Wednesday, May 31, 2006

Fretta di sentirsi Vintage?

Tornano gli Wham
Così si legge sul web.
Nuovo mutuo da pagare? Rinforzino alle rendite da diritti d’autore?
Magari un paio di canzoni nuove, una tourneè e un GrètestIzz con Last Christmas e Wake Me Up Before You Go Go.

Intervistate ragazzine fuori dal'hotel dei redivivi george&andy, diranno sorridendo tra i denti e l'apparecchio che per loro è troppo bello essere lì, e che anche la mamma lo ha fatto all'epoca, andò a Sanremo per i duran duran quando Simon (prima di sposasi) si ruppe la gamba.
Ma non tornano per loro i Uàm, tornano per noi.
Per chiederci se ci avanza qualche spiccio, in ricordo dei vecchi tempi ... loro alle nostre feste c'erano sempre, da soli o in compilation. Basta che fai partì due parole ... last christmas i give you my heart... e subito s’innesta il “noooo, te la ricordi?” negli anfratti vaghi dei reduci dagli anni 80, che mica te penserai che sò cresciuti così tanto oggi ... ed eccola là che qualche spicciolo a sti precari è scollettato.
In fondo anch’io scollettavo negli anni ottanta per comprare i 45 giri degli Wham.
Scollettiamoci a vicenda. Ieri, oggi, domani, magari aspettando che la Piaggio ristampi il Si e il Ciao, motorini LowCòst oltre che Revival.
Stiamo diventando già vintage ?! Che fretta c’era...


Voglia di stringersi e poi
vino bianco, fiori e vecchie canzoni
e si rideva di noi
che imbroglio era
maledetta primavera.
Che resta di un sogno erotico se
al mattino è diventato un poeta
se a mani vuote di te
non so più fare
come se non fosse amore
se per errore
chiudo gli occhi e penso a te.
Se
per innamorarmi ancora
tornerai
maledetta primavera
che imbroglio se
per innamorarmi basta un'ora
che fretta c'eramaledetta primavera
che fretta c'era
se fa male solo a me.
Che resta dentro di me
di carezze che non toccano il cuore
stelle una sola ce n'è
che mi può dare
la misura di un amore
se per errore
chiudi gli occhi e pensi a me.
Se
per innamorarmi ancora
tornerai
maledetta primavera
che importa se
per innamorarsi basta un'ora
che fretta c'era
maledetta primavera
che fretta c'era
maledetta come me.
Lasciami fare
come se non fosse amore
ma per errore
chiudi gli occhi e pensa a me.
Che importa se
per innamorarsi basta un'ora
che fretta c'era
maledetta primavera
che fretta c'era
lo sappiamo io e te
Na, na, na, na , na , na,na, na, na, na, na, na,
maledetta primaverana,
na, na, na, na, na...

Monday, May 29, 2006

pregiudizi sulle grandi opere


La Sicilia non vota la vedova Borsellino, candidata con la sinistra, malgrado il giudice fosse stato di destra. Eppure la sua candidatura a sinistra non appariva un controsenso. Però la maggioranza non gli piace la vedova dell’antimafia e invece ci piace un presidente della regione discutibile. La Sicilia sceglie così. Peccato davvero.
Ma io non sono siciliano, non sono mai stato in Sicilia negli ultimi trent’anni, non ho visto coi miei occhi, sò solo qualche articolo tardomarxista sul web e sull’espresso, vedo tre giovani rastamanni tatuati che fanno propaganda per la Borsellino al primo maggio e mi convinco facilmente che i pizzini del boss parlavano di quello lì che ha vinto usando premurosamente il linguaggio dei baci perugina … sono suggestionabile e disinformato, non conosco la realtà locale, magari sono state fatte le grandi opere e ora chi arriva a Messina via mare può vedere un’ottima riproduzione della statua della libertà , è stata ripristinata la legalità e non si trova più il fumo, si sono create le oasi di benessere e infatti i parrucchieri si abbonano finalmente a Vogue e Mariaclaire che prima ciavevano solo Stop e Cronaca Vera, si è incoraggiata la giovane imprenditoria e magari c’è uno di Taormina che ha aperto una catena di arancini da esportazione… viaggia forte l’arancino coi peperoni nel mondo anglosassone, sperimentato il gusto allo sciroppo d’acero per penetrare in Canada.
Magari oggi è cambiata anche la vita culturale, la gente leggono di più, aumentano le ristampe di Melissa P., Montalbano se lo mangiano tutti, come gli arancini appunto. Sciascia invece sopravvive al discount, dove fa coppia nelle offerte con Pasolini che non è siciliano. Falcone & Borsellino invece lo sono tutti e due.

