Thursday, September 28, 2006

eravamo due cow boy

C’è tutt’un mòndo intorno, si dissero aprendo gli occhi negli sessanta, i giovani che dalla radio e dai juBBòx importavano i meravigliosi tamburelli beat, le traduzioni ardite, i cori spolifonici e , la svolta elettrica di dylan, i beatles di help e i rolling stones di paint it black (coppi e bartali è già dualismo d’altri tempi) , le partenze fulminanti e i vocalizzi urlanti, i piatti e i rullanti, i corvi ed i giganti ... c’è un altro modo di stare al mondo oltre claudio villa e frank sinatra, gruppi very sunflower from iuessèi ed inghilterra con i nomi adesivati sulla batteria, si diffonde l’ accento inglese per meglio urlare che i tuoi occhi sono fari abbaglianti e io ci sono davanti, nasce la generazione dei giovani, la guerra non la vogliono fare più, sono ragazzi di strada e spesso gli tirano le pietre, li giudicano, mentre sognano la california ...
L’argento vivo nelle cantine, da Beatles, Rolling Stones, Kinks, Small Faces, Yardbirds per gemmazione tricolore ecco i rokes, i dik dik, i camaleonti, l’equipe e tutto il sottobosco underground che attraversa l’ italia insieme all’ autostrada del sole: Gildo Fattori e i Suoi Strangers, Barracuda Quartet, Antonio e i Criceti, Frankie Tornado e i Mediterranei, i Tubi Lungimiranti...
(http://www.musicaememoria.com/complessi_elenco.htm ) A volte mi mancano, anche se non li ho mai avuti nella mia cronologia e ci torno volentieri a frugare nella miniera (le case, le pietre...)

... sapessi suonare farei un gruppo, tipo... i minatori del tempo, paolo & i sessanters, I Vecchi Rullanti ...


Questa per esempio ... che je vòi dì...


Avevamo cinque anni,
correvamo sui cavalli
io e lei contro agli indiani,
eravamo due cow boy
bang bang,
di colpo lei,
bang bang, l
ei si voltò bang bang,
di colpo lei, bang bang,
a terra mi gettò.
Non si può fermare il tempo,
non si può mutare il vento
quindici anni aveva lei,
ricordo quando mi baciò
bang bang,
di colpo lei,
bang bang,
lei si voltò
bang bang,
lei mi baciò,
bang bang,
e a terra mi lasciò.
Sempre al mondo ci sarà,
chi quei colpi sparerà
Sempre al mondo ci sarà,
chi quei colpi sparerà
A vent'anni all'improvviso,
senza dir perché né dove
se ne andata lei mi ha ucciso
come fosse un colpo al cuor
bang bang, di colpo lei,
bang bang, lei si voltò
bang bang, lei se ne andò,
bang bang, e a terra mi lasciò

Tuesday, September 26, 2006

Ti vedo sciupato


Come si diventa una vecchietta di paese, di quelle del Sud, che quando sei a pranzo ti devono rimpinzare di cibo, e se non mangi si offendono? Ma tutto tutto devi mangiare. Gli antipasti col capocollo, le olive i sottoli sottaceti, salami prosciutti, caciocavalli cheese e i ciccioli di porco fritti nello strutto e ripassati. Mica sei già pieno? Aggio fatto la pasta al forno. Come si fa a dire di no alla pasta al phorno? Quella è bbuona. Mancia, la cattedrale di pasta al forno, mangia che ti sei sciupato. Ne vuoi un altro pò? No. E giù la seconda porzione ch’è piùggrossa della prima. Lo vuoi l’agnello? Bè...un pò... E giù l’agnello, le salsicce le spuntature e la braciola di maiale. Forse è troppo... eh mangia mangiaaaa ... Ti piacciono i broccoli? No. E giù i broccoli. Mangia, mangia tutto. Com’è bbuono? E mancia, tu mancia tutto, ci sono pure i puparuoli? , li vuoi i puparuoli ?, tiè, accattatevillo o’puparuolo!! E ho fatto il pandispagna senti quant’è bbuono, e.. e vaffanculo!!!
Offenditi mò.

