Di solito quando ho voglia di scrivere sul blogghe, che non ha tema, scrivo del jubbox che me porto in testa e delle monetine che giorno per giorno fanno l’insert coin. Però oggi no.
Perché uno mica trasloca tutti i giorni. Quindi ammesso che:
" 'e di nuovo cambio casa', cantava dalla radio la voce di un amico mio oh come ti capisco, ma chi cambia qualche cosa qui sono io”
voglio dire:
si, mi fa piacere cambiare casa, laddove vado ci lavoro e quindi ci metto cinque minuti invece di un’ora; laddove vado ci starei comunque tutti i giorni che posso; laddove vado magari avrei scelto d’andarci; laddove vado, come tutti d’impulso motteggiano, c’è la porchetta e il vino (chepperò secondo me spesso è bono per l’insalata…)
però
io da roma me ne vado, volente o nolente, perché pure se lavoro otto ore al giorno tutti-i-fottuti-giorni, non posso pagarmi un affitto che non sia per una stanza in appartamento condiviso, e oggi non mi va più di non avere uno spazio mio.
Pertanto, volente o nolente come sopra, una piccola Mamma Roma, da salutà con tante scuse al buon Remo Remoti - che lunedì suonerebbe a san Lorenzo - ce l’hò pur’io…
Me ne andavo da quella roma che per quattrocento euri te do na stanza cò tre studenti Me ne andavo da quella roma che so tutti bboni a lamentasse delle zucchine al mercato ma se devono mette casa in affitto so subito tarati sul mercato Me ne andavo da quella roma de tecnocasa, degli agenti col cravattone e la favella lumacheggiante. Ma vaffanculo. Me ne andavo da quella roma dei granai de ausciàn, de panorama. Me ne andavo da quella roma colle zoccole in via frattina e le lucciole sulla salaria, e le lucciole manco cianno 16 anni Me ne andavo da quella roma del sant’eugenio, della fermata vigna clara, dell'air terminal, della metro C che so dieci anni che se dovrebbe fa.. Me ne andavo da quella roma della metro A che è un carro di bestiame e lo sanno tutti. Me ne andavo da quella roma del maritozzaro dopo viale marconi e del grattacheccaro a ponte Garibaldi. Me ne andavo da quella roma che a porta metronia ce stanno ancora le scritte su Badoglio traditore. Me ne andavo da quella roma del grande raccordo anulare in fila per tre senza resto di due. Me ne andavo da quella roma degli ausiliari del traffico, che tocca fà pè campà. Me ne andavo da quella roma del kebab davanti al villaggio. Me ne andavo da quella roma dei cinesi a piazza vittorio, di piazza euclide, della villa di alberto sordi e del sacher di moretti Me ne andavo da quella roma di ponte Milvio Me ne andavo da quella roma di villa celimontana jazz… ammazza che palle!!! Me ne andavo da quella roma dove non si va mai in centro e piazza di spagna è un ricordo anni ottanta Me ne andavo da quella roma che non si può più entrare al colosseo di notte scavalcando Me ne andavo da quella roma dove la gente non si incazzano che gli affitti sono impossibili.
Me ne andavo da quella roma, ma tanto… sempre là torno…
Remo Remotti Mamma Roma Original Version
Negli anni cinquanta, io me ne andavo. Me ne andavo da quella Roma puttanona, borghese, fascistoide, da quella Roma del "volemose bene e annamo avanti", da quella Roma delle pizzerie, delle latterie, dei "Sali e Tabacchi", degli "Erbaggi e Frutta", quella Roma dei castagnacci, dei maritozzi con la panna, senza panna, dei mostaccioli e caramelle, dei supplì, dei lupini, delle mosciarelle...Me ne andavo da quella Roma dei pizzicaroli, dei portieri, dei casini, delle approssimazioni, degli imbrogli, degli appuntamenti ai quali non si arriva mai puntuali, dei pagamenti che non vengono effettuati, quella Roma degli uffici postali e dell’anagrafe, quella Roma dei funzionari dei ministeri, degli impiegati, dei bancari, quella Roma dove le domande erano sempre già chiuse, dove ci voleva una raccomandazione...Me ne andavo da quella Roma dei pisciatoi, dei vespasiani, delle fontanelle, degli ex-voto, della Circolare Destra, della Circolare Sinistra, del Vaticano, delle mille chiese, delle cattedrali fuori le mura, dentro le mura, quella Roma delle suore, dei frati, dei preti, dei gatti...Me ne andavo da quella Roma degli attici con la vista, la Roma di piazza Bologna, dei Parioli, di via Veneto, di via Gregoriana, quella dannunziana, quella barocca, quella eterna, quella imperiale, quella vecchia, quella stravecchia, quella turistica, quella di giorno, quella di notte, quella dell’orchestrina a piazza Esedra, la Roma fascista di Piacentini...Me ne andavo da quella Roma che ci invidiano tutti, la Romacaput mundi, del Colosseo, dei Fori Imperiali, di Piazza Venezia, dell’Altare della Patria, dell'Università di Roma, quella Roma sempre con il sole – estate e inverno – quella Roma che è meglio di Milano...Me ne andavo da quella Roma dove la gente pisciava per le strade, quella Roma fetente, impiegatizia, dei mezzi litri, della coda alla vaccinara, quella Roma dei ricchi bottegai: quella Roma dei Gucci, dei Ianetti, dei Ventrella, dei Bulgari, dei Schostal, delle Sorelle Adamoli, di Carmignani, di Avenia, quella Roma dove non c’è lavoro, dove non c’è una lira, quella Roma del "core de Roma"...Me ne andavo da quella Roma del Monte di Pietà, della Banca Commerciale Italiana, di Campo de’ Fiori, di piazza Navona, di piazza Farnese, quella Roma dei "che c’hai una sigaretta?", "imprestami cento lire", quella Roma del Coni, del Concorso Ippico, quella Roma del Foro che portava e porta ancora il nome di Mussolini, Me ne andavo da quella Roma dimmerda! Mamma Roma: Addio! |