Monday, February 26, 2007

Lo Scatto







Giorni di sudatecarte&che_saddafà, giorni di piccoli cabotaggi, giorni di grandi impegni, giorni di fortuna, giorni di saturni intercostali, giorni di marte che batte sulle tempie, giorni di venere in vena, giorni di gialli mercuri, giorni stanziali, giorni nei soliti luoghi, giorni su strada, giorni viaggiati, giorni che era meglio provarci, giorni che non ti dovevi nemmeno alzare dal letto …

Calendari molto rapidi, tu calcoli dall’inizio dell’anno e già nei hai infilati una collana di questi giorni, la mattina vedi che tempo fa e proseguendo fino a notte, metti sulla pelle che tempo attraversi. Meteorologia del fuori e dentro, e in mezzo ci sei tu, fratello attento a fare questa vita sempre controvento.
Giorni felici, giorni rabbiosi, giorni nudi, giorni travestiti da altri giorni.

E giorni di scatti.
Lo scatto che ti porta un passo avanti,come l’avvistamento di una Panama sull’orizzonte ottico, che non c’è, ma si dovrà pur vedere, e quando la vedi basta pignecolade e sperdite di tempo spettatore, sai che ci arriverai, sai che è questione di fatica che ti separa, ma attracchi e pianti bandiera, astronauta che scende sulla luna, donna che diventa madre, uomo che torna casa dopo trentanni, bosco adulto, albero secolare.
A volte non serve nemmeno arrivare, basta partire, basta la luce, la consapevolezza del percorso, la prova provata dell’esistenza, se non di dio, certamente di sé stessi, l’arcobaleno che è tale senza la pigna dell’oro, l’atleta senza olimpiadi che sale sul podio.

Scatti per dimenticare, scatti per ricordare, scatti per costruire.
La bellezza dello scatto è il riflesso di un sorriso nello specchio, la differenza positiva sottraendo ieri a oggi, ritrovandosi al centro della propria spina dorsale.


Ci sarà, ci sarà più di una buona ragione


ci sarà più di una lunga questione


in questo mondo che già si muove


io lo sento già, io lo vedo già


So che ci sarà.


Poi ci sarà una buona generazione


e più sottile distrazione e spostamento al centro


sull'orizzonte che abbiamo tutti dentro


verso un punto preciso che si intuisce già


e so che ci sarà.


E in mezzo ci sei tu fratello attento


a fare questa vita tutta controvento


ci sarà, ci sarà


ma in mezzo ci sei tu


e come la chiamiamo l'incertezza che non passa


e non passa la mano


poi come si risolve questa perdita di dignità


questa mancanza di felicità sotto un cielo che non assolve


e questa porta di casa nostra senza novità.


Ci sarà, ci sarà


che la televisione sostituirà


che la religione allontanerà


che l'informazione indicherà


che l'informazione distorcerà


questo mondo che già si muove


io lo sento già so che ci sarà.


E in mezzo ci sei tu fratello attento


a fare questa vita tutta controvento


e ci sarà, ci sarà


e in mezzo ci sei tu


e come la chiamiamo


l'incertezza che non passa


e non passa la mano


poi come si risolve


questa perdita di dignità


questa mancanza di felicità


sotto un cielo che non assolve


e questa porta di casa nostra senza novità


ma ci sarà, ci sarà


Friday, February 23, 2007

Once Upon Luneur

foto Giulio N.

Per me che son cresciuto tra eur e laurentina, apprendere che il Luneur va trasformandosi in un moderno Parco del Divertimento, con biglietto unico e attrazioni contemporanee ed eventuali, è un po’ come parlare di un pezzo di roma smarrita ad un pizzicarolo de Trastevere…
Son le rapide archeologie di noi immigrati di seconda/terza generazione, quelli stanziati oltre le mura aureliane in quartieri inesistenti quando nacquero i nonni.

