Tuesday, October 30, 2007

ehi come stai sapore amaro


La Persistenza Psichica del Vissuto, questa colonia mnemonica sedimentata su remoti insediamenti di fatto, non conosce cronologie né Governo Centrale.

Rimane là, comodamente come villetta vista mare nel sistema parasimpatico o in qualche altro tascapane ghiandolare, strafottente&impunita di fronte alle nostre velleità di metterle la sella e farne un Prigioniero di Avignone.
La Persistenza Psichica fa Resistenza e allora va bene.
La Persistenza Psichica crea feticci anacronistici e allora va male.
La Persistenza Psichica apre bottiglie di vino e fa piramidi di bicchierini.
La Persistenza Psichica si ricorda di posti che non sai più dove cazzo erano di preciso, né che giorno era, né dove sono finiti tutti.
La Persistenza Psichica stava dentro casa prima che io v’entrassi, e c’è rimasta quando me ne sono andato.
La Persistenza Psichica, in combinato disposto con artigianali rudimenti di elettromagnetismo, spiegherebbe pure i Fantasmi. C’è un Fantasma che fa l’autostop, ma quello non l’avevo lasciato io là.
La Persistenza Psichica si nutre di Bovarismi. Non fa cliscè o scritte sopra un metro fosse pure un po' stantìo, che dici “intanto questo è mio”.
La Persistenza Psichica è un balcone della memoria, alto su un quartiere che ne conosci i cortili e ci hai lasciato file di passi sui marciapiedi e vedi gli angoli dove attraversi la strada.
La Persistenza Psichica fa gruppetti d’età sul Documento d’Identità e impacchetta memorie sputtanate nei parcheggi, sulle statali, dentro i pub e sulle pagine lette, come fossero fototessere.
La Persistenza Psichica conosce un sacco di canzoni e campa recitando O Bella Età dell’Oro che si fugge tuttavia. Manifesti di James Bond e Omar Sivori sulle pareti della scuola Marylin Monroe.

La Persistenza Psichica ha il sapore amaro di appuntamenti a cui mancavo.

La Persistenza Psichica però ha un limite d’osmosi
se il Futuro sorride a quelli come Noi.

Nuove Persistenze Aspettasi.

E magari morirò di tanto amore
magari no chi lo può dire?
Un anno e più non è uno scherzo
può renderti diverso
un anno è la fotografia
di te stesso che vai via.
E lei è lei, non può cambiare
dolcissima e immortale.
presto, dov'è la mia faccia più dura
che non veda che ho paura.
E mentre andrò dovrò pensare
tu non sei uomo da piegare
quante ne ho avute, quante ne ho volute e poi dimenticate.
C'è chi mi odia per gli amori da un'ora
e chi mi cerca ancora
e non sa che avrei bisogno stasera
più che d'altro d'una preghiera.
Perché so perché lo so.
Di tanto amore morirò
di questo amore morirò
avrò la faccia più dura
ma una parola e morirò
ha i suoi motivi la paura
dovrei saperlo già da un po'.
Ehi come stai sapore amaro
di appuntamenti a cui mancavo
di pensieri sempre i più buoni
cancellati dalle intenzioni.
Estate di corsa temporali d'agosto
e poi cambiare ad ogni costo
ehi come stai, sapore amaro di una fine sicura.
perché so perché lo so.
Di tanto amore morirò
di questo amore morirò
avrò la faccia più dura
ma una parola e morirò
ha i suoi motivi la paura
dovrei saperlo già da un po'.

Friday, October 26, 2007

Come passa quest’acqua di fiume


La vedi la siluètte degli alberi d’autunno, pret-a-portè di foglie vanitose, complice un cielo terso che stacca di netto rami&confini, senza spilli di luce ficcantisi in the eyes.
Lo vedi come sarebbe semplice, se fosse solo cielo…
Queste rincorse prima che chiudano i negozi, questi chilometri tra il dire e il fare, la benzina sempre più cara e tu sempre più vocabolo da prosa, infilato nella narrativa catastale, volti pagine a colpi di bacchettate sul cerchio che rotola rotola, fa massa raccogliendo giorni per strada e ancora rotola, rotola giù fino ai piedi di un albero di Natale, fino all’alba di calendario&cotillons.