Non siamo tutti onnivori, non è che siccome è gratis mangio, siccome è buono, ingollo.

Ovvero...sì se è buono mangio...ma questa è una metafora, non volevo offendere la pasta al forno. O la santità del capocollo... e m’è venuta pure fame...


“Quando verrà Natale, tutto il mondo cambierà
Quando verrà Natale, tutto sorriderà.”


Venditti, prealzaimer, “Quando verrà natale”

Monday, September 25, 2006

Estratti diaframmatici distillati



Frecce a filo di bersaglio come le linee elettriche suonate da fiumani ogni tanto esplodono e ti si portano via nei saliscendi del sangue nelle vene.

Devono esistere case ,
case alberghi lontani
devono esserci stanze che siano fredde
meno fredde che fuori
quattro mura intorno,
devono esistere modi
per scordarsi in fretta
tutto il male che gia' dato,
tutto il male avuto,
tutto quello da fare
deve esistere un modo,
per inventarsi manovre
che infrangano un codice
poi un altro ed un altro ancora
e trovarsi per caso
senza una ragione
in aperta campagna.
(giorno balordo)

Marta, se avessi la tua bocca da baciare
non fumerei quaranta sigarette al giorno

(Marta)

Abbiamo scelto di aspettare
convinti che le cose che contano
sarebbero tornate un giorno,
non so come a farci battere il cuore.
E a portarci lontano
su un tappeto volante
che sapeva volare
in un luogo della mente,
forse un isola di niente non potevamo sapere.
....

E' bastato solo un attimo e via
Nel nulla spariva tutta la citta'.
(il ritorno dei desideri)

I vostri discepoli tanto non ci perdono
sono come foglie che al vento si disperdono.
I vostri discepoli tanto non ci perdono
sono come foglie che al vento si disperdono
(ma finitela)


Che dirà mia madre quando mi vedrà, che dirà mia madre?
che non ho mai legato con i figli dei ricchi, con i bambini buoni,
che non ho mai seguito l'oro dei suoi consigli che le do dispiacere
che ho la faccia sciupata e non mi vesto elegante e che cammino male
(i giorni dell’ira)

Friday, September 22, 2006

leggero

La testa la testa non la perde mai...la strega di vasco rossi, che era sempre presente a sè stessa, e magari in quel caso non le conveniva.

Io invece mi devo sempre ricordare di non scordarmi qualcosa, ma poi me lo scordo.

Dimentico le sigarette in macchina, dimentico le chiavi di casa in ufficio, dimentico di rispondere ai sms, dimentico di pagare i debiti, dimentico i calzini, dimentico dove metto i piedi, dimentico i compleanni, dimentico le istruzioni che mi sono state date, dimentico quello che sto per scrivere, dimentico di caricare il telefono, dimentico di caricare la carta di credito, dimentico di riferire i saluti, dimentico di accendere lo scaldabagno, dimentico di spegnerlo, dimentico ...

dimentico il tempo perso, dimentico le piramidi di bicchierini, dimentico perchè la memoria dell’uomo è selettiva e non è come quella dei computer che accumula tutto senza fare distinzione di qualità.

Mi ricordo benissimo le espressioni del viso, la stretta forte, i brindisi felici, le mani tese.

............
Liga, pre-alzaimer
Che poi si è dimenticato

un pò
Quello che stava facendo
Uh, di alzaimerati ne è pieno il repertorio italico,
ma questa è un’altra storia
che ora non mi ricordo.


.......
Lo sapete cos'ha in testa
il mago Walter
quando il trucco gli riesce
non pensa più a niente?
E i ragazzi son in giro
certo alcuni sono in sala giochi
e l'odore dei fossi forse lo riconoscono in pochi.

