Thursday, June 29, 2006

Slàidìndòrss ... sono solo dei momenti

Sarebbe quel film, che non ho visto, dove un evento se fosse andato in maniera differente concatenerebbe conseguenze tali da cambiare completamente la vita del protagonista. Si vive una volta sola, nella migliore delle ipotesi. Il periodo ipotetico del terzo tipo è slàidìndòrss.
Praticamente la sagra del rimpianto per non aver avuto la padronanza della voleè. Un calcio di rigore sulla traversa, stante l’assioma dell’indifferenza della traversa al corso degli eventi. Fotte una mischia alla traversa di slaidindoors, se ci va il pallone, te lo rimbalza e poi cazzi tuoi.
Baggio che dice è uscita di tanto così.
Una mano tesa invece di una mano in tasca.
Una parola spesa invece di un dignitoso e omissivo silenzio.
Ti dovevo saltare addosso.
Me lo dovevi dire prima.
Sarei dovuto esserci pur’io.
Ce l’avevo sulla punta della lingua, poi la lingua me l’ha mangiata il gatto.
Ti ricordi quella strada, eravamo io e te e la gente che correva … ma non è successo una ceppa.
A quella festa, manco ci volevo andare, c’era l’ultima puntata di un telefilm sui dentisti americani.
Scoppia la Rivoluzione Francese, il terzo stato assalta la Bastiglia, ma io quel giorno ero ubriaco fin dal mattino e mi sono perso tutto.
Garibaldi fu ferito, pensa se invece fosse morto.
I soldati stavano già festeggiando la vittoria, ma quell’ultimo soldato giapponese non aveva sentito la notizia della resa e sparò l’ultimo colpo, il colpo di coda del destino.

Gli anni sono solo dei momenti. Tu sei sempre stata qui davanti. Oltre slàidìndòrss.

Così a distanza d'anni aprì la mano
e aveva tre monete d'oro finto,
forse per questo non sorrise
forse per questo non disse 'ho vinto'
richiuse il pugno, roba di un minuto
per non sentirlo vuoto,
e mi manchi...
E la ragazza fece oplà una sera,
e fu un oplà da rimanerci incinta,
vestì di bianco ch'era primavera
e nella Polaroid sorrise convinta
Fecero seguito invitati tristi
e dodici antipasti,
e mi manchi...,
mi manchi...,
mi manchi.
E quando dodici anni fa,
dal bagno le disse 'è tardi, devo andare'
pensò che si trattasse di un impegno,
non dodici anni senza ritornare
da allora vinse quasi sempre tutto
e smise di pensare,
e mi manchi...,
mi manchi...,
mi manchi,
ma finchè canto ti ho davanti,
gli anni sono solo dei momenti,
tu sei sempre stata qui davanti.
tu sei sempre stata qui davanti.



Tuesday, June 27, 2006

per pochi ma non per tutti


Tra i miei amati cantautori “sfigati” degli anni 70,c’è Edoardo de Angelis, scuola romana come altri.
L’ho visto dal vivo pochi mesi fa in un centro sociale, è stata a suo modo un’esperienza, sono arrivato che.. c’ero solo io..lui e qualche amico suo. Poi un pugno di pubblico s’è composto, e ne è valsa la pena, stare lì e scoprire le meraviglie della parola che si fa canzone d’autore.

“Sfigati” ho scritto, e l’ho messo tra virgolette, perché in fondo sti cazzi, senza il beneffimero del festivalbar e il divano da opinionista se campa bene lo stesso e la cessione del quinto, ma anche del tre quarti, della propria lucidità intellettuale genera mostri, pur sempre sonno della ragione è. Deve essere terribile trovarsi a scrivere “prendilo tu questo frutto amaro”… sfigati, senza virgolette sono i collezionisti di arrangiamenti soft per spingere i carrelli fischiettando allo scaffale dei surgelati.
Lolli non ha fatto ribassi anche se vendeva meno dello Jagermaister ma non per questo si butta giù oggi, Stefano Rosso se ne resta a Via della Scala, ma forse il mutuo lo ha pagato comunque, Bertoli e Ciampi problemi non ne hanno più, sono già nel lungo periodo.
Poi, se te li vòi sentì, te li cerchi e te li senti, la grande distribuzione ha altro da fare che portarceli a casa. Non sono nemmeno giovani, nè inseriti nei revival.