Le vedi queste foglie che non ti fermi a raccogliere?
E questi pensieri che passano come acqua di fiume che sembra che è ferma, ma hai voglia se va?
Ieri era un altro giorno, figlio dei tempi fuggito nella sera blu, come fugge il sassofono alla fine delle canzoni italiane degli anni 80, lasciando la luce accesa in cucina, le gocce di pioggia sul vetro e le facce bollite&intorpidite, al solito posto sotto una falce di luna.

Salutiamo da dentro al maglione stagionato&mero le nuove avanguardie degli eserciti del surf e
arrediamo gli interni,da tuttifrutti di sole a tuttisurgelati di neon.
Ci riposiamo un po’.
E’ solo Autunno che arriva.
Il fisiologico smaltimento delle foglie
.

Sarà che tutta la vita è una strada con molti tornanti,

e che i cani ci girano intorno con le bocche fumanti,

che se provano noia o tristezza o dolore o amore non so.

Sarà che un giorno si presenta l’inverno e ti piega i ginocchi,

e tu ti affacci da dietro quei vetri che sono i tuoi occhi,

e non vedi più niente,

e più niente ti vede e più niente ti tocca.

Sarà che io col mio ago ci attacco la sera alla notte,

e nella vita ne ho viste e ne ho prese e ne ho date di botte,

che nemmeno mi fanno più male e nemmeno mi bruciano più.

Dentro al mio cuore di muro e metallo

dentro la mia cassaforte,

dentro la mia collezione di amori con le gambe corte,

ed ognuno c’ha un numero e sopra ognuno una croce,

ma va bene lo stesso, va bene così.

Chiamatemi Mimì, chiamatemi Mimì.
Per i miei occhi neri e i capelli e i miei neri pensieri,

c’è Mimì che cammina sul ponte

per mano alla figlia e che guardano giù.

Per la vita che ho avuto e la vita che ho dato,

per i miei occhiali neri,

per spiegare alla figlia che domani va meglio,

che vedrai, cambierà.

Come passa quest’acqua di fiume che sembra che è ferma,

ma hai voglia se va,

come Mimì che cammina per mano alla figlia,

chissà dove va.

Sarà che tutta la vita è una strada e la vedi tornare,

come la lacrime tornano agli occhi e ti fanno più male,

e nessuno ti vede, e nessuno ti vuole per quello che sei.

Sarà che i cani stanotte alla porta li sento abbaiare,

sarà che sopra al tuo cuore c’è scritto "Vietato passare",

il tuo amore è un segreto,

il tuo cuore è un divieto,

personale al completo,

e va bene così.

Chiamatemi Mimì,

chiamatemi Mimì.
Per i miei occhi neri e i capelli

e i miei neri pensieri,

c’è Mimì che cammina sul ponte per mano alla figlia

e che guardano giù.

Per la vita che ho avuto e la vita che ho dato,

per i miei occhiali neri,

per spiegare alla figlia che domani va meglio,

che vedrai, cambierà.

Come passa quest’acqua di fiume che sembra che è ferma,

ma hai voglia se va,

come Mimì che cammina per mano alla figlia,

chissà dove va

Friday, October 19, 2007

elvis sull'asteroide


Quando si ruppero le acque e sciabordò a riva l’onda lunga dei compulsivi istinti ormai fuor di tasca e rotolanti come schicchere di biglia sul pavimento dentro casa, tutto si fece meno allineato e ci fu uno sfondo del desktop di un verde psichedelico (e pure un po’ giallo canarino) che s’installo automatico sulle pareti mentali sicchè la razionalità di quel coso molle cerebrale se la piantò di dire fai questo fai quello al complesso organico, perchè fu chiaro a scena aperta che la geometria esistenziale è piuttosto frattale, non bisognava illudersi coi moti rettilinei uniformi e con quei teoremi ottimisti che basta che tracci l’altezza, unisci un paio di vertici, fai trallallero trallallà colle parentesi graffe e tutto ritorna semplificando per due o per quattromiglioniduecentotrenta… all’improvviso tutto si coordinò per polisindeti a sé stanti, polisindeti come pioggia di asteroidi, senza più palinsesti obbligati e oggettivi, perché qui d’oggettivo c’è rimasto solo una lisca di pesce, su coreografico letto d’insalata, che nemmeno si può mangiare, sai?