Baby Luneur

Erano giornate di sole e fantasie carrellate, ricchi premi e pesci rossi, quando Zio mi portava bimbo al Luneur e io lo sceglievo come Zio Preferito. Tanto camminare, zuccheri filati, le ruspe per provare a vincere paraculosamente fantastici orologi, il mostro di Loccheness sul laghetto, tanto bastava… anche se proseguendo negli anni incantati ed elementari e diventando il Luneur tappa fissa di tutte le gite domenicali di chi veniva da fuori, perché a roma dovevi vedè colosseo, gianicolo e poi luneur, si aggiunsero Le Notti Orientali (col pupazzone del Baffone Turcomanno Codinato che divinava nella palla di vetro…), La Nave Pirata, Il Tunnel degli Specchi…
Particolarmente me/ducenti erano i giochi tipo lancia l’anelli sul birillo e vinci uno stereo da un milione, la corsa dei cavalli e l’ormai reliquale Tiro al Bersaglio. Crodini e Girandole, liquori mignon e bersagli forati: minimalismi&sorrisi, felicità pop.

Teen Luneur
Fu al principio delle scuole medie e nel centro esatto degli anni ottanta che il luneur m’apparve come un dietro-le-quinte diffuso.
Per la libertà di cui godevo, vi era un solo divieto, il luneur pomeridiano, dove io puntualmente mi recavo spesso&volentieri. E allora quelle attrazioni cambiarono: divennero le ragazze del Tagadà che coattamente mantenevano il centro della pista, divennero percorsi infiniti e gestori che te venivano a cercare incazzati nella Love Boat, divennero collette per le Montagne Russe, fai attenzione alla collanina, attento al portafoglio, checciai na sigaretta, se buttamo sul prato, anvedi quella, i videogame di Las Vegas… Alcuni personaggi li riconoscevi, stavano sempre là…ma c’era spazio pure per i giochi, eccome. Tenevano bene le Macchine a Scontro.
Ma era ben chiaro che al Luneur c’era tutta una vita di profondo sottobosco underground che andava ben oltre i bimbi del week-end, testimoniato dai tossici abitudinari ai bar, dalle comitive depositate dagli autobus di tutta roma (il 671 svuotava l’appia e il tuscolano under 16 verso l’eur ogni domenica, per esempio). E tutto un ballare sotto la Nave Pirata, Chery Chery Lady e A view to a kill me le ricordo bene, ma pure tanto unz unz e discospaghetti…

Last Luneur
Dopo tanti anni ci sono ritornato tre/quattr’anni fa, per accompagnare un amico per delle foto…
Alla fine era sempre lui, il Luneur, crogiuolo di fanciullesco e bullo, ai confini dell’hit parade.
Ma si vedeva chiaramente tra bimbi e genitori, giovini provinci in trasferta e coppiette al passeggio, una calata di zingaroni predatori, di slavi ubriachi dagli occhi rossi e cattivi, oltre alla solita teppa tutta nostrana…

Ora lo riqualificano, attraverso un biglietto all'ingresso che sarà de na ventina d'euro, più o meno.
E’ giusto così.
Ma un po’ mi dispiace.
“Dove vanno le anatre quando gela Central Park?” si chiedeva il Giovane Holden…
E i ragazzi quando fanno sega a scuola, senza luneur?


La settima luna, era quella del Luna Park

lo scimmione si aggirava, dalla giostra al Bar

mentre l'angelo di Dio bestemmiava

facendo sforzi di petto,

grandi muscoli e poca carne, povero angelo benedetto

La sesta luna, era quella di un disgraziato

che maledetto il giorno che era nato

ma rideva sempre,

da anni non vedeva le lenzuola e con le mani

con le mani sporche di carbone

toccava il culo a una signora e rideva e toccava

sembrava lui il padrone

La quinta luna, fece paura a tutti

era la testa di un signore che con la morte vicino

giocava a bigliardino,

era pelato ed elagante

nè giovane nè vecchio forse malato

sicuramente era malato, perchè perdeva sangue da un orecchio

La quarta luna, era una fila di prigionieri

che camminando seguivano le rotaie del treno

avevano i piedi insanguinati

e le mani, e le mani, e le mani, senza guanti

ma non preoccupatevi il cielo e' sereno

oggi non ce ne sono più tanti

La terza luna uscirono tutti per guardarla

era cosi' grande che piu' di uno pensò al Padreterno

sospesero i giochi, si spensero le luci e cominciò l'inferno

la gente corse a casa perchè per quella notte ritornò l'inverno

La seconda luna, portò la disperazione tra gli zingari

qualcuno addirittura si amputò un dito

tutti andarono in banca a far qualche operazione

ma che confusione

la maggior parte prese cani e figli e corse alla stazione.

L'ultima luna, la vide solo un bimbo appena nato

aveva occhi tondi e neri e fondi e non piangeva

con grandi ali prese la luna tra le mani, tra le mani

e volò via e volò via era l'uomo di domani

e volò via e volò via era l'uomo di domani.