“Rosso” parla di un cristo apocrifo, come ce ne sono tanti, d.c. e a.c. oltre che durante c.


ROSSO

La donna guardava le stelle
E le stelle si misero a parlare :
Vedrai che per Natale avrai un bambino
Un figlio a cui pensare...
Ed arrivò così dritto nel cuore
Un ragazzino con gli occhi come il mare
Capelli rossi rose senza spine
Le spine nei capelli fanno male...
Rosso non aveva di suo padre
La voglia di lavorare
Però quando parlava con la gente
Tutti lo stavano a sentire
Ogni sguardo che tirava era una bomba a mano
Viaggio d’andata senza ritorno
E chi dice che non era un vero uomo
E’ perduto da quel giorno...
Rosso sullo sfondo della croce
E la croce avrà un uncino
E Davide cucito sopra il petto
Nel cuore di Berlino...
Ma la calce che non serve per il pianto o per pregare
Finisce sopra i banchi della scuola
E i pezzi di quel muro ad uno ad uno
Venduti come Coca Cola...
Rosso Rosso Rosso Rosso Rosso
Controluce nel tramonto
Quando il sole muore e cambia
I colori del mondo
E quell’ uomo così rosso
come una rivoluzione
Ha una faccia sputata da giudeo
Ma in fondo che cos’ha una processione
Di diverso da un corteo...
Rosso rosso il sangue schizza in faccia
A chi passa per la strada
Rosso di frustate su quel rosso
Mandate dritte al cielo
La terra trema e si apre un pozzo
Un pozzo tutto nero
E anche se era un bandito o un indovino
Non è da tutti quando arriva la tua ora
Sorridere al destino

Per inciso, grazie a monica e mattia che stavano lì quella sera


(perchè cazzo blogspot me scompagina gli spazi quando pubblica prima o poi lo devo capì...)

Monday, June 26, 2006

le mappe e le memorie, cupe vampe


S'incrocia una lettura e un concerto. e l'idea di un viaggio, che nemmeno quest'anno farò. ma il viaggio all'est è un altro discorso.
qui è la memoria recente che viene evocata. la storia in cui c'eravamo, pure se distratti dai parametri di maastricht.

Nel '92 avevo vent'anni. mentre la ex jugoslavia diventava un carnaio, e la definizione di "odio etnico" grondava dall'altra parte dell'adriatico mapperò poi qui si trasformava in inchiostro. Lì no. corpi campi cultura e libri, tutto annientato e non stiamo parlando della notte degli ugonotti qualche secolo fà.

Sarajevo. Biblioteca Nazionale. Bersaglio.

trascrivo: "Qui nela notte tra il 25 e il 26 agosto, criminali serbi incendiarono la Bibilioteca Nazionale e Universitaria della Bosnia Erzegovina. Più di due milioni di libri, periodici, documenti sparirono tra le fiamme. Non dimenticate, ricordate e ammonite!" (lapide in ingelse e bosniaco all'ingresso della Bibilioteca)

Parole del direttore della biblioteca:
"il palazzo andò avanti a bruciare per due giorni mentre i serbi, dalle colline, si divertivano a sparare sui pompieri che cercavano di domare le fiamme. Intanto migliaia di fogli mezzo bruciati volavano sulla città. La gente li chiamava 'farfalle nere' e rischiava la vita per acchiapparli. Una delle nostre bibliotecarie fu uccisa da un frammento di una granata. Aveva 32 anni"

"La biblioteca non fu una vittima accidentale del conflitto.Viceversa fu uno dei primi bersagli. Eravamo sotto assedio da appena 4 mesi, e già prima, a maggio, l'istituto di orientalistica era stato deliberatamente attaccato, e i suoi 4 mila manoscritti e 7 mila documenti distrutti. I serbi sapevano quello che facevano: incendiarono la biblioteca perchè volevano che di noi bosniaci non rimanesse nemmeno il ricordo"