Non so niente della Sicilia che ha vinto le elezioni e non ho neanche mai letto Melissa P.
Ho i pregiudizi.

Saturday, May 27, 2006

ma-ree-e-e! (senza pipì del cane ma pure col catrame)


daje fra, che voglio andare al maaaa-rè, te sbrighi a citofonà?
si lo so, stavi a lavorà, sì na brava guagliona, ma io sto pensando al primo tuffo dell'anno, quello che ti risveglia l'ancestrale richiamo della natura, sto pensando a vedere la scia di riflessi sul mare, il sole da distesi - chissà se c'è ancora sole alle quattro e la sabbia bagnata a riva che quando cammini lasci le tracce e si vede benissimo se hai i piedi storti. sono disposto anche a sopportare un pò di catrame sui piedi. Poco però.



Friday, May 26, 2006

il tuffo di catherine


Io quel film, jules et jim, l’ho visto decine di volte.
“cosa avrebbero fatto se avessero incontrato quel sorriso, si chiesero?”
“lo avrebbero seguito”

Ma la scena che trafora la memoria è il tuffo di Catherine nella Senna.
All’uscita da una rappresentazione teatrale, Jules compiaciuto espone a Jim i suoi commenti sulla diabolicità della donna. Catherine, neanche ci pensa due volte, si allontana e si tuffa, riemergendo sorridente davanti a quei due attoniti, lasciando il souvenir del suo cappello nel fiume come “the end” sulla sequenza.

Cos’è quel tuffo?

Il gesto esemplare di chi sfida tutto quanto già detto, già scritto, già codificato in pillole di buon senso?
Un atto di conquista e affermazione sia su Jules che su Jim?
Un atto di gioventù - perenne amare i sensi e non pentirsi?

E poi mi chiedo, preferirei essere Jules o Jim?

Credo Jim.

Thursday, May 25, 2006

a filo









A me piace da morire il finale di Siamo Soli.
L'ho risentita oggi per radio e ho capito che era a filo con un paio di centri nervosi diffusi sul mio territorio.

sott'acqua.
cristo.

Wednesday, May 24, 2006

migliore slancio

Non ti lasciare andare, anche se la prospettiva circostante sembra indicare che la faccia nello specchio t'assomiglia ed è quella dell'ultima fototessera. E' una truffa come la salita/discesa di Ariccia.
Gli angoli delle labbra son sempre gli stessi e se ne fottono della cronologia degli eventi.
Rileggi il senso e la direzione davanti agli occhi, senza far caso alla maggioranza assuefatta alle liturgie, facilitata a ragionare dal dono della sintesi dei luoghi comuni.
Ci sono anch'io in questo lago di sangue detto libertà.

Preso con l'ultimo invito di un progetto

Che si presenta nel nome della verita

You know falling in illusion

Catturati nel sonno della nostra eta

Un messaggio ripete che il mio posto a qui

Mostra tutti I vantaggi e le comodita

Rag-doll dimmi se ci sei anche tu

In un lago di sangue detto liberta

Brucia ancora che prima o poi ritornera

Conservo di nascosto sempre lo stesso smalto

Non temere zeta reticoli on my mind

Aspettera il momento per un migliore slancio

Neri quei giorni che passano senza di te

Quasi convinto che in fondo sia meglio cosa

Allentare la presa per merito di

Chi mi consola ed esorta alla rinuncia

Ma la pelle rigetta quel sorriso che

Trapiantato da bocche riverenti

No, lo sai non funziona su di me

Ostinato a ripetere tra i denti

Brucia ancora che prima o poi ritornera

Conservo di nascosto sempre lo stesso smalto

Non temere zeta reticoli on my mind

Aspettera il momento per un migliore slancio


l'estate e i diritti dell'uomo. e le viole.


d'estate ,
in una società che si dica veramente civile, dove nessuno sia
costretto a sbattersi per tirare a campare mentre fuori c'è il sole,
perchè in una società civile il sole rientra tra i diritti inviolabili dell'individuo,


d'estate, dicevo:

bisognerebbe lavorare dalle dieci alle sedici, e me sò pure allargato troppo che poi al mare finisce che ci vai alle sei. magari lavorare solo il sabato e la domenica, ma gli altri giorni festa. eccheccazzo, possibile che nessuno se ne renda conto fino in fondo? so tutti boni a dì "fumare fa male", ci fosse uno che sia altrettanto convinto che lavorare d'estate è un' immorale impiego del proprio tempo. la gente è de legno.
bisognerebbe diffondere l'uso del gin tonic. non dico il mojito, quello ce l'hanno a cuba, se lo vòi bono, vai lì e te lo bevi. ma il gin tonic è europeo. voi inglesi, che fate, il tè alle cinque? noi europei, d'estate alle sette ci facciamo un gin tonic. tutti, anche donne e bambini. i bambini magari non tutti i giorni, magari una versione diluita, ma insomma toccherà pure stordirli un pò, altrimenti si rincoglioniscono davanti al televisore o coi libri di sally potter. Ed è immorale. ma andate a giocare per strada, a rubare alla standa, a toccarvi di nascosto ... anzi, i bambini hanno bisogno di gin tonic più ancora degli adulti.
bisognerebbe aiutare la gente a mangiare più pesce. le telline, le vongole, le pepate di cozze. i calamari e le seppie. invece no, è un fottuto lusso. questo è immorale, no? viviamo in una società incivile. ne sono ogni giorno più convinto. siamo tutti troppo penosamente razionalisti e ottusamente, equivocamente, etici, quasi non ce la meritiamo l'estate. quasi.



Rino Gaetano invece era un più consapevole.

L'estate che veniva con le nuvole rigonfie di speranza
nuovi amori da piazzare sotto il sole
il sole che bruciava lunghe spiagge di silicio
e tu crescevi, crescevi sempre più bella
fiorivi sfiorivano le viole
e il sole batteva su di me
e tu prendevi la mia mano
mentre io aspettavo
i passi delle onde che danzavano sul mare a piedi nudi
come un sogno di follie venduto all'asta
la notte quella notte cominciava un po' perversa
e mi offriva tre occasioni per amarti e tu
fiorivi sfiorivano le viole
e il sole batteva su di me
e tu prendevi la mia mano
mentre io aspettavo
il sole che bruciava bruciava bruciava bruciava
e tu crescevi crescevi
crescevi più bella più bella
fiorivi sfiorivano le viole
e il sole batteva su di me
e tu prendevi la mia mano
mentre io aspettavo te mentre io oh ye aspettavo te
si lavora e si produce si amministra lo stato
il comune si promette e si mantiene a volte
mentre io oh ye aspettavo te
il marchese La Fayette ritorna dall'America
importando la rivoluzione e un cappello nuovo
mentre io oh ye aspettavo te
ancora penso alle mie donne quelle passate
e le presenti le ricordo appena
mentre io oh ye aspettavo te
Otto von Bismarck-Shonhausen per l'unità germanica
si annette mezza Europa
mentre io aspettavo te
Michele Novaro incontra Mameli e insieme scrivono un pezzo
tuttora in voga mentre io oh ye aspettavo

Monday, May 22, 2006

barcellona


Lettera ad un'amica in partenza per Barcellona.
Rapidi consigli.