E le senti le vene
piene di ciò che sei
e ti attacchi alla vita che hai

Leggero,
nel vestito migliore,
senza andata né ritorno,
senza destinazione.

Leggero,
nel vestito migliore,
nella testa un po' di sole ed in bocca una canzone.
.....

Friday, September 15, 2006

soldo nella fontana

Di solito quando ho voglia di scrivere sul blogghe, che non ha tema, scrivo del jubbox che me porto in testa e delle monetine che giorno per giorno fanno l’insert coin.
Però oggi no.

Perché uno mica trasloca tutti i giorni.
Quindi ammesso che:

" 'e di nuovo cambio casa', cantava dalla radio la voce di un amico mio oh come ti capisco, ma chi cambia qualche cosa qui sono io”

voglio dire:

si, mi fa piacere cambiare casa, laddove vado ci lavoro e quindi ci metto cinque minuti invece di un’ora; laddove vado ci starei comunque tutti i giorni che posso; laddove vado magari avrei scelto d’andarci; laddove vado, come tutti d’impulso motteggiano, c’è la porchetta e il vino (chepperò secondo me spesso è bono per l’insalata…)

però

io da roma me ne vado, volente o nolente, perché pure se lavoro otto ore al giorno tutti-i-fottuti-giorni, non posso pagarmi un affitto che non sia per una stanza in appartamento condiviso,

e oggi non mi va più di non avere uno spazio mio.

Pertanto, volente o nolente come sopra, una piccola Mamma Roma, da salutà con tante scuse al buon Remo Remoti - che lunedì suonerebbe a san Lorenzo - ce l’hò pur’io…

Me ne andavo da quella roma che per quattrocento euri te do na stanza cò tre studenti
Me ne andavo da quella roma che so tutti bboni a lamentasse delle zucchine al mercato ma se devono mette casa in affitto so subito tarati sul mercato
Me ne andavo da quella roma de tecnocasa, degli agenti col cravattone e la favella lumacheggiante. Ma vaffanculo.
Me ne andavo da quella roma dei granai de ausciàn, de panorama.
Me ne andavo da quella roma colle zoccole in via frattina e le lucciole sulla salaria, e le lucciole manco cianno 16 anni
Me ne andavo da quella roma del sant’eugenio, della fermata vigna clara, dell'air terminal, della metro C che so dieci anni che se dovrebbe fa..
Me ne andavo da quella roma della metro A che è un carro di bestiame e lo sanno tutti.
Me ne andavo da quella roma del maritozzaro dopo viale marconi e del grattacheccaro a ponte Garibaldi.
Me ne andavo da quella roma che a porta metronia ce stanno ancora le scritte su Badoglio traditore.
Me ne andavo da quella roma del grande raccordo anulare in fila per tre senza resto di due.
Me ne andavo da quella roma degli ausiliari del traffico, che tocca fà pè campà.
Me ne andavo da quella roma del kebab davanti al villaggio.
Me ne andavo da quella roma dei cinesi a piazza vittorio, di piazza euclide, della villa di alberto sordi e del sacher di moretti
Me ne andavo da quella roma di ponte Milvio
Me ne andavo da quella roma di villa celimontana jazz… ammazza che palle!!!
Me ne andavo da quella roma dove non si va mai in centro e piazza di spagna è un ricordo anni ottanta
Me ne andavo da quella roma che non si può più entrare al colosseo di notte scavalcando
Me ne andavo da quella roma dove la gente non si incazzano che gli affitti sono impossibili.

Me ne andavo da quella roma, ma tanto… sempre là torno…


Remo Remotti Mamma Roma Original Version

Negli anni cinquanta, io me ne andavo.