Thursday, February 22, 2007

il momento della cazzuola


Preferivo postare un commento sul Luneur che scompare,
ma ho un’infiammazione per il Circostante Esterno e una musica pervasiva in testa.
E qui la musica ha sempre la precedenza.

Casca il Governo Prodi.
Ne faranno un altro, forse
Coi centristi o senza
Moderatissimo all’odor d’incenso o sbilanciato verso gli estremistissimi blekkiblokki e brigadieri,

Oppure transiteremo fino alle elezioni e gli esperti del Grande Fratello hanno già allestito lo scenario della notte degli oscar e telegattoni pure, per incoronare il Ritorno del Telepresidente,
(già si parla di un Ministero delle Toilette per la Gardini, un Ministero del Gutturale e del Rutto Libero affidato a Caldacoso, e un Ministero delle Televendite per Tajani.)

non è che mi ci fossi affezionato, anzi...


Ma ciò che mi ha fatto pena&schifo, fino all’invoco di un SuperEroe,
è lo sfregio al’idea di politica intesa come interesse collettivo, la torta di fango fatta con le rappresentanze parlamentari…

vai SuperEroe e colpisci:

innanzitutto l’opposizione tutta: l’Afghanistan e Vicenza partono da azioni politiche da loro intraprese, perché non sostenerle? Non le sosterranno, tornassero al potere?
Ma la politica del maggioritario è solo scontro tra Ultras, peggio che allo stadio… e sembra pure giusto che sia così… Opposizione Responsabile è il nuovo Concetto Buffo dell’anno, già su Striscia preparano le gag col gabibbo che fa opposizione responsabile…
Inutile però allora mandare tanti parlamentari a Roma, ne basta uno per schieramento con tanti voti quanto in proporzione pesa il suo partito. In realtà è inutile proprio il Parlamento…
E poi mi chiedo, senza riuscire a googlar risposta: ma la missione in Afghanistan all’origine fu votata da Esponenti Sinistri o pure lì si astennero in blocco?

Poi, con particolar accanimento, mio caro SuperEroe colpisci Follini e i Suoi. Che sono quelli che si sono “astenuti”, quando l’astensione al Senato, se non ti alzi e te ne vai, equivale al 100per100 al No, con unica concessione all’ipocrisia di simular …

E poi tutti i servi sciocchi, ripassali: Tajani, Schifani, Bondi… tutti quei signur’ incravattati nel vestito dello yes-man, professionisti della lezioncina, portatori insani di cantilene dirigenziali, chiodi della croce di cristo…

Dopodiché, na passatine ai due dissidenti dagliela, magari non proprio cattiva, ma dagliela. Capisco la coerenza… però pure mi chiedo: ma proprio non v’è piaciuta l’apertura di Zio D’Alema? E allora, soprattutto, A quale risultato politico avete mirato? Gli strateghi del proletariato…

Ok,
t’invoco,

Sphalman
Attacca!!!


Fra le maschere che un uomo può indossare ricordiamo l'argilla.
Fra le maschere che un uomo può indossare come non citare il bronzo?
C'è la maschera di ferro,
c'è la maschera di Pippo,
ma la maschera di merda te la fa solo Shpalman.
Dixie e le ragazze della palla al piede tornano domani,
ma adesso è il momento della cazzuola di Shpalman!
Un tamarro dietro l'angolo voleva incularmi la Vespa.
Un tamarro dietro un altro angolo voleva incularmi la catenina.
Ma io ho chiamato "Shpalman!"
Lui mi ha risposto "Dimmi"
E io gli ho detto:
"Vieni qui che c'è bisogno di te per difendere me"
Attenti cattivissimi perchè è arrivato Shpalman,
che shpalma la merda in faccia
Aiuto arriva Shpalman che tutti shpalmerà.
Non c'è dubbio che Shpalman sia un amico con le mani in pasta.
E non credere che a Shpalman gli puoi dire "Tipo, adesso basta"
Perchè si chiama Shpalman
e il nome dice tutto
e ad ogni farabutto
tinge il viso color maron,
poi lo asciuga col phon
ti rende shpalmatissimo
Perchè si chiama Shpalman
e shpalma la merda in faccia
aiuto arriva Shpalman
che tutti shpalmerà
Eroe dei nos tri tempi
non temo il faccia a faccia
di merda una focaccia
sul volto shpalmami
Facc! Zic! Briff! Rottprot! Mingh! Pat Pat! Zic! Zum! Patatracchete! Uelalalala!
Che super sballo!
Nella confezione di Shpalman megatransformer super action trovi la cartolina del concorso "spalma il tuo compagno di banco" e vinci la cazzuola laser di Shpalman.
Perchè è arrivato Shpalman
che shpalma la merda in faccia
aiuto arriva Shpalman che tutti shpalmerà
autografi la faccia di tutti i miei nemici
e il volto gli incornici con pezzi di pupù
Arrivederci Shpalman,
ci mancherai di brutto
ed ogni farabutto shpalmato resterà