"A Barcellona ci si innamora, è inevitabile. Di Gaudì e delle sue creazioni innanzitutto. Lo si inserisce nel Modernismo, caratteristica di Barcellona, ma fa storia a sé. Vedrai la Sacrada Famiglia, che fa impressione anche a chi è abituato alle mille chiese di Roma. Ho letto di un “gotico mediterraneo” per definirne lo stile, e quando vedrai le guglie, magari ti sembrerà possibile un simile accostamento. Ho perfino letto chissà dove che le costruzioni di Gaudì ricordano la geometria frattale piuttosto che quella euclidea tradizionale . Ma siccome non so granchè di cosa sia un frattale , mi limito a buttarla lì…
E poi la Casa Battlò e coi suoi balconi, la Casa Mila, detta Pedrera, coi suoi tetti marziani, sul Paseo De Gracia – a cento metri una dall’altra.. Cerca di passarci davanti anche di notte, perché sia la Sacrada che le case hanno un fascino con le luci di giorno e un altro con l’illuminazione di notte. E il Parc Guell. Magia di Gaudì.Ci si fa un mazzotanto per arrivarci, in quanto passi necessariamente per mille scalini o salitoni stroncaintenzioni, ma vale da solo il viaggio a Barcellona. Le colonne del giardino e quelle della balconata, con le decorazioni mosaicate… Gaudì era un genio.
E poi ci s’innamora della Rambla .Dei suoi colori, della vita che si libera, perfino del mercato (un po’ selvaggio) dei pappagalli che la colora. Popolata giorno e notte di artisti di strada, soprattutto mimi di cui qualcuno veramente bravo. Chissà se ci sono ancora il Draghetto e L'angioletto... Guardando verso il mare, sul lato destro c’è il mercato al coperto che si chiama “Boqueria”, un trionfo di colori e gastronomia. Fai caso a metà della Rambla al “mosaico” di Mirò. ( Ce ne sono un po’ di piccole opere d’arte seminate per Barcellona, per esempio una scultura di Botèro in aeroporto...) Fatte le premesse, tiriamo innanzi.
Non è difficile capire come è fatto il centro. C’è una via principale, la Rambla, che parte da Plaza Catatalunya e arriva al mare. A lato, sulla destra il malfamato Barrio Chino, sulla sinistra lo spettacolare Barrio Gotico. Alle spalle di Plaza Catatalunya c’è il Paseo di Gracia, via dello shopping e di due case di Gaudì. Questa è la base per orientarsi. Sulla Rambla si apre il Barrio Gotico, quartiere fatto di stradine e violetti, archi e balconcini. E la cattedrale, di cui è bello soprattutto il chiostro. Però l’ultima volta che ci sono stato, a marzo, c’erano i lavori e non si vedeva gnente. Il sabato e la domenica capita di vedere gente sul piazzale antistante che si tiene per mano e balla la “Sardana”, danza tipica dei Catalani, popolo orgogliosissimo e attaccato alle tradizioni.
Nel Barrio Gotico passerai sicuramente per la Plaza Reyal… occhio ai lampioncini disegnati da Gaudì! E poi, sempre nel Barrio Gotico, vai a vedere, almeno da fuori, il Palau de la Musica (Saint Pere Mes Alt è l’indirizzo). Dentro non sono mai stato, ma deve essere un capolavoro. Se puoi, cerca per una colazione nel Barrio Gotico il Quatra Gats (calle Montsio 5), storico locale (bar) del Modernismo, cenacolo letterario di Picasso, degli esponenti del Modernismo, di Mirò …
Il mare, poi. Non è un granchè, ma non è Ostia. Una passeggiata al porto olimpico merita. Lì è interessante vedere cosa è sorto negli ultimi 15 anni. Può piacere o meno l’attuale concezione commercialmente orientata ma prima c’era il nulla. Una barriera di cantieri e fabbriche abbandonate che impediva l’accesso al mare. Con i lavori per le Olimpiadi (ad ogni occasione, Expo, Olimpiadi…Barcellona s’è sempre rifatta il trucco) del 1992, Barcellona ha restituito il mare ai cittadini Pensa se una cosa del genere succedesse a Napoli… Sul mare spicca il grosso complesso commerciale del Mare Magnum. Dentro c’è di tutto, venti cinema, discoteche iper affollate, ristoranti, acquario… a me non piace un posto del genere, ma potrebbe far parte di una full immersion nella realtà locale. Distaccato dal centro storico strettamente inteso, c’è il quartiere di Gracia. Equivale al nostro San Lorenzo o Testaccio. Va bene per cercar locali o passeggiate senza meta. Usa la metro, si arriva ovunque. Anche il taxi non è caro. Anzi, la notte, quando rincasi ubriaca , te lo consiglio proprio. In due tre persone poi è regalato. Per mangiare ti consiglio di provare a “La Fonda”, che sta in Carrer Escudellers, 10. Quando starai lì capirai che non è difficile trovarla. Sta in una traversa della Rambla, all’altezza della Plaza Reyal. C’è sempre fila, ma scorre, in un quarto d’ora si entra. Si spende sui 20 euri (anche meno, pure se il posto sembra fighetto), ma ti mangi una buona paella. Quella al nero di seppia (si chiama arroz negro) è da paura. E anche calamari e quant’altro di buono la Catalogna offre. Ah, non ti perdere il prosciutto in Spagna, il “Jamon Iberico” è superiore, altro che Parma e San Daniele. Infatti costa. Nutriti di Tapas , che sono “assaggini”, di vario genere e dimensioni per le quali non si spende troppo. Innaffia tutto con una (o più) “copa de Rioja ”, vino rosso spagnolo un pò fruttato ( si può paragonare per popolarità al nostro Chianti)
I museiiii... pensavo al magna magna e me li sò scordati
Premesso che non ho visto Picasso, io ti consiglierei la Fondaciòn Mirò e il Museo del Modernismo. Riflettono i contenuti della città.
Difetti di Barcellona: è sporca, spesso maleodorante. E poi dicono che sia un po’ pericolosa. Io, nei due mesi che ci ho passato (a più riprese), non ho mai avuto problemi.
Che altro dirti… non salire sui leoni della statua di Colombo per farti la foto…! Più che improvvisarmi guida, spero di averti trasmesso un po’ di voglia di partire… Ciao "

Friday, May 19, 2006

Andrea Pazienza e il Plesso Solare


Il testo che segue, di Andrea Pazienza, è già abbastanza lungo. E intenso. Inutile che aggiunga nulla.