Venivano in mente personaggi come canzoni sentite prima. Come prima di che? Non è questo il punto, non lo è mai stato. Nce’scassà o’cazz. Hai mai fuso una canzone con una memoria vissuta? A lungo termine s’assomigliano, sono tutte cellette memorizzate, kappabàit di neuroni oramai a dieta incurabile, neuroni di sedano, carne o vinile che fossero prima.

Venivano in mente tutti, presi tagliati e incollati nei loro gusci di noce assoluti&freddi perché ancora non avevano acceso i riscaldamenti e in fondo anche perché così è la vita, venivano in mente alla spicciolata, alcuni mentre stavano ancora a scuola e mangiavano la pizza bianca, altri la vigilia di natale che fumavano dalla bocca freddo&fumo in macchina, in fondo al parcheggio di un supermercato, balzò repente in mente, come cervo che esce di foresta, perfino una che ora manco mi ricordo più come si chiamava ma si vedeva che ci stava, che poi all’epoca manco c’erano i telefonini e le email e le cose o le facevi subito o si perdevano i contatti e cordiali saluti a tutti.

E allora ci stavano quelli che erano partiti per la tangente e dicevano noi non ci ritorniamo più dentro il cerchio o comunque neanche all’interno nel perimetro we returneremm’ cchiù, si sta troppo bene fuori, anche se non c’è più il sole di giorno e fa un pochino freddo la sera, ma la notte si vedono un sacco di stelle forse più di un migliardo e allora sai checc’è? preferiamo metterci il giaccone sopra e aspettare che ritorni l’estate afrorosa&gelataia qui in the sky with diamonds, in miezz’ar campo degli strobbèrry forever, piuttosto che galleggiare di stenti nelle vostre pianure secche&pontificie, salutateci a sòreta e non fate mischioni quando bevete. Forza tuttìnzieme now, cantiamo Bang Bang, I was five and you was six Bang Bang, My baby shot me down. O non era così che faceva?

