Friday, October 26, 2007

Come passa quest’acqua di fiume


La vedi la siluètte degli alberi d’autunno, pret-a-portè di foglie vanitose, complice un cielo terso che stacca di netto rami&confini, senza spilli di luce ficcantisi in the eyes.
Lo vedi come sarebbe semplice, se fosse solo cielo…
Queste rincorse prima che chiudano i negozi, questi chilometri tra il dire e il fare, la benzina sempre più cara e tu sempre più vocabolo da prosa, infilato nella narrativa catastale, volti pagine a colpi di bacchettate sul cerchio che rotola rotola, fa massa raccogliendo giorni per strada e ancora rotola, rotola giù fino ai piedi di un albero di Natale, fino all’alba di calendario&cotillons.

Le vedi queste foglie che non ti fermi a raccogliere?
E questi pensieri che passano come acqua di fiume che sembra che è ferma, ma hai voglia se va?
Ieri era un altro giorno, figlio dei tempi fuggito nella sera blu, come fugge il sassofono alla fine delle canzoni italiane degli anni 80, lasciando la luce accesa in cucina, le gocce di pioggia sul vetro e le facce bollite&intorpidite, al solito posto sotto una falce di luna.

Salutiamo da dentro al maglione stagionato&mero le nuove avanguardie degli eserciti del surf e
arrediamo gli interni,da tuttifrutti di sole a tuttisurgelati di neon.
Ci riposiamo un po’.
E’ solo Autunno che arriva.
Il fisiologico smaltimento delle foglie
.

Sarà che tutta la vita è una strada con molti tornanti,

e che i cani ci girano intorno con le bocche fumanti,

che se provano noia o tristezza o dolore o amore non so.

Sarà che un giorno si presenta l’inverno e ti piega i ginocchi,

e tu ti affacci da dietro quei vetri che sono i tuoi occhi,

e non vedi più niente,

e più niente ti vede e più niente ti tocca.

Sarà che io col mio ago ci attacco la sera alla notte,

e nella vita ne ho viste e ne ho prese e ne ho date di botte,

che nemmeno mi fanno più male e nemmeno mi bruciano più.

Dentro al mio cuore di muro e metallo

dentro la mia cassaforte,

dentro la mia collezione di amori con le gambe corte,

ed ognuno c’ha un numero e sopra ognuno una croce,

ma va bene lo stesso, va bene così.

Chiamatemi Mimì, chiamatemi Mimì.
Per i miei occhi neri e i capelli e i miei neri pensieri,

c’è Mimì che cammina sul ponte

per mano alla figlia e che guardano giù.

Per la vita che ho avuto e la vita che ho dato,

per i miei occhiali neri,

per spiegare alla figlia che domani va meglio,

che vedrai, cambierà.

Come passa quest’acqua di fiume che sembra che è ferma,

ma hai voglia se va,

come Mimì che cammina per mano alla figlia,

chissà dove va.

Sarà che tutta la vita è una strada e la vedi tornare,

come la lacrime tornano agli occhi e ti fanno più male,

e nessuno ti vede, e nessuno ti vuole per quello che sei.

Sarà che i cani stanotte alla porta li sento abbaiare,

sarà che sopra al tuo cuore c’è scritto "Vietato passare",

il tuo amore è un segreto,

il tuo cuore è un divieto,

personale al completo,

e va bene così.

Chiamatemi Mimì,

chiamatemi Mimì.
Per i miei occhi neri e i capelli

e i miei neri pensieri,

c’è Mimì che cammina sul ponte per mano alla figlia

e che guardano giù.

Per la vita che ho avuto e la vita che ho dato,

per i miei occhiali neri,

per spiegare alla figlia che domani va meglio,

che vedrai, cambierà.

Come passa quest’acqua di fiume che sembra che è ferma,

ma hai voglia se va,

come Mimì che cammina per mano alla figlia,

chissà dove va

2 Comments:

Anonymous Anonymous said...

risvegli impastati di freddolosi passi sull'asfalto sferragliato al mattino pungente, di raggi pallidi fra rami di città e colazioni al bar, di ore tra termosifoni e moquette e vetri rigati, corti pomeriggi bui e giornali, calendari e soliti sorrisi...

27/10/07 2:40 AM  
Anonymous Anonymous said...

Good for people to know.

11/11/08 10:20 AM  

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