A un certo punto della mia"vita mi sono detto: non sono nato per disegnare i guantini a Michael Jackson, o non mi interessa disegnare orologini per la Philip Watch o non mi interessa entrare nella moda. Quello che mi interessa è comunicare, comunicare in un certo modo, Io sono abituato a tutto, sono abbastanza sui generis perché di gratificazioni ne ho avute moltissime quando ero giovane, quindi il presenzialismo, essere sempre presente alle manifestazioni oppure promuoverle in assoluto, non mi interessava prima, oggi mi interessa meno che mai. Io sono alla ricerca contìnua di motivi validi per comunicare qualcosa, per continuare a raccontare favole.

Però a questo punto il pubblico mi sembra essere diventato un bambino che non cresce mai, che non vuole addormentarsi, ma ogni sera il papa gli deve raccontare la favo-letta per farlo stare contento. Dopo un po' di raccontare tavolette mi rompo e quindi devo cercare sempre delle cose diverse, nuove. Che poi queste arrivino a 5000/500.000 o a 5 persone mi lascia del tutto indifferente dal momento che sono pagato più degli altri e questo me lo sono conquistato senza volerlo. Ma non mi sento di avere una poltrona sulla quale mi sono seduto e che devo tenermi a tutti i costi con la qualità. Quello che invece mi disgusta profondamente è dover macchinare per mantenermi questa poltrona. Se me la sfilano da sotto, se me l'hanno già sfilata, se me la sfileranno mi lascia del tutto indifferente.
Secondo me un fumetto, cosi come un libro o un film, deve muovere il kiaì. Il kiai, secondo la disciplina del ken-do, corrisponde al plesso solare. Se io devo battere qualcuno non lo batto con la testa, non gli do le botte con le zampe, gliele do con il plesso solare. Se io dico tu ti devi spostare perché io ti schiavardo, ti appiccico contro il muro, lo dico con lo stomaco. È allora che si fa paura veramente, e a me interessa far paura, tutto il resto non esiste. E da qui deriva il discorso sulla tecnica. Nell'8o andai negli Stati Uniti per cercare il segno '8o, perché pensavo non potesse essere riconducibìle alla logica del triangolo: via Ì cerchi, via i triangoli, mi sembrava un sistema abbastanza puerile. Sono tornato senza aver trovato nulla che mi interessasse, niente che fosse un modo per arrivare al godimento. Come quando ti masturbi, se vuoi venire devi pensare a qualche cosa che ti piace tanto, che per una sorta di meccanismo alchemico ti porta all'eiaculazione. È cosi a meno che tu non voglia farti una sega eterna, eterna, eterna, eterna, su cose piacevoli, belle, ma senza sbordare mai. Io invece voglio sbordare. Sono per questo tipo di cose e il discorso sulla tecnica, con queste premesse, decade, anche perché si dovrebbe entrare nel merito di cosa è il fumetto, che cosa è l'arte, se ci sono differenze.Chi se ne frega che cosa è e cosa non è, l'importante è, leggendo una storia, se ne rimani emozionato, condizionato o meno. Il punto è che ci sono delle storie che ti condizionano immediatamente, nel momento in cui le leggi ti senti trasportato in una specie di vagone nel quale entri e poi il treno va. Oppure viceversa tu compri il biglietto e poi ti annunciano che il treno viaggia con sei ore dì ritardo e rimani, alla stazione come un cretino e non parti mai. Un problema importante è invece il veicolo: le riviste, quelle che ci sono, le possibilità che si offrono.Due anni fa c'era una quantità incredibilmente enorme di riviste sulle quali pubblicare. Oggi ne sono rimaste pochissime, molte hanno chiuso nell'arco di un anno. Quindi se prima c'era un certo potere sull'editore e poter scegliere dove pubblicare, oggi questo non c'è più, gli editori riprendono baldanza. Fortunatamente non mi sono ancora trovato alle prese con questo atteggiamento, ma posso facilmente immaginarlo. Siamo tornati all'ante '77.