E poi ci stava quello sosia diciottenne di Elvìs, Antonio, che stèva sott’o purtone della innammurata sua, una guagliuncella che andava facendo la frizzante peperina e teneva poca voglia di pensare a uno sposalizio e perciò ciàveva detto all’ Antonio Pelvis uè uè, bello bello, ma tu che ti si mìs’n’capa? E allora il sosia, ciuffettone ciuffettone, strillava verso la finestra refrattaria con tutto il fiato suo di giovane rubicondo arrossato in viso: Love me tender, mannacci’a muòrt, love me tender, Maruzzè! E più strillava e più faceva buio intorno e la gente volevano dormire e ci dicevano guagliò ma perché non ti fai a una puttana, così ti calmi un po’ e ci fai prendere sonno che domani dobbiamo andare a faticare, a regazzì, mica stamo a pettinà er ciuffo come te, che te ne stai rubizzo&imperituro tutto er giorno cò sta cazzo de gelatina nei capelli a fare le smorfie col viso nello specchietto della moto, e più dicevano accussì, più si inasprivano gli animi del Vicinato United e allora poi organizzarono un commando punitivo, mezzo romano mezzo napoletano, lo presero ar sosia, ci scassarono la chitarra come fa Giònbelusci in animal house e lo accisero di mazzate, per fargli capire che qui non c’era più nessuna possibilità di ‘faccimm’ammore’ anymore, Ugly Bastard of Elvis, affanculo te e tutta Memphis. We love only Disco Anni 70, you know: uànz I was afraìd I was petrifaid e Born tobbì alàiv,bìì alàiv, bììì alàiv, fucking sosia of fucking elvis, e giù botte come se piovesse.
La finestra refrattaria s’aprì e la nnammurata sua ci strillò: Antò, ancora tu, ma non dovevamo vederci più, vafammocc’a mammeta, allora sì popio nu strunz! E poi ammè me piàciono i sosia de claudiovilla, cheddevifà , so una all’antica, io sò fatta così, è il mio carattere…me ne torno a letto a leggere il protocollo sul wellfare e più non mi scocciar.”
Buon giorno blues ancora tu...
ma è già mattina e giù le zampe dal mio drink...
m'hai messo sete...
e allora alzati e cammina raccontami una favola,
di quelle che sai tu... no...
non parlo più con i lampioni lungo i viali...
son diventati troppo snob e tu che fai...
traffico in perle per maiali mettiamoci in affari...
tu i maiali ed io i bijoux...
Maccheroni amari maccheroni & c. guardo le mie foto di quand'ero freak...
ero un altro me ero un altro chi?
maccheroni amari il mondo fa così
M'ha morso un blues t'ha morso un che?
m'ha morso un cane... era un bel cane pompadour...
era una notte di inquietudini tzigane...
ti chiamo per telefono ma invece metto giù...
Che vuoi da me... la vita ha troppe sfumature...
beccarle tutte non si può... poi che ne so... io guardo solo le figure...
il resto è solo rondini che volano lassù
Maccheroni amari maccheroni & c.
guardo le tue foto di quand'eri yank...
baci da New York pioggia da Paris
chi l'ha scritti i dialoghi di questo film...
Buon giorno blues buongiorno a te...
ma è già mattina te lo faresti un altro drink...
non c'è più niente... e fuori è tutto come prima...
non farti troppi scrupoli che il mondo è ancora lì...
Maccheroni amari maccheroncini and cheese

Monday, October 15, 2007

Isoradio On My Mind


…Uhhhhh bèiby do you know that's worth ? Uhhhh heaven is a place on heart…

Bene, dopo questa canzone allegrotta di Belinda Carlisle, beccatevi la situazione del traffico sulle principali arterie di scomunicazione.

Circolazione attualmente priva di rallentamenti tra Pescolanciano e Capracotta in Molise, approfittatene, perché altrove c’è l’inferno di lamiera.
Si viaggia ad una corsia sola a causa di lavori in corso nel tratto stradale tra Alberga e Lamezia Terme e tra Pontecagnano e Civitanova Marche.
Segnalate code intense sulla Salerno – Reggio Calabria, a causa di un tamponamento tra due veicoli, avvenuto nel 1989.
Code chilometriche al Brennero, provenienti da Napoli e a Napoli Corso Malta provenienti dal Brennero.
Sulla A9 Lainate - Como - Chiasso, in seguito al ribaltamento di un tir e del suo carico di latte, si può fare colazione se portate i biscotti.
Occorre prestare attenzione sulla A7 Genova – Serravalle a causa dell’incendio di una scarpata che obbliga i veicoli a passare in mezzo a due pareti di fuoco. Si raccomanda pertanto la massima prudenza.
Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria, transito con catene dal traforo del Frejus in poi.
Allo svincolo di Bologna Borgo Panigale un bel tacer non fu mai scritto, mentre è stata chiusa l’uscita di Firenze Lastra a Signa a causa della forte dispersione scolastica, dopo la scomparsa di alcuni scuolabus provenienti dalla provincia e deviati dagli storici scavi di Barberino del Mugello.
Sempre gonfi di vento, i calzini a strisce biancorosse appesi tra Capua e Caianello e la gente oramai si chiedono stu sfaccimm’ e vient dove nous porterà, mannacci’a muort!
… code anche tra Genova e Ventimiglia, forse anche Trenta/Quarantamiglia. Si consiglia di uscire a Savona e fare il giro per la Svizzera.
A Milano Viale Certosa traffico paralizzato a causa di una manifestazione contro il Governo Giolitti.
Continuano i disagi sulla A14 tra Rimini sud e Riccione per il controesodo estivo, anche se siamo ormai quasi a Novembre.
Sull’A26, segnalate misteriose presenze aliene in corrispondenza di Gravellona Toce e conseguenti rallentamenti.
Tra Portogruaro e Conegliano Veneto forse è iniziata la fine del mondo, visioni intense anche allo svincolo di Mestre.
In entrata a Roma, sul Grande Raccordo Anulare, venti km di fila in carreggiata interna e venti in carreggiata esterna, almeno si chiude il cerchio.
Fine delle trasimissioni. No time, no space. State a casa se potete. E ora, riprendiamo a trasmettere brani simpatici degli anni ’80, così almeno, vi sollazzate dentro.