Me ne andavo da quella Roma puttanona, borghese, fascistoide, da quella Roma del "volemose bene e annamo avanti", da quella Roma delle pizzerie, delle latterie, dei "Sali e Tabacchi", degli "Erbaggi e Frutta", quella Roma dei castagnacci, dei maritozzi con la panna, senza panna, dei mostaccioli e caramelle, dei supplì, dei lupini, delle mosciarelle...Me ne andavo da quella Roma dei pizzicaroli, dei portieri, dei casini, delle approssimazioni, degli imbrogli, degli appuntamenti ai quali non si arriva mai puntuali, dei pagamenti che non vengono effettuati, quella Roma degli uffici postali e dell’anagrafe, quella Roma dei funzionari dei ministeri, degli impiegati, dei bancari, quella Roma dove le domande erano sempre già chiuse, dove ci voleva una raccomandazione...Me ne andavo da quella Roma dei pisciatoi, dei vespasiani, delle fontanelle, degli ex-voto, della Circolare Destra, della Circolare Sinistra, del Vaticano, delle mille chiese, delle cattedrali fuori le mura, dentro le mura, quella Roma delle suore, dei frati, dei preti, dei gatti...Me ne andavo da quella Roma degli attici con la vista, la Roma di piazza Bologna, dei Parioli, di via Veneto, di via Gregoriana, quella dannunziana, quella barocca, quella eterna, quella imperiale, quella vecchia, quella stravecchia, quella turistica, quella di giorno, quella di notte, quella dell’orchestrina a piazza Esedra, la Roma fascista di Piacentini...Me ne andavo da quella Roma che ci invidiano tutti, la Romacaput mundi, del Colosseo, dei Fori Imperiali, di Piazza Venezia, dell’Altare della Patria, dell'Università di Roma, quella Roma sempre con il sole – estate e inverno – quella Roma che è meglio di Milano...Me ne andavo da quella Roma dove la gente pisciava per le strade, quella Roma fetente, impiegatizia, dei mezzi litri, della coda alla vaccinara, quella Roma dei ricchi bottegai: quella Roma dei Gucci, dei Ianetti, dei Ventrella, dei Bulgari, dei Schostal, delle Sorelle Adamoli, di Carmignani, di Avenia, quella Roma dove non c’è lavoro, dove non c’è una lira, quella Roma del "core de Roma"...Me ne andavo da quella Roma del Monte di Pietà, della Banca Commerciale Italiana, di Campo de’ Fiori, di piazza Navona, di piazza Farnese, quella Roma dei "che c’hai una sigaretta?", "imprestami cento lire", quella Roma del Coni, del Concorso Ippico, quella Roma del Foro che portava e porta ancora il nome di Mussolini, Me ne andavo da quella Roma dimmerda! Mamma Roma: Addio!




Tuesday, September 12, 2006

tu parlavi una lingua









"In un campo una donna si china su due agnelli appena nati

striscia il vento immondo sopra il fuoco, il fuoco violento dei prati."

lucio dalla, "tu parlavi una lingua meravigliosa"

i colori se ne fottono, e sono indecenti, violenti, teneri, distesi, sanguigni, penetranti, giganteschi, abbaglianti, devastanti, gloriosi, incendiari, morbidi, nudi, leggeri, rappacificanti, lucidi, immortali, superiori e definitivi.


Sunday, September 10, 2006

restaurazioni dov'eri già



Nel 1814 si riunirono a Vienna le potenze che avevano sconfitto napoleone: austria, russia, prussia e inghilterra. Con uno sforzo di sintesi diremo che la bella pensata che ebbero fu la Restaurazione. Più tardi otto von bismarck schonausen realizzò l’unità germanica e si annettè mezza europa, ma questa è un’altra storia. L’importante è la Restaurazione. Il ritorno a come eravamo prima, l’idea sospinta che non c’è rivoluzione che tenga, i giacobini se li porta il vento e c’è sempre una coalizione di eventi, profittatori ed esperti degli incombere umorali, parrucconi e ministri dei temporali che ti piazzano una waterloo per poi restaurarti.
E allora si ricomincia. Si basta a sé stessi, si lascia che l’austria ci occupi perché non stiamo in forma, si fanno alleanze con delle prussie qualsiasi pur di conquistarsi un po’ di sorrisi, e tutto un fiorire di risorgimenti interiori per arrivare a prendersi cura del prato, quel grande prato verde dove nascono speranze. E allora non tradirle mai, altrimenti poi ti ritrovi n’artra volta che te vojono restaurà dopo aver fatto tanto!
Non tornerò ma dov’ero già. Non tornerò mai più a prima mai. La russia, la prussia, l’inghilterra e l’austria stanno bene dove stanno.