Friday, February 16, 2007

com'è un ordine discreto?


"...pensavo a questi versi: "e ora viaggi ridi vivi o sei perduta col tuo ordine discreto dentro al cuore" ... Com’è una persona che ha un ordine discreto dentro al cuore? "

Me l’hai chiesto tempo fa, Ele, oggi ti rispondo, almeno ci provo a dirti com'è

Possiamo immaginarcela mentre…

si organizza la vita stando attenta a compartire bene i tempi per il lavoro, la forma fisica e le relazioni sociali…

buona conoscenza degli apporti vitaminici e delle ripartizioni dei carboidrati,

attenzione vigile ai principali derivati degli yogurt

ammirazione per i dopobarba

figli già iscritti ad istituti di pedagogia new age, dieci anni prima che nascano

microbofobia indiscutibile

attitudine al siddharta e agli aforismi francesi

un innamoramento spiazzante quanto un orgasmo, uscito fuori dai binari ma poi rientrato e invitato per cena, ti presento il carrè d’arrosto al barolo che ha fatto mamma.

alcuni must in testa, letti una volta in bagno su “viver sani e stare in forma” e intrioettati per sempre,

un libro di freud sul comodino, per capire sé stessi e quanto la mamma e il papà abbiano inciso sui traumi

appoggio incondizionato alla legge sirchia contro i fumatori

uno sposo futuro che penserà tra sé e sé ma io non ci sto e poi,tutti pensarono dietro ai cappelli,lo sposo è impazzito oppure ha bevuto. Ed effettivamente avrà bevuto.

uso indiscriminato di precotti e conoscenza comparata delle principali marche industriali di lasagne

vacanze regolarmente iscritte all’albo delle cartoline

un periodo di ribellismo in cui si è fatta le canne e ha percepito un quadro di Magritte.

una sbronza triste con creme di whisky e grappe al melone durante una festa adolescenziale

in odor di camera da letto, biancheria troppo vistosa per essere vera

un’amica fidata che non vede mai ma che sa dare consigli

frequentazione senza enfasi e per motivi parentali di circoli rotariani

partecipazione, con guida in cuffia, delle più importanti mostre evento metropolitane

un lavoro sicuro, la stima dell’azienda e prospettive di carriera.


.
..se hai qualcosa da aggiungere…



HOTEL SUPRAMONTE


E se vai all'Hotel Supramonte e guardi il cielo

tu vedrai una donna in fiamme e un uomo solo

e una lettera vera di notte falsa di giorno

e poi scuse e accuse e scuse senza ritorno

e ora viaggi ridi vivi o sei perduta

col tuo ordine discreto dentro il cuore

ma dove dov'è il tuo amore, ma dove è finito il tuo amore

Grazie al cielo ho una bocca per bere e non è facile

grazie a te ho una barca da scrivere ho un treno da perdere

e un invito all'Hotel Supramonte dove ho visto la neve

sul tuo corpo così dolce di fame così dolce di sete

passerà anche questa stazione senza far male

passerà questa pioggia sottile come passa il dolore

ma dove dov'è il tuo amore, ma dove è finito il tuo amore

E ora siedo sul letto del bosco che ormai ha il tuo nome

ora il tempo è un signore distratto è un bambino che dorme

ma se ti svegli e hai ancora paura ridammi la mano

cosa importa se sono caduto se sono lontano

perché domani sarà un giorno lungo e senza parole

perché domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole

ma dove dov'è il tuo cuore, ma dove è finito il tuo cuore.

Monday, February 12, 2007

...e in omaggio, le pentole.