…Ohhhhh I wanna dance with somebody… I wanna feel the heat with somebody.
With somebody who loves me.
Somebody uh.



Parlami dell' esistenza di mondi lontanissimi
di civiltà sepolte di continenti alla deriva.
Parlami dell'amore che si fà in mezzo agli uomini
di viaggiatori anomali in territori mistici...di più.
Seguimmo per istinto le scie delle Comete
come Avanguardie di un altro sistema solare.

No Time No Space another Race of Vibrations
the Sea of the Simulation
keep your feelings in memories
I love you especially tonight.

Controllori di volo pronti per il decollo.
Telescopi giganti per seguire le stelle
navigare navigare nello spazio nello spazio... di più.

No Time No Space
another Race of Vibrations
the Sea of the Simulation
keep your feelings in memories
I love you especially tonight
.

Friday, October 12, 2007

MnemoTassonomia delle Targhe nere



“Papà ma quella che macchina è?”
“Quelle sono macchine che non si fanno più, sono fuori commercio.”

E sul sedile posteriore pensavo con fantascienza infantile agli scienziati del progresso, un po’ Archimedi Pitagorici, un po’ babbi di Mazinga, mentre s’alambiccavano a concepire auto sempre più moderne, al fine di raggiungere maggiori velocità, perfezionamento della motoristica, della sedilerìa e dell’internistica in pelle, superamenti evolutivi della trecentotredici di Paperino, della Fulvia e della Seicento.

E intanto, con quelle macchine che c’erano, imparavo le sigle delle province, desillabando le targhe.
Te è Teramo, PG Perugia e CE Caserta (perché CA era già Cagliari, CS Cosenza).

Ora che quel progresso evolutivo intravisto nell’infanzia è arrivato e sono io-ora io-qui, ovvero quel mezzo del cammin di nostra vita che mi porto a spasso in questi vestiti di prezzo popolare, dell’orizzonte magnifico e progressivo dell’automobilistica proiettata in the Sky With Diamonds, poco me ne cale, le province non le riconosco più, perché ne hanno aggiunte altre tipo Verbania,
ma all’improvviso mi ritrovo di nuovo ad osservare le targhe.
Le targhe in estinzione, quelle che avevano il fondo nero.
Mi balzano agli occhi - paolo guardami, guardami, a me gli occhi please - neanche le vado cercando. Ancora resistono anzi maturano, riqualificandosi come pezzi d’epoca.
Come i figli del dopoguerra e le palazzine dei postelegrafonici.
Come quei tempi a cui partecipavo in qualità di bambino.

S’intravedono soprattutto Mini Minor, qualche cinquecento ed alcune 127. Più rare le 126.
Appariscenti le due cavalli.
Sotto casa mia, una 128 addirittura e lì vicino una Alfa Romeo credo Giulia.
Tinte datate come pastelli di giotto&carioca: verde pisello, ocra che sembra beige, rosso carminio e celeste fiacco. Grigio Gigio e bianco Leone Bianco.

Mi chiedo se quando uscirono le prime Panda e le Uno, ancora si targasse in nero, perché non ne intravedo nessuna. Non pervenute nemmeno Alfasud, Giulietta e 131 Miriafiori, sparite dalla circolazione. Come nemmeno Gassman, Mastroianni e Manfredi ci sono più, né i film in bianco e nero, le pubblicità della Cinzano e i mobili di nonna con tutte quelle ante di vetro.

Quando arriva il futuro, sembra che sia altrettanto fatto di ammanchi e memorie.