l'incombere umorale degli affetti del sangue

l'incombere umorale delle idee delle istanze

l'insolente promessa sciocca vacua solenne di bastare a sé

non tornerò mai dov'ero già

non tornerò mai a prima mai

l'incombere umorale delle idee delle istanze

l'incombere umorale degli affetti del sangue

potessi dirti quello che nemmeno posso scriverti

esiterei nel farlo

oggi è domenica domani si muore

oggi mi vesto di seta e candore

oggi è domenica domani si muore

oggi mi vesto di rosso e d'amore

...ad onta di ogni strenua decisione o voto contrario mi trovo imbarazzato sorpreso ferito per una irata sensazione di peggioramento di cui non so parlare né so fare domande......



Wednesday, September 06, 2006

Uànzupòn...elòng-agò


“Please allow me to introduce myself
I'm a man of wealth and taste
I've been around for a long, long year
Stole many a man's soul and faith
And I was 'round when Jesus Christ
Had his moment of doubt and pain
Made damn sure that Pilate
Washed his hands and sealed his fate”

(The Rolling Stones – “Sympathy for the devil” )


“Dov'eri tu vestito da scolaro,
quando dormivo senza avere sonno,
dov'eri tu col tuo sorriso onesto,
dov'eri tu col tuo vestito hippy
e il tuo ospedale per amori infranti,
chiusi dentro un cassetto insieme al vino,
dov'eri tu col tuo buonumore”

(F. De Gregori – “Buonanotte fratello”)



Dov’eri tu

...L’11 settembre del 2001?
...Durante la nevicata a Roma, la befana dell’86, se c’eri ?
...Quando è morto il papa ?
...Durante il black out e sotto il diluvio della prima notte bianca?
...A capodanno del 2000, che chissà che doveva succedere...?
...Quando l’italia vinceva i mondiali dell’82, se eri nato?
...Durante il terremoto del 1980 e la gente dormivano in macchina ?
...Quando i tg che dicevano è stato rapito uno aldo, moro e non facevano cartoni animati?
...Quando è esploso il reattore nucleare di Chernobyl e non si poteva mangiare l’insalata?
...Quando è caduto il muro di Berlino e tutti si prendevano i serci?
...Quando più di un milione di persone sfilavano a Roma contro la guerra
?

Solo passaggi e passaggi di tempo in cui c’eravamo proprio tutti e qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure.
Dai nonno su raccontaci un’altra storia... è tardi bambini è ora di dormire... nònno abbiamo detto un’altra storia... non vi abbasta mai !

dudadudududidà

Sunday, September 03, 2006

...si è stupidi davvero?

“Perche' a vent'anni e' tutto ancora intero

perche' a vent'anni e' tutto chi lo sa

a vent'anni si e' stupidi davvero

quante balle si ha in testa a quell'eta'

Oppure allora si era solo noi

non c'entra o meno questa gioventu'

di discussioni, caroselli, eroi

quel ch'e' rimasto dimmelo un po' tu

E questa domenica in Settembre

se ne sta lentamente per finire

come le tante via distrattamente

a cercare di fare o di capire

Forse lo stan pensando anche gli amici

gli andati, i rassegnati, i soddisfatti,

giocando a dire che si era piu' felici

pensando a chi si e' perso o no a quei patti”