E una cosa terribile ed è un discorso da approfondire per il fumetto perché il veicolo è fondamentale. Puoi fare delle cose bellissime, se non te le pubblicano rimangono là. Se ti censurano e tu non puoi dire «Me ne vado», questo è molto grave.Ora penso di fare una storia, la storia più importante che abbia mai fatto. Si dovrebbe chiamare Fino all'estremo e sarà formata da 150 tavole, 10 storie legate da un filo comune che è la terribile sofferenza di una persona. Un uomo che soffre moltissimo per un insieme di motivi tra i quali l'amore, molto presente nelle mie storie, e quello che può essere chiamato un depauperamento generale delle motivazioni. Questa dovrebbe essere una storia terribile, però comica, dove Zanardi compare in misura giallistica. Compare alla fine come unico possibile referente.

Faccio un esempio che è anche un'anticipazione. Se tu devi ammazzare una persona puoi anche farlo di persona, ma se gli devi segare una mano con un Black & Decker per rovinargli la vita, allora le cose già si complicano perché devi averne il fegato e anche perché il tipo resta lì, vivo. Questa persona soffre e ad un certo punto decide di agire e quando si trova a dover agire cerca nell'ambiente della mala un individuo adatto ma non lo trova.Se tu dovessi cercare qualcuno disposto a segare una mano a un altro o a pestare una donna incinta, è difficile che tu lo trovi, anche pagando. Zanardi in questo ha un suo ruolo, può saltar fuori come unica possibilità.Fino all'estremo sono tavole a colori disegnate con un sistema nuovo. Per la prima volta lavorerò con un'altra persona, molto brava, che farà i fondi. Saranno simili ai fondi che usa Walt Disney per II libro della giungla o Cenerentola. Le figure invece saranno staccate dal resto e si muoveranno su fogli di acetato, come un cartone animato. L'effetto è molto disneyano.In effetti il mio referente non è Disney, ma Tex Avery, molto più sensuale. Disegna delle bambole fantastiche e dei lupi che le insidiano; i suoi cartoni animati erano molto sexy tanto che durante il periodo di McCarthy sono stati distrutti.

Le storie dì fino all'estremo sono articolate per episodi legati Fimo all'altro e il risultato dovrebbe essere molto omogeneo, soprattutto nella scrittura, perché non salterò più da un segno all'altro ma terrò sempre lo stesso tipo di segno; userò anche sempre gli stessi colori. Secondo me esistono due tipi fondamentali di storie. C'è la storia «arcobaleno», quella che hai tutta davanti quando cammini per strada, è perfetta e non ha bisogno di nient'altro che dì essere messa su carta. I modi e i tempi sono del tutto irrilevanti perché la storia, il succo, c'è.Questo è per esempio Giallo scolastico, Giorno, Notte di carnevale. Viceversa c'è un altro modo di operare, quello a tavolino, senza avere idee nella testa. In questo caso divido le tavole per moduli e mi muovo in esse in modo matematico, secondo una logica consequenziale, tenendo presente tutta una serie di fattori, anche cinematografici, da una immagine all'altra, per arrivare a un risultato. Più forzato ma anche più inedito.C'è poi ad esempio Pentothal che è un altro discorso legato al lavoro che facevo prima, cioè quadri. Prima di fare fumetti dipingevo, quadri di denuncia. Erano tempi nei quali non potevo prescindere dal fare questo. Ma i miei quadri venivano comprati da farmacisti che se li mettevano in camera da letto. Il fatto che il quadro continuasse a pulsare in quell'ambiente mi sembrava, oltre che una contraddizione, anche un limite enorme. Da qui il mio desiderio di fare fumetti. I miei primi fumetti quindi, Pentothal per esempio, fanno da collegamento tra il lavoro di artista e quello di disegnatore di fumetti.

All'inizio poi distinguevo due personalità distìnte e l'una o l'altra prendeva il sopravvento a seconda dei periodi e delle circostanze.Una è un'immagine, per intenderci: denti cariati, capelli sporchi, naso pieno di punti neri, magrezza impressionante, il tipo macilento, sacrestano, nessun successo con le donne, campanaro. L'altra, l'immagine Pentothal, è totemica, legnosa, dura, indifferente, sulla difensiva nei suoi rapporti con l'esterno, provinciale e disadattata ma più sicura di sé entro certi limiti. Vi appartengono le storie uscite su «Linus», L'appuntamento o quella dove il personaggio si sistema la stanza e mette tutti i libri e giornali al punto giusto.Sono due immagini in antitesi, ma anche complementari. Voglio dire che comunque si può avere un solo personaggio e farlo vivere in mille modi diversi, o mille personaggi e farli vivere in un modo solo oppure averne mille e farli vivere in mille modi diversi, che vorrebbe un po' essere il mio caso.Oggi ho capito che non mi interessa il presenzialismo (dove praticamente non me ne viene in tasca niente, nel cuore tantomeno); non mi va di lavorare saltuariamente per la pubblicità o come grafico avendo a che fare con gente di merda; cose che mi sembrava dovessero in qualche modo contribuire al successo generale del mio lavoro. Adesso che sto a casa dormendo fino alle 11 di mattina, avendo cani, mangiando, facendo una vita tra scarpone militare e pantofola, divertendomi con la natura, sto molto meglio.Voglio stare tranquillo ancora per un po'. Vorrei evitare il più possìbile di lavorare per poter fare il più possibile quello che mi pare. È anche giusto prendere la propria attività come un vero e proprio lavoro, impegnarsi, faticare, sudare, prendere spunto da questa o quella lettura per combinare un'ipotesi di storia soddisfacente che piaccia sia fare che leggere. Ma personalmente di tutta questa macchinosità mi stanca solo l'idea. Non voglio pensare: questa storia mi piace, può funzionare. Il concetto non mi passa neanche per l'anticamera del cervello. Piuttosto preferisco essere libero, essere definito inaffidabile. Anzi voglio rimarcare la mia assoluta inaffidabilità.