Ma sto divagando.
Del resto la memoria è rettilinea&uniforme solo quando la tassonomizzi per uso esterno.
Magari con la scusa delle targhe ancora nere.



Il motore del 2000 sarà bello e lucente

Sarà veloce e silenzioso, sarà un motore delicato

Avrà lo scarico calibrato e un odore che non inquina…

Lo potrà respirare un bambino o una bambina.…

Ma seguendo le nostre cognizioni

Nessuno ancora sa dire come sarà, cosa farà

Nella realtà il ragazzo del 2000, questo perché nessuno lo sa.

L'ipotesi è suggestiva, ed anche urgente,

ma seguendo questa prospettiva,

oggi ne sappiamo poco o niente.…

Noi sappiamo tutto del motore

Questo lucente motore del futuro.

Ma non riusciamo a disegnare il cuore

Di quel giovane uomo del futuro.

Non sappiamo niente del ragazzo

Fermo sull'uscio ad aspettare

Dentro a quel ghetto del 2000

Non lo sappiamo immaginare…



Tuesday, October 09, 2007

I Bruti e Sant'Agostino

Fatti non fummo.
Per viver come bruti.
Ma per seguir virtute e canoscienza.

Vaglielo a dire.
Ai curatori dei palinsesti, ai divulgatori di personacci celebri, ai masticatori di luoghi comuni , ai mangiatori di minestre riscaldate, ai risatori di film che fanno ridere, ai ripetitori di parole risapute, agli inoltratori di contenuti superflui, ai promotori dei revival degli anni settanta ottanta e novanta, ai pescatori nel torbido, ai consumatori compulsivi o detersivi, a quelli che si sono arresi, a quelli che non si sa cosa vincono, a chi ha bruciato un diploma e non lavora in una radio, a chi ha bruciato una laurea e non ha nemmeno acceso un fuocherello per riscaldarsi quest’inverno…

Fatti non fummo. Però poi sembra che siamo finiti per esserci.
E nemmeno si vede una rotta diversa.

Sant’Agostino di fronte al mare, si senti mancare. Perché più in là non si vedeva niente. Si rese conto dell’impossibilità di vuotarlo col suo secchiello. Si rese conto dell’infinito, prese contatto con Dio e da questo momento in poi, noi non addetti ai lavori metafisici, non possiamo sapere cosa si sono detti in quella vocazione sulla battigia.

Sant’Agostino in un Centro Commerciale arebbe avuto le orecchie piene di voci e di altoparlanti. Avrebbe pensato a quanto cibo si vende là dentro. Si sarebbe chiesto se per assurdo, avrebbe potuto mangiarlo tutto in una vita. Si sarebbe detto di sì. Gelati, patatine, cheesburgers e kebabbi. Un'impresa bizzarra e possibile. Non avrebbe pertanto pensato all’infinito. Magari avrebbe messo un fermino per rintuzzare l'appetito. Avrebbe comprato qualcosa, tanto per non uscire a mani vuote. Magari qualcosa in offerta.

Noi non studiamo più. Noi non impariamo.
Noi abdichiamo da noi stessi per non stancarci poi troppo,
e lasciarci le energie da spendere al mercatino dell’usato, dell’usurato e dell’usurpato.
Partecipiamo ad ambienti senza vista sul mare, ma lo abbiamo rimosso.

Col nostro secchielluccio bucato, restiamo là, a comprare ancora un pò.

Fatti non fummo ma poi ci finimmo,
Per sopravvivere in cattività commerciale.



(parlato)
Ulisse.
Ecco uno che tutto sommato ha la faccia.
Salato, tritato, begli anni negli Hilton d'Arabia...
E Dio ! se scopava...
E Mary.
Mi ha chiesto la strada, lo svicolo, il ponte, l'imbuto
e poi si è sorpresa, correva? Guardava le stelle?
L'America è senza ricordi
e che lingua strana per dire "Le voglio parlare"
le voci non erano più quelle.

Ho preso dai figli moltissimi vizi:
succhiarmi le dita,
sapere che questo è un sapore da amare
guardare la luna dall'angolo retto
sporcarmi, pulirmi, ripetere sempre le stesse parole che aspetto.