Certe volte ti svegli ch’è lunedì, scendi dal letto e metti i piedi per terra uscendo cisposamente al contempo dal regno della propria vita personale – quella del dire fare baciare, voglio partire, bello sto film, buona sta minestra – ed entri nell’agguato, appena appena pettinato altro che prato rifiorito, brusco come quando fuori pioveva e tu mi domandavi mentre io pensavo ad altro, tiè…

E prendi parti e vai
E non c’è più tempo per niente e per nessuno
E rimandi un pensiero e stacchi da tutto
E sai già che sarà faticoso e non sarà fatica stanca che appaga ma fatica di nervi che stride, come sabbia tra i denti
E intanto perdi di vista... come chi? perdi di vista è transitivo, no?
E c’è licenza per tutti di essere idioti, se poi c'è l'ordine, figurati...
E non c’è diritto che sia condiviso…come i doveri del resto…
E mi dispiace per chi c’è rimasto male. Il tuo idealismo termina dove comincia il mio.
E fuori nel mondo parla Ruini che appella ai cattolici…e vincerà lui. Fottetevi fottettevi fottettevi.
E finirà tutto nel disastro dell’ambiente, figlio mio ti lasci questo ricordo di eucalipto sul marciapiede, non gettarci le carte èh… e non prendere la macchina per andare a comprare il latte… ummm...figlio mio... in realtà so cent’anni che a nessuno gliene frega un cazzo di te, mò te l’ho detto.
E le pensioni dei politici, non sono forse argomento che tira giù la cortina di ferro sulla partecipazione? Ho sempre pensato che i veri politici siamo noi, pensa che coglione!
E la violenza senza limiti su uomini donne bambini e cani.

Va tutto a puttane, io tu voi e noi e lei tra noi e lui tra voi e chiunque ci voglia venire in questa gita col set di pentole in omaggio.

Ok, fatto sfogo, arrossato il territorio,
stacco der mondo e via a maniche arrotolate
verso la fine della giornata.

L'autista che ti guida

Ha una sola mano

Ma vede ciò che credi invisibile

Nel tuo piccolo mondo

Fra piccole iene

Anche il sole sorge

Solo se conviene

Fra piccole iene

Solo se conviene

Mia piccola iena

Solo se conviene

L'amore rende soli

Ma è ben più doloroso

Se per nemici e amici

Non sei più pericoloso

La testa è così piena

Che non pensi più

Ti si aprono le gambe oppure

Le hai aperte tu

Aiutami a trovare

Qualcosa di pulito

Uccidi ma non vuoi morire

Uccidi ma non vuoi morire

Fra piccole iene

Solo se conviene

Mia piccola iena

Solo se conviene

Non puoi scordare dove

Son state le tue labbra

Sai già come sarà

Ma non sai più chi sei

La testa è così piena

Non riesci più a pensare

Che anche senza te

Si possa ancora respirare

Quello che hai appena fatto

Ti ha fatto stare meglio

Chi uccide poi non vuol morire

Uccidi ma non vuoi morire

Fra piccole iene

Solo se conviene

Fra piccole iene

Solo se conviene

Mia piccola iena

Solo se conviene

Mia piccola iena

Solo se conviene

Friday, February 09, 2007

Fossati gira intorno


Frettamente vò a dir:

Bel concerto di Fossati, io col suo repertorio un po’ ci litigo
però costui

sa diffondere pane e coraggio nell’aria, e non è poco al giorno d’oggi


sa infondere la consapevolezza che c’è tempo


consiglia il perdono al tempo per via di un bacio sulla bocca


ricorda a tutti che alla lunga di pigna colada ci si può pure stancare


Ma soprattutto,
forse la più acuta senzazzione della serata è questa.
la musica è vita, come l'acqua e gira gira dappertutto e ti torna sempre in testa, si prende cura di te, ti inquadra i ricordi ti promette il futuro, ti riempie ti svuota, ti da il tempo, te lo restituisce, ti porta dentro, ti tira fuori, ti unisce, ti incide i canini, ti allarga gli occhi, ti collega i pensieri, te li scioglie...