Wednesday, May 17, 2006

maggio




siamo a maggio.
non è una notizia sconvolgente.
salvatore di giacomo scrisse "era di maggio".
battiato l'ha cantata.
parla anche di cerase questa canzone.
mi sento di dire che le cerase sono importanti.
direi basta così,
che d'informazioni superflue è già pieno il mondo


Era de maggio e te cadéano 'nzino,
a schiocche a schiocche, li ccerase rosse...
Fresca era ll'aria...e tutto lu ciardino
addurava de rose a ciento passe...
Era de maggio, io no, nun mme ne scordo,
na canzone cantávamo a doje voce...
Cchiù tiempo passa e cchiù mme n'allicordo,
fresca era ll'aria e la canzona doce...
E diceva: "Core, core!
core mio, luntano vaje,
tu mme lasse, io conto ll'ore...
chisà quanno turnarraje!"
Rispunnev'io: "Turnarraggio
quanno tornano li rrose...
si stu sciore torna a maggio,
pure a maggio io stóngo ccá...
Si stu sciore torna a maggio,
pure a maggio io stóngo ccá."


E só' turnato e mo, comm'a na vota,
cantammo 'nzieme lu mutivo antico;
passa lu tiempo e lu munno s'avota,
ma 'ammore vero no, nun vota vico...
De te, bellezza mia, mme 'nnammuraje,
si t'allicuorde, 'nnanz'a la funtana:
Ll'acqua, llá dinto, nun se sécca maje,
e ferita d'ammore nun se sana...
Nun se sana: ca sanata,
si se fosse, gioja mia,
'mmiez'a st'aria 'mbarzamata,
a guardarte io nun starría !
E te dico: "Core, core!
core mio, turnato io só'...
Torna maggio e torna 'ammore:
fa' de me chello che vuó'!
Torna maggio e torna 'ammore:
fa' de me chello che vuó'!"


Tuesday, May 16, 2006

vola


sembrava proprio uno di quei lunedì in cui non succede nulla, lavori o fai finta, la sera forse fai qualcosa forse no, pensi che domani è un altro giorno ma francamente te ne infischi anche...
sembrava tutto lasciato lì in attesa nei soliti posti, come le foto dei paesini di provincia negli intervalli della rai, Ripabottoni in Molise arroccata nella nebbia o Cannobio sul lago maggiore, inquadrata in mezzo a due rami di larice o qualche altra frasca...sempre lì,sempre lunedì.
...E invece...
All'improvviso un lampo di coscienza nel dopocena !!!
Non è lunedì.
Cazzo, oggi è martedì, non lunedì.
Tu pensa... Me sò proprio sbagliato !!!
Martedì. Oh 'nce se crede come passano i giorni ...
... ecco perchè non ho visto le foto dei paesini di provincia nell'intervallo della rai, me sò sbajato de giorno!
...il tempo vola...
"ed io mi sento già più sù"
Nell'universo della mia pazzia
ho una nuova teoria
per me la gente
vola.
So cos'è che non va
disabitudine alla realtà
come dire sono solo.
Io dopo di te
non sono morto né guarito
ma ci ho provato, era un mio diritto
e non è servito.
E mi sono vestito
come un idiota vestito
che avevo in testa
nessuno m'ha invitato alla sua festa.
La gente vola
vola
ed io sto troppo giù
l'amore vola
e vola
ed io mi sento,
mi sento giù.
L'amore vola
e vola
e tu non c'eri già più.
Nel rovescio della mia vita
una prova innocente
chiamare amore
un amore qualunque
a cui di me non gliene frega niente.
E ma non scoppia il cuore
non mi sento affogare
non ho voglia di bere,
né di parlare
perché non ho amore di cui parlare
e penso che forse,
davvero
la gente vola
e vola
ed io sto troppo giù.
L'amore vola
e vola
ed io mi sento mi sento giù.
L'amore vola
vola e tu non c'eri già più.
Nel sottoscala della mia ragione
c'è la speranza che tu ritorni
E' solo un tarlo,
consuma i giorni
ma chi può dirlo?
Forse anche il mio amore
Vola
ed io mi sento già più su.
Vola
e vola e tu non ci sei più.
L'amore vola
e vola
ed io mi sento già più su