(cantato)
Il Conte al sommo della gloria fece a pezzi la sua vita
a pezzi la memoria
a pezzi i rubinetti
e il sole.
Anche il cavallo si mangiò
gridando "adesso so chi sono,
più tardi mi ci abituerò."
Di quello che non ho fermato oggi mi pento
ma è tardi e non ho pianto
forse qualcosa muore dentro
forse perchè non amo più
ho perso tutto questo tempo
e non vi abbraccerò mai più.
E tutto quello che so dire è che sovente il mio dolore
sa farmi divertire
la rabbia mi mantiene calmo
e abbasso questa libertà !
Un vecchio amico, un vecchio incontro
sarebbe già una novità.

(parlato)
Vorrei dirti sempre che t'amo
ma non quando è facile
oppure
le braccia conserte,
si guarda quel muro davanti,
si ascolta il rumore.
Vorrei lo sapessi, non sono il migliore.

Ho un patto con gli anni,
cavalco,
ho paura.
Mi tengo da sempre una mano sul petto
dovesse mai smettere
ascolto
di battermi il cuore

Monday, October 01, 2007

De du du du De da da da


Pomeriggio di fine giugno, anno domini MilleNovecentoOttantotto.
Chistu guaglione che songo mò, all’epoca era nu criaturo di sedici anni compiendi nel mentre,
e siccome all’epoca bisognava imparà l’inglese e mamma&papà santissimi decisero di mandarmi cò gli amici affà il gruppo studio in Inghilterra, imperciocchè che un pomeriggio mi ritrovai a camminare per le larghe avenue(s) di Londra, per una volta provinciale nonostante la provenienza capitale, disorientammirato dal maestoso circostante megalomenico di quel paese che ci dava un paio d’anni di sopravanzo tecnologico in termini di modernità, un po’ come la differenza tra Roma e Bitonto.
L’obiettivo grosso, al netto delle sottintese pulsioni ormonali, erano i negozi dischi.
Le rarità introvabili dei bootleg su cassette artigianali, pinocchie fragili e fruscianti con i concerti di Springsteen, degli Stones e dei Pogues e l’offerta diffusa su saloni enterpraiseriani della Virgin.
“Pensa che a Londra c’è un negozio di dischi di tre piani”.
Questo saremmo andati a dire.

Lì alla Virgin non mi ricordo come che , come andò e cosa ci fu, ma di sicuro io uscii con una raccolta dei Police. Che non li conoscevo di fatto, mica.
C’erano pure i testi dentro e per uno studentello fu facile assommare tutti i propri compiti nel leggerli e più o meno tradurli.

Dopodiché scopriì che tutti conoscono quella raccolta. Che tutti sanno le parole di quelle canzoni.
…and you’ll be wrapped around your finger…

E scoprii tutti gli album dei Police.
The bad’s too big.. & Want tou bè my girl / wantyùbbìmaigherl / wantyùbbì / my bì my/ bì maighèrl… (per non dire dell'attecchimento sublinguale di "everybreath you take" su un adolescente o del raccontino tascabile nabokoviano di "Don't stand so close to me")

Però i Police avevano una caratteristica commune a molti gruppi: erano di fatto morti.
Vivevano come singoli nel mondo, ma non suonavano più, avevano già fatto l’ultimo disco e amen. Quindi, come dei Beatles o dei Clash, non li avremmo mai sentiti dal vivo.
Sting si faceva i beati cazzi suoi cantando di tartarughe blu, russi che speriamo volessero bene ai bambini e madri che ballavano da sole. Tutto molto bello, ma si poteva andare a vedere Sting, no i Police.
Invece no.
Hanno fatto la Riuniòn, e manco so troppo vecchi,
suonano a Torino.