come una canzone di fossativano da cui ci si affaccia


e abbattiamo i maledetti muri

che abbiamo in testa



Per niente facili


uomini così poco allineati


li puoi chiamare ai numeri di ieri


se nella notte non li avranno cambiati
Per niente facili



uomini sempre poco allineati


li puoi pensare nelle strade di ieri


se non saranno rientrati
Sarà possibile sì



incontrarli in aereo


avranno mani e avranno faccia di chi


non fa per niente sul serio
Perché l'America cosí come Roma



gli fa paura


e il Medio-Oriente che qui da noi


non riscuote nessuna fortuna
Sarà la musica che gira intorno



quella che non ha futuro


Sarà la musica che gira intorno


saremo noi che abbiamo nella testa


un maledetto muro.
Ma uno che tiene i suoi anni al guinzaglio



e che si ferma ancora ad ogni lampione


o fa una musica senza futuro o


non ha capito mai nessuna lezione
Sará che l'anima della gente



funziona dappertutto come qui


Sarà che l'anima della gente


Non ha imparato a dire ancora un solo sì
Sarà la musica che gira intorn



quella che non ha futuro


Sarà la musica che gira intorno


saremo noi che abbiamo nella testa


un maledetto muro.
Per niente facili



uomini così poco allineati


li puoi chiamare ai numeri di ieri


se nella notte non li avranno cambiati
Per niente facili



uomini sempre poco affezionati


li puoi tenere fra i pensieri di ieri


se non ci avranno scordati
Sarà la musica che gira intorno



quella che non ha futuro


Sarà la musica che gira intorno


saremo noi che abbiamo nella testa





un maledetto muro.

Wednesday, February 07, 2007

autostrading



Piùfforte di mè.

Ogni volta che rotolo verso sud, mentre ripasso memorie piumonate sul sedile posteriore, punto il naso sul finestrino e mi dedico all’osservaggio autostradale dell’A1.
Fra i tanti sport estremi e anglofonicamente gerundivi, spioppanti come funghi, piuttosto che il birdwatching propongo l’autostrading. Occorrerebbe fermarsi sulle corsie demergenza, scendere, fotografare in quadricromia e quattrostagioneria e penetrare a zompi sugli scenari, a voli radenti di deltaplano, conquistando cime col furore dei bambini liberati e bussando morettianamente alle porte di quelle case intraviste per chiedere: “Scusi, ma lei come vive qua dentro? Chi c’è con lei? La domenica va a pranzo all’autogrill? Lei ci va mai a Caianiello città, a Pontecagnano, a Buccino? E lei ci sale sui pendii retrostanti o non ci va nessuno, cioè tutti ci passano, dicono che bello qui, s’immaginano scout per un giorno ma poi al massimo prendono il menù colazione, sobillati dagli addetti del posto ristoro di Teano? Ma ha visto quante cassette porno ancora si vendono alle pompe di benzina? E che titoli, signore mio…“

L’uscita dal lazio è una discesa o una salita, secondo la direzione, è sempre percorsa con ansia d’arrivare o di tornare. San Cesareo, Valmontone,Colleferro, Anagni e Pontecorvo… son telegiornali e isoradio e qualche fabbrica di laterizi a latere.

La Campania invece si fa riconoscere. Spesso pianeggiante, rifulge dagli orti. Attualmente, spicca il brillare dei fiori gialli dei broccoletti e l’intensità della lattuga larga. Appezzamenti delimitati cartesianamente pè l’ortofrutticolo esuberante inclinato.
Si le pummarole, i pastifici… ma i broccoletti so più smeraldigni. Che poi lo senti che sei al sud, che è un’altra cosa, che i cani so più figghiendrocchia e le campagne sanno di terra e colesterolo e polvere nei capelli duri.

Poi c’è Salerno e l’inferno di lamiera, i condannati delle code allo svincolo e i lavori d’ampliamento dell’autostrada affinché giunga, io credo, a New York. Altrimenti non si spiega.
Hanno costruito le corsie a balconate e platea. Ma va tutto bene, purchè inaugurino.

Arrivi in Basilicata e ti si aprono le valli. Trionfo della violenza scoscesa, contrafforti petrosi e altezze reali. Quest’anno s’apprezzano i cambiamenti climatici. Laddove c’erano metri di neve da affondarci e sperderci l’occhio all’orizzonte profondamente bianco, oggi non c’è un cazzo di neve, na spruzzata di borotalco stentata, ma giusto in cima al Pollino. Fiorivano i peschi, piuttosto.

Vastità di spazi anabitati, cucuzzoli di paesi isolati come ciliegie sulle torte, seminazioni d’alberi e sassate. Quando s’annuvola le petre s’accigliano nello scuro, e se tra i nembi di nuvole disposte a passamontagna escono due occhi di luce a disco, il verde che si becca il raggio si fa color basilico, che altrimenti non si chiamava così sta regione lucana.