Monday, May 15, 2006

e vai, al cine vacci tu!

niente, il sottomarino non c'era.
chissà se già l'ha preso Ciampi. Piero non Azeglio, che quello Azeglio oggi lascia il Quirinale, a tutto sta a pensare tranne che ai sottomarini.

però quantomeno nel we-cand ho incrociato il giro d'italia ... il giro d'italia, per un ignorante in merito come me, è sopratutto geografia e letteratura, magari col tempo diventerà anche sport.

...che ogni volta che mi trovo in mezzo a questi posti di boschi e paesi, alberi e accentii, poi mi chiedo cosa cazzo ci sto a fare tutti questi giorni di fila in mezzo alla città, mettendo benzina, sopportando le insegne e cambiando gli spicci ...

Farà piacere un bel mazzo di rose
e anche il rumore che fa il cellophane
ma una birra fa gola di più
in questo giorno appiccicoso di caucciù.
Sono seduto in cima a un paracarro
e sto pensando agli affari miei
tra una moto e l’altra c’è un gran silenzio
che descriverti non saprei.
Oh, quanta strada nei miei sandali
quanta ne avrà fatta Bartali
quel naso triste come una salita
quegli ochhi allegri da italiano in gita

e i francesi ci rispettano
che le balle ancora gli girano
e tu mi fai
- dobbiamo andare al cine - -
e vai al cine, vacci tu. -

È tutto un complesso di cose
che fa sì che io mi fermi qui
le donne a volte sì sono scontrose
o forse han voglia di far la pipì.
E tramonta questo giorno in arancione
e si gonfia di ricordi che non sai
mi piace restar qui sullo stradone impolverato,
se tu vuoi andare, vai
… e vai che io sto qui e aspetto Bartali
scalpitando sui miei sandali
da quella curva spunterà
quel naso triste da italiano allegro
tra i francesi che si incazzano
e i giornali che svolazzano
C’è un pò di vento,
abbaia la campagna
e c’è una luna in fondo al blu…
Tra i francesi che s’incazzano
e i giornali che svolazzano
e tu mi fai - dobbiamo andare al cine
- - e vai al cine, vacci tu! -



Saturday, May 13, 2006

fuoco sulla collina

Ieri ho sognato un giardino, nel sogno con me c’era un uomo lui mi girava le spalle solo perché non vedessi il suo viso. Ti prego lasciami andare, ti prego chiunque tu sia com’è che sei così cieco non vedi, c’è il fuoco sulla collina. E il fuoco proietta le ombre, arrivano fino ai cancelli l’eco rimanda i rumori non senti, lassù si sa combattendo. Farò la strada del fiume in un’ora sarò su al passo gli altri hanno già raggiunto la cima vedremo il fuoco sulla collina E forse dopo canteremo a squarciagola canteremo a sedici anni correre senza fiato è dolce. Illuso, romantico e fesso - lui mi rispose - i fuochi di cui stai parlando sono fari puntati sul campo dei trattori che stanno trebbiando. Ieri ho sognato un giardino, nel sogno con me c’era un uomo lui mi girava le spalle solo perché non vedessi il suo viso...


... si, questa è una canzone di ivan graziani. il blog si chiama così, perchè è la canzone che stavo ascoltando. ma anche perchè...
in collina si rifugiavano quando il loro nome era sandokan, avevano crocifisso giovanni e pavese ci vedeva seni di donna
i fuochi sto cercando di avvistarli, da questa città dove davanti casa mia hanno fatto un palazzo di cemento così alto che il vento in strada non lo sentiamo più.
e se non hai capito, noncipensare. che a spiegarsi sempre a parole si diventa vecchi, si opacizza l'argento e si finisce ad imprecare in un cimitero di lavatrici insieme al figlio della lavandaia.
vado a comprare un sottomarino o una pelliccia di leone coll'inserto di una tigre, hasta la vista a chi passa di qua :)