Di colpo si fa notte e s'incunea a crudo il freddo

La città trema

Livida trema

Brucia la biblioteca, i libri scritti e ricopiati a mano

Che gli Ebrei Sefarditi portano a Sarajevo in fuga dalla Spagna

S'alzano i roghi al cielo

S'alzano i roghi in cupe vampe

Brucia la biblioteca degli Slavi del Sud, europei dei Balcani

Bruciano i libri, possibili percorsi, le mappe e le memorie,

l'aiuto degli altri

S'alzano i roghi al cielo

S'alzano i roghi in cupe vampe

S'alzano gli occhi al cielo

S'alzano i roghi in cupe vampe

S'alzano gli occhi al cielo

S'alzano i roghi in cupe vampe

S'alzano i roghi al cielo

S'alzano i roghi in cupe vampe

Di colpo si fa notte e s'incunea a crudo il freddo

La città trema

Come creatura...Cupe vampe, livide stanze

Occhio cecchino, etnico assassino

Alto il sole, sete e sudore

Piena la luna, nessuna fortuna

Ci fotte la guerra che armi non ha

Ci fotte la pace che ammazza qua e là

Ci fottono i preti, i pope e i mullah

L'ONU, la NATO, la civiltà

Bella la vita dentro un catino

Bersaglio mobile di ogni cecchino

Bella la vita a Sarajevo città

Questa è la favola della viltà


Friday, June 23, 2006

pensieri freschi


CALDO.
Una limonata al bar, lo sfondo dei manifesti Cinzano degli anni 50 , una chiesa barocca,la sicilia, sudata, vestiti leggeri, ventagli, bomboloni fritti, pizza rossa e macchie d’olio, una tenda piazzata sotto i pini del campeggio, eva tremila, e le biglie coi nomi dei ciclisti, gli ombrelloni a delimitare il perimetro d’ombra sotto cui si fermano mamme e figlie coi libri di agatha christie, la doccia, una secchiata d’acqua, i capelli bagnati, i gelati, cocco bello cocco fresco, il melone, ci sono le meduse, si vedono i pesci, buttati che quando entri è calda, non mi schizzare, il tormentone dell’estate di quest’anno, me sò scordato na cosa a Roma, sapore di sale sapore di mare, che hai sula pelle, che hai sulle labbra, la sabbia sull’asciugamano.
Non ce la faccio a formulare un pensiero coerente cò sto caldo. Ma nemmeno me va de lavorà e mi rinfresco i pensieri.


Passammo l'estate
su una spiaggia solitaria
e ci arrivava l'eco di un cinema all'aperto
e sulla sabbia un caldo tropicale
dal mare.
E nel pomeriggio
quando il sole ci nutriva
di tanto in tanto un grido copriva le distanze
e l'aria delle cose diventava
irreale.
Mare mare mare voglio annegare
portami lontano a naufragare
via via via da queste sponde
portami lontano sulle onde.

A wonderful summer
on a solitary beach
against the sea"le grand hotel Sea-Gull Magique"
mentre lontano un minatore bruno
tornava.

Mare mare mare voglio annegare...

Thursday, June 22, 2006

ti racconterò...


Piccole storie coi minuti contati, piccoli protagonisti, quasi incolli di racconti libreschi, provincia adriatica e personaggi da nibbio e griso, fenditure aperte come capoversi a colpi di chitarra, lampi tra le righe, ivangraziani lo leggo e sfoglio storie di doganieri, lupi e signore che no, suo figlio non lo conoscevo, liquori maledetti e disegni buttati giù da ponte vecchio, giochini contati ad uno ad uno sui sedili posteriori, ragazze dagli occhi grandi e le tue idee, ivette senza tette, isabella sul treno, il treno a 140 all’ora, ragazzi venti giorni in fuga e nemmeno un appello per radio, illusi, romantici e fessi. O costretti dal destino a rimbalzare insieme sul tetto di una stanza, come una palla di gomma, quando ormai è chiaro che non si ambisce più al cielo.

Palla di gomma

Ora tocca a te avere gli occhi più bassi
sei caduta anche tu
tornando svelta sui tuoi passi.
Dimmi dov’è finito il tuo sorriso sfacciato?
Io almeno non ho mai bluffato...
Palla di gomma, come me,
contro il cielo dentro i muri di una stanza
palla di gomma mi hai chiamato
per ogni volta che io ho rimbalzato.
Mi conosci bene, ti conosco bene
troppo tempo insieme.

O sorellina, sorellina mia
la tua innocenza era una bugia
e adesso che sei scivolata giù
la suora bianca non esiste più
cattiva imprevedibilmente strana
sei diventata forse un po’ più umana
e questa rabbia che ci tiene insieme
ci lega più di un fascio di catene.
Mi conosci, ti conosco bene
ritorneremo insieme.

