi le cose come solo tu puoi fare!

9/1/07 6:52 AM  
Anonymous Anonymous said...

"già lo sapevo” che invece poi non sai un cazzo – “…ma che ne sai tu, che ne sai…” e già qua stavo a pensà quante volte ci facciamo fermare da un già lo sapevo che me lo dici a fa!

"portano nei tendini e nelle giunture il dna della tradizione" e qua me so chiesto che fine hanno tanti calzolari...

e poi l'apoteosi... "Chi si dedica all’eccezionale, porta il sorriso e rifugge la mediocrità"

10/1/07 3:48 AM  

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