Mi son trovato un paio di volte in queta domenica di settembre a parlare dei vent’anni.
Non il “com’eravamo” di quelli evocati col sassofono di Careless Whisper – che non erano venti, ma vabbè - , ma il “che facevamo” e che non facevamo.
Avevo una quantità di tempo da sperperare tra sudate carte e dilette cartine, pomeriggi elettrificati dai bassi di qualche fase REM o Pixies che fosse, lupi di periferia, pancia piena e tutto il resto. Cos’altro potevo fare?
Se avessi fatto un figlio.. oggi aveva sui quattordicianni, era già bello che autonomo per buoni treqquarti, e cosa mi avrebbe impedito di fare? Di sperperare il tempo? Alla fìnfine, me la godo molto meglio oggi che allora, che pure si saltava. Un’ adulta fanciullezza mi soddisfa più di una tardoadolescenzialità protratta.Certo, tutticcòse di come lo mantieni, l’università ecc. … ma forse si trovava il modo per farcela. E l’università, per me come per molti, non è stata sta svolta…

Oppure si poteva prendere e partire, uno due anni in giro, fuori confine, a dire/fare/baciare/lettere e magari non testamento e bruciare un po’ di argento vivo su altre piazze.anto quando torni molti di quelli che stavano là sul percorso per la stazione li ritrovi spostati di poco. Andate andate… che ve ripijo a tutti je se potrebbe dì con un guizzo d’occhi.Ne acquisti in capacità e personalità,no?

Alla fine,l’età col 3 davanti mi piace di più. Ma a vent’anni non l’avrei mai detto.
A vent’anni stai lì in un pomeriggio triste col tuo amico culodigomma famoso meccanico, a contemplare l’america, diminuzione dei cavalli aumento dell’ottimismo, poi…
…oh…stavano qua dietro …


Friday, September 01, 2006

settembre con le mani nelle tasche


Alla fine sta lì, in agguato alla fine dell’estate, annidato dietro le giornate lunghe, con la manica che sporgeva dal cassetto, lo strato di cipolla che ti leghi in vita perchè l’aria fresca punge. Come una volta ci aspettò al primo giorno di scuola, per insegnarci l'alfabeto e l'esistenza della cronologia .

Settembre ha aspettato che l’estate gialla facesse il suo corso e i suoi spruzzi e ora si distende sull’orizzonte.

Meno gin tonic, più vino rosso, irish coffee in prospettiva e felpe col cappuccio.
Dalle cerase alle castagne, ambiremo ai mont-blanc, visiteremo le sagre, alla ricerca del cinghiale che sostituisca i calamari.
Assimileremo nelle ossa un altro anno trascorso,
e sarà una bella benzina per il nuovo che avanza.


Gli aironi neri attraversano il cielo,
l'inverno bianco scende dal nord,
l'estate gialla s'è nascosta nel mare,
il vento freddo sta correndo sui prati.
Ma io e te amica mia,
con le mani nelle tasche,
camminiamo sulla strada
e l'estate ancora dentro,
con un sogno di mare
e di corpi caldi al sole
e di voci nella notte, notte chiara.
Tu che conosci il mare
portami via con te,
dove la gente veste
solo dei suoi colori.
Tu che conosci il mare
e il vento suo padrone,
riempi quella vela
e rompi quelle onde.
La nebbia grigia ha riempito le strade,
lampioni persi sulla riva del fiume.
L'estate gialla ci è rimasta negli occhi,
la pioggia bianca copre le strade d'argento.
Ma io e te amica mia,
con le mani nelle tasche,
camminiamo sulla strada
e l'estate ancora dentro,
con un sogno di mare
e e di corpi caldi al sole
e di voci nella notte, notte chiara.
Tu che conosci il mare
portami via con te,
dove la notte è chiara
e il cielo è più vicino.
Tu che conosci il mare
e le stelle come guida
riprendi quel timone
e insegnami la via.
e insegnami la via.