Domani vado.
De du du du , de da da da,
is all I want to say to you.
Well someone told me yesterday
That when you throw your love away
You act as if you just don't care
You look as if you're going somewhere
But I just can't convince myself
I couldn't live with no one else
And I can only play that part
And sit and nurse my broken heart
So lonely
So lonely
So lonely
So lonely
So lonely
So lonely
So lonely
So lonely
So lonely
So lonely
So lonely
So lonely
Now no one's knocked upon my door
For a thousand years or more
All made up and nowhere to go
Welcome to this one man show
Just take a seat they're always free
No surprise no mystery
In this theatre that I call my soul
I always play the starring role
So lonely
So lonely
So lonely
So lonely
So lonely
So lonely
So lonely
So lonely
So lonely
So lonely
So lonely
So lonely
I'm so lonely
I feel so alone
I feel low
I feel so
Feel so low
I feel low, low
I feel low, low, low
I feel low, low, low
I feel low, low, low
I feel low, low, low
I feel low, low, low
Low, I feel low
I feel low
I feel low
I feel so lonely
I feel so lonely
I feel so lonely, lonely, lonely, lone
Lonely, lone
I feel so alone,
yeahSo lonely...
Edit
Il CONCERTO:
Il concerto attacca “in medias res”, direbbero i latinorum, ovvero parte sparato come se già stessero suonando da un'ora: Message in a bottle subito e mi sorprendo in sospensione delle percezioni, questo concerto non doveva mai esserci, i Police erano estinti come dei Clash o dei Beatles e invece no, Sting canta con perfetta colorazione vocale “… thousand million castaways, looking for a shò-ore..” proprio come le mille volte che lo ho ascoltato riprodotto su nastri, cd e frequenza… lì, ora. Poi Sincronicity II e Walking on the moon (giants steps are what you take …/… some, may say, I’m whising my days away…).
Formidabili.
Lo stadio è pieno.
Sul palco non ci sono altri musicisti di supporto, sono solo in tre: Sting, Andy Summers e Stewart Copeland. Reggeranno tutto loro, in gran forma fisica.
Avanza la sensazione che forse vent’anni fa non avrebbero fatto un concerto altrettanto intenso.
Sanno fare i pezzi a memoria? Benissimo, allora li rifanno proprio come meglio nessuno potrebbe.
La voce di Sting è portentosa, a lui il tempo non ha levato un’ombra tonale. Andy Summers con la faccia da macellaio dell’alimentari sotto casa, sfibra le sue corde, Stewart Copeland è il più incredibile: un ragazzino che picchia sulla batteria con tecnica immane ed energia da distribuire in comodato d’uso a chi ascolta.
Pezzi storici, tutti quelli dei Grètest’ Izz che tutti conoscono, molti altri dai vari album. Allego sotto la scaletta:
Message in a Bottle
Synchronicity II
Walking On The Moon
Voices Inside My Head
When The World Is Running Down
Don't Stand So Close To Me
Driven To Tears
Truth Hits Everybody
Hole In My Life (con inserzione di Hit the road Jack)
Every Little Thing She Does Is Magic
Wrapped Around Your Finger
De Do Do Do De Da Da Da [NdPML: ... is all iwant to say to you]
Invisible Sun
Walking In Your Footsteps
Can't Stand Losing You
Roxanne
King Of Pain
So Lonely
Every Breath You Take
Next To You
Due ore piene. Mi meraviglio un altro pò mentre sento dal vivo “Don’t stand so close to me”.
Su “Wrapped Around Your Finger” Stewart Copeland suona tutta una serie di percussioni altre per rendere il suono originale… da brividi.
La sensazione finale è che tra tutte le Riunioni di grupponi storici, questa sia la più sensata.
Quando vidi i Rolling Stones nel 90, ne trassi la conclusione che, malgrado tutto l’amore che ho per questo gruppo che è in cima alle mie preferenze, i loro concerti di tanti anni prima dovevano essere veramente un’altra cosa. E che erano fedeli esecutori di sé stessi, niente di più se non l’entusiasmo proprio di me che ascolto e son di parte. Stavolta no, i Police hanno ancora il fisico e i mezzi, non c’è altro da aggiungere. Anzi, forse non sono mai stati tanto in forma.
Uno dei più bei concerti che abbia mai visto, aldisopra delle aspettative e le aspettative erano alte in quota.