Il cielo è gonfio, stanotte pioverà
sui campi fuori di città.
Dietro un portone i bambini giocano
tirando calci ad un pallone
palla di gomma puoi tornare
quando hai smesso di rimbalzare
non dico per l’eternità
per noi non sarebbe più normale.
Mi conosci, ti conosco bene torneremo insieme

Monday, June 19, 2006

il chianti ammazza l'anemia


Sarà per quel ragazzino magro e per i suoi sogni, che forse sono io coi miei, sarà per le mele di biancaneve, sarà perchè il chianti ammazza l’anemia e mi sembra non ci sia nulla da obiettare, sarà per il finale, ma questa canzone sta ben sistemata in quella parte del juke box mnemonico che costituisce il primo strato di pelle.
C’è una memoria del tatto che conserva il ricordo di un contatto ed è evocata sfiorando la pelle, c’è una memoria del suono che non è solo un ricordo come le canzoni dall’autoradio quando si facevano i viaggi in macchina alla nanni moretti,
ma un’appartenza che non sempre sappiamo di cosa, il risultato di una definizione da riportare al passato prossimo, non un passaggio che si coniuga in imperfetto.


Non mi seguo.
Anche perchè la parola arriva molto dopo la percezione, col suo bel vocabolario di definizioni, a sfoltire e riordinare come le forbici del barbiere. Se ti giri e ti chiedi: che fine fanno quei capelli? Bè, quelli sono le parole non trovate, le doppie punte del discorso. Ciononostante, resto convinto che il chianti ammazza l’anemia, ci credo anche senza vocabolario.


Via della Scala è sempre là
e io dal letto 26
malato di pazienza sto
e aspetto chi non torna più
è un ragazzino magro che
cantava sempre insieme a me
e morì un giorno che non so
e i suoi bei sogni mi lasciò
E Biancaneve è ancora là

è un po' invecchiata ma che fa
le mele non le mangia più
forse i ragazzi giù del bar
ricordo tanto tempo fa
veniva a scuola insieme a me
la guerra già non c'era più
e poi non c'eri neanche tu

La brillantina e via così
si incominciava il Lunedì
ad invidiare quello che
aveva un libro da studiar
diceva non ti serve a niente
la scuola non ti servira'
e invece io tra quella gente
capivo un pò di verità

La mariujana ti fa male
il Chianti ammazza l'anemia
i miei compagni li ho lasciati
ho preferito andare via
così ho comprato un giradischi
uno di quelli che non va
per non dar noia a quel vicino
che non riesce a riposar
Ho conosciuto tante donne

cattive, oneste e senza età
a tutte ho dato un po' qualcosa
con tanta generosità
a lei, mia madre, i dispiaceri
mentre a mia moglie dei bambini
al primo amore i sentimenti
i baci e l'acne giovanile
Via della Scala è sempre là

e io dal letto 26
io chiudo gli occhi e penso a te
ti sento e invece non ci sei

(stefano rosso, via della scala)

Saturday, June 17, 2006

anime salve


si attraversano giorni senza atti d'amore, si vivono mesi in cima all'albero dei pensieri con le sigarette, si gioca a carte coi propri difetti e si bluffa per vincere e tenerseli in tasca che tanto tornano sempre buoni, ci si chiede cosa ci faccio io qui, si aspetta l'estate, si guarda il mare che ci riporti a riva qualcosa oppure ci lasciasse salpare una volta per tutte, si sentono le ossa, si dice era tanto per fare ma era per non morire, si canta lo stesso, non si fa buon viso a cattivo gioco, quello no altrimenti poi si finisce col divieto di sudare e più niente per potersi vergognare, si mette l'orecchio sullo stetoscopio a sentire che rumore fa la biologia mentre passa, come fosse fotosintesi di clorofilla e sangue, ci si vede in prospettiva ma la prospettiva non è mai davanti piuttosto fa giri di tango, si sta in attesa di niente mente si legge il giornale

poi ci si gira.

cambia tutto.
il senso delle anime salve.
e il dolore degli altri non è dolore a metà.

