Wednesday, August 06, 2008

Ma la vecchiezza è una Roma


“A Roma d'agosto ce rimangono soltanto i mostri”.
Così m’epigrammava un amico qualche anno fa, con un sarcasmo limpidamente ipertrofico, in prossimità dell'avvento delle ferie der popolo e der tuttialmare&chiappechiare.
E io, che in ferie ancora non ci sono andato, mi ritrovo con la camicia stirata a compilare impegni laddove il feroce solleone lo puoi sentire far pressione come una mano calda a dar l’imprimatur al sudore della pelle e a squagliare inesorabile umori sull'asfalto sfranto nel verminaio occidentale di Termini Station.
A Piazza Esedra, restano aperte le bancarelle giornalare dei tanto al chilo di stampa, accatastando domeniche del corriere, storie illustrate delle guerre che furono, prodezze pornografiche e odissee in edizione quasi originale, mentre intorno eternamente è puzza di piscio e cartelli del prezzo.
Tra Piazza Indipendenza e Piazza Esedra, lavori in corso e macchine che puntano sghembe sugli incroci, diritti di precedenza sanciti a nervi tesi e scatti prepotenti senza renitenze d’attaccar la briga sulle fiancate.
Caffè consumati in file di scontrini compulsivi in Via San Nicola da Tolentino, Piazza Barberini assatanata di calore a convergenza sui portieri d’albergo, coi vestiti incollati in pattuglia sulle porte girevoli, militari coi mitra contingentati ad obbedire presidiando la patria e poi ancora altri lavori in corso, lavori sfiduciati in partenza, maledetti e bestemmiati da chi si trova a passare sulle corsie ridotte.
A Via Merulana il pasticciaccio resta sempre brutto, solo un po' più annerito di fumo, il tempo passa e se ne fotte, insolente come un furgone in doppia fila, arrogante e distratto come la fretta, distratto a stento dagli ammicchi carnali dell'accattatevillo e dalla necessità di riparmiare i centesimi sulla benzina. Sui cassonetti i nuovi giovani destrorsi coi loro miti guerrieri affissano slogan di territorio, a rimpiazzo generazionale dei precedenti giovani sinistrati, mentre in mezzo ai contendenti, per i ricchi di spirito mèdiano le santemarie degli angeli perchè il paradiso non riconosce né agosti nè dicembri ma è sempre di stagione, col suo clima d’ambiente temperato.
In altri angoli di muro, fanno schermagliuccia i partiti maturati, dicendosi dall’alto della propria verginità civile quanto siano figli di puttana i corrispettivi dell'oltralpe parlamentare.

"Ma la vecchiezza è una Roma
senza burle e senza ciance
che non prove esige dall'attore
ma una completa autentica rovina"
(Boris Pasternak, parrebbe proprio)

E allora proprio in mezzo al torrido sfacciato in piazza di San Giovanni in Laterano, il famoso duemilaeotto non regge più tutto quel maquillage localizzato, come una vedètte ottuagenaria apre le crepe e rilascia il silicone di facciata, sotto c'è più o meno un millenovecentoottantatrè e nel frattempo siamo stati solo a guardare, consumare, sudare, corrispondere ai commerci e costruire tangenziali esistenziali, invisibili come metropolitane in fieri e tutto quel progresso atteso da allora, mentre i turisti finalmente ci guardano le rughe e ora sì che ci riconoscono, come quando andavamo ad Atene noi nell'87 e vedevamo l'arte antica vieppiù anticata dal primordiale civile. Anche ad Atene il caldo ammazzava passi&sassi e confondeva fritti e leggeri in una salsa che se non strozza ingrassa.
Non ci sono più Gassman e Trintignant, il Bambino Leo e Marisol, a perdersi nel ferragosto.
E no, “nun l’asciuga er sole…”, la città è spudoratamente palliativa, abbandonata per terra.
Un giorno d'agosto, fuori apparentemente 2008, dentro sostanzialmente 1983: sò rimasti tutti a Roma. E sò tutti mostri.

E la chiamano estate
questa estate senza te
ma non sanno che vivo
ricordando sempre te.
Il profumo del mare non lo sento,
non c'e' più
perché non torni qui,
vicino a me.
E le chiamano notti
queste notti senza te
ma non sanno che esiste
chi di notte piange te.
Ma gli altri vivono, parlano, amano.
E la chiamano estate questa estate senza te.
E le chiamano notti queste notti senza te
ma non sanno che esiste chi di notte piange te.
Ma gli altri vivono, parlano, amano.
E la chiamano estate questa estate senza te