Scendo più giù, fino a Lamezia. Con la Calabria cambia tutto. Gli ulivi si distribuiscono a manciate non di grossa pretesa, e l’obliquo pervade ogni costruzione, d’alberi, di tralicci e forse di case, che la torre di pisa si dovrebbe vergognare, brevi colline staccate nette come tette, colori bruciati e improvvise apparizioni del mare, blu, scuro e deciso. Non un mare degradante e scolorantesi dal turchese all’oltremare, ma il mare aperto blu, da subito e non so se hai capito.

Raro dormire in albergo, rimango sospeso come un sorriso di cortesia tra le ritualità cordiali dell’ ospitalità e il pensiero che poi nelle stanze ognuno si fa i cazi suoi.
La stanza da sul mare, il quale come tutte le sere, immagino, fa risacca e si sente il rumore. E penso che sì, ci vivrei vicino al mare, mi piacerebbe apprezzarne l’esistenza per dodici mesi all’anno e non solo due tuffi ogni tanto se non è troppo fredda e se non hai mangiato da almeno tre ore, altrimenti muori.

Mi ritrovo a far colazione in un albergo vista mare, si vede Tropea – ah le cipolle rosse! - , Capo Vaticano e forse pure Stromboli. Questo mi vedo con la spremuta davanti, in una sala dove le sedie sono urli di zebra sintetica!

Lamezia avrà 500.000 mila milioni di abitanti circa, è grande tre quattro volte roma, così, ad occhio. Brulica di tutte le età, ferocemente isolata come il resto di una divisione.
S’intravede una cava che è un mozzico in una montagna, un’otturazione saltata.

Visito un capannone, sarà un ufficio. Ai confini di Lucania e Campania ma soprattutto ai confini della realtà. Nessuno di quelli che ci lavoreranno probabilmente aveva pensato di finirci dentro mentre faceva un tema di fantasia a scuola all’età di otto anni. Immagina il tuo lavoro da grande. Nciussapevano cà finiva accussì.

Torno pensando come al solito che il giorno che non avrò impegni scadenzati sulla settimana lavorativa ma tempo libero a volontà, e la volontà non manca, tra i tanti viaggi che voglio fare
c’è l’on the road terron-oriented, con ampio spazio dedicato all’autostrading e dispersione in volo libero sul territorio andato ormai …

E piove ormai già da quattro giorni

la sabbia del deserto viene su dal mare

la pasticcera ha rimesso su le calze

le pieghe del lenzuolo le ha stampate sulla pelle

è passato ormai il tempo dei ramarri

nascosti dentro ai fossi con le facce da idioti

e l’inquietudine cresce dentro come un cancro

e ce n’è di che se io mi lascio andare.

Eh, eh, eh, eh, hei, piove sabbia del deserto

eh, eh, eh, eh, hei, proprio qui in provincia.

Dietro la porta della mia stanza a pagamento

io sento muoversi la padrona della pensione

nell’occhio destro ha la forma della serratura

sono schiavo del suo gioco

perché non le parlo chiaro.

Amore mio, ho aspettato quattro ore

seduto su un muretto bagnato fino all’osso

e la cartella coi disegni a carboncino

l’ho buttata giù di sotto, tanto non sarò mai un artista.

Eh, eh, eh, eh, hei, piove sabbia del deserto

eh, eh, eh, eh, hei, proprio qui in provincia.

Domani vengono a prendermi i parenti

per le feste comandate torno sempre a casa

mi sentirò dire che non ho mangiato

che sono dimagrito,

che sono bianco come un cero.

Amore mio, i tuoi giochini sul divano

me li conto ad uno ad uno

nel sedile posteriore

però più in là io non posso andare

perché ho già bisogno dei tuoi occhi sulla mia pelle.

E la provincia come un’isola di matti

perduta nella pioggia

si allontana alle mie spalle

e l’inquietudine mi cresce dentro come un cancro

sì ce n’è di che se io mi lascio andare.

Eh, eh, eh, eh, hei, piove sabbia del deserto

eh, eh, eh, eh, hei, proprio qui in provincia.

Eh, eh, eh, eh, hei, piove sabbia del deserto

eh, eh, eh, eh, hei, proprio qui in provincia