Mille anni al mondo mille ancora

che bell'inganno sei anima mia

e che bello il mio tempo che bella compagnia

sono giorni di finestre adornate

canti di stagione

anime salve in terra e in mare

sono state giornate furibonde

senza atti d'amore

senza calma di vento

solo passaggi e passaggi

passaggi di tempo

ore infinite come costellazioni e onde

spietate come gli occhi della memoria

altra memoria e non basta ancora

cose svanite facce e poi il futuro

i futuri incontri di belle amanti scellerate

saranno scontrisaranno cacce coi cani e coi cinghiali

saranno rincorse morsi e affanni per mille anni

mille anni al mondo mille ancora

che bell'inganno sei anima mia

e che grande il mio tempo che bella compagnia

mi sono spiato illudermi e fallire

abortire i figli come i sogni

mi sono guardato piangere in uno specchio di neve

mi sono visto che ridevomi sono visto di spalle che partivo

ti saluto dai paesi di domani

che sono visioni di anime contadine

in volo per il mondo

mille anni al mondo mille ancora

che bell'inganno sei anima mia

e che grande questo tempo che solitudine

che bella compagnia


Friday, June 16, 2006

non facciamo entropia

"Vuoi archiviare la posta elettronica?
Vuoi scaricare l’ultimo aggiornamento di skype?
Clicca qui per scaricare gli ultimi aggiornamenti. "

No.

Sti cazzi degli ultimi aggiornamenti, ancora sto a combatte coi vecchi.
Anche le magliette che indosso spesso sono vecchie, ma non è che sto con l’ansia di aggiornarle.

Non voglio nemmeno archiviare nulla.
Saranno pure cazzi miei cosa selezionare e cosa archiviare, no?

Invece, il pc e le sue emanazioni comunicative sono implacabili.

Implacabili... come chi sta facendo solo il proprio dovere. Come chi gli hanno detto di fare quello e fa quello perchè è quello che gli hanno detto, come chi se c’è una regola,la regola è fatta per essere rispettata, come chi vuole avere la coscienza a posto pure se il posto non è un granchè, come chi non ha peli sulla lingua e infatti spara cazzate coi denti ben in vista, erano molto meglio i peli, come chi è coerente con sè stesso nel bene e nel male e infatti fa male, è pieno di idioti coerenti, come chi se non ha niente da fare mette a posto la scrivania o spolvera le suppellettili, come chi un bicchierino e basta, ma basta de che ... pensi di essere serio così? Come chi una volta all’anno è lecito fare una follia, come chi è fatto così ed è il suo carattere, meno male che non è il mio, come chi ha messo da parte una certa cifra e quei soldi è come se non esistessero, come chi ha bisogno di due cose e ne prende tre perchè c’è l’offerta, come quei tedeschi che erano così convinti che se gli chiedevi com’era quel dittatore rispondevano che era biondo con gli occhi azzurri, e magari aveva pure la chiave... almeno il più grande quando fu davanti al mare, si sentì un coglione.



E lui che torna a casa sbronzo quasi tutte le sere

e quel silenzio tra noi due che sembra non finire
quando lo svesto, lo rivesto e poi lo metto a letto,
e quelle lettere che scrive e poi non sa spedirmi...
forse lasciarlo sulle scale è un modo di salvarmi.

E tu che hai preso in mano il filo del mio treno di legno
che per essere più grande avevo dato in pegno:
e ti ho baciato sul sorriso per non farti male
e ti ho sparato sulla bocca invece di baciarti
perché non fosse troppo lungo il tempo di lasciarti.

Forse non lo sai ma pure questo è amore.

E l'alba sul Danubio a Marco parve fosforo e miele
e una ragazza bionda forse gli voleva dire
che l'uomo è grande, l'uomo è vivo l'uomo non è guerra;
ma i generali gli rispondono che l'uomo è vino
combatte bene e muore meglio solo quando è pieno.

E il primo disse: "Ah sì? non vuoi comprare il nostro giornale?!"
E gli altri: "Lo teniamo fermo tanto per parlare"
ed io pensavo: "Ora gli dico: Sono anch'io fascista"
- ma ad ogni pugno che arrivava dritto sulla testa
la mia paura non bastava a farmi dire basta.

Forse non lo sai ma pure questo è amore.

Ed il più grande conquistò nazione dopo nazione,
e quando fu di fronte al mare si sentì un coglione
perchè più in là non si poteva conquistare niente;
e tanta strada per vedere un sole disperato
e sempre uguale e sempre come quando era partito.

Bello l'eroe con gli occhi azzurri dritto sopra la nave
ha più ferite che battaglie, e lui ce l'ha la chiave.
Ha crocefissi e falci in pugno e bla bla bla fratelli
ed io ti ho sollevata figlia per vederlo meglio
io che non parto e sto a guardarti e che rimango sveglio.

Forse non lo sai ma pure questo è amore.

Monday, June 12, 2006

dalla stessa parte



So benissimo da che parte stare.

Pioggia e sole cambiano,
la faccia alle persone
fanno il diavolo a quattro nel cuore
e passano e tornano
e non la smettono mai.
Sempre e per sempre tu
ricordati dovunque sei, se mi cercherai.
Sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai.
Ho visto gente andare, perdersi e tornare e perdersi ancora
e tendere la mano a mani vuote.
E con le stesse scarpe camminare per diverse strade
o con diverse scarpe su una strada sola.

Tu non credere se qualcuno ti dirà,
che non sono più lo stesso ormai.
Pioggia e sole abbaiano e mordono,
ma lasciano, lasciano il tempo che trovano.
E il vero amore può nascondersi, confondersi,
ma non può perdersi mai.
Sempre e per sempre, dalla stessa parte, mi troverai.
Sempre e per sempre, dalla stessa parte, mi troverai.

Saturday, June 10, 2006

autostrade panorami e lucania

A scorrere sull’autostrada non sono solo i cartelli verdi con l’indicazioni dei km mancanti all’uscita successiva - Cassino km 35 - o alla prossima area di servizio - panino camogli o positano? -, ma una serie di paesaggi che traducono in territorio fisico il libro di geografia delle scuole elementari, lo vedi da te, ci sono proprio i monti , i paesi, la campagna e una quantità d’italia estranea alla metropoli che s’affaccia e s’arrocca, e fa questo presepe solo per i tuoi occhi che se ci passi la mattina e poi la sera restituisce le differenti sfumature di luce della rotazione dell’asse, se ci passi d’inverno e d’estate, il senso delle stagioni. Fermandosi sempre allo stesso posto si potrebbero fare delle foto a tali stratificazioni del presepe, che aiutino la memoria visiva ad impressionarsi, perché la memoria visiva è spesso labile e colonizzata dalle affissioni.

Sarebbe bello attraversa quei campi, sarebbe bello salire su quei monti, sarebbe bello sopravanzarli planando.

Quando finisce la campagna campana, si stacca la Lucania ed appare subito evidente che quella mano aperta di monti che s’intrecciano sono le dolomiti. Montagne decise e onde di colline, verdi gialli e marroni di campi obliqui, ripidità di gole e pendii di pietre scoscese. Viene voglia di lasciare l’autostrada alla sua deriva calabra e intraprendere le statali per vedere chi e cosa c’è in mezzo a tanta Lucania.








Thursday, June 08, 2006

tutto il santo giorno











certi giorni te rubano tutto il tempo.
te fanno stà in ansia.
io avrei altro in testa.

si creano dei meccanismi
di occupazione mentale del tempo
resistenza implicita
dell'organismo
coinvolgimento delle alte sfere
sotto forma di bestemmie latenti
se rimanessi nel traffico bloccato da una processione impantantata
forse sarebbe uguale.

edit: la legge Sirchia è una legge infame
che penalizza ingiustamente i fumatori.


Io penso a me
che fra andata e ritorno
tutto il santo giorno
un'ora per mangiare un'ora per dormire
ben poco ti potrò vedere
poi penso a te
piegata sulla scrivania
con davanti una rosa
che sarà la mia
sciupata
mia.

Alla festa del dieci luglio
che era quasi sera
la Madonna Nera s'impantanò
venne l'autorità
con la ferrovia tutta la sacrestia
e venne il coro con la melodia
a salvare l'oro e l'argento
il marmo e il cemento
il bronzo e il paramento
e il mantenimento
e dall'ingorgo che c'era
non si poté andare via
che alle dieci di sera
quando la Madonna Nera
noi spingendo e tirando
piangendo e sperando
inclinando e strepitando
noi
si risollevò.

Io penso a te
inclinata sulla scrivania
con davanti la rosa
che sarà la mia
appassita
mia
poi penso a me
che fra andata e ritorno
tutto il santo giorno
un'ora per mangiare
un'ora per dormire
tutti i santi giorni
tutto il santo giorno
tutti i santi giorni tutto
il santo giorno
tutti i santi giorni
tutto il santo giorno.
E così sia.

Tuesday, June 06, 2006

de gregori e la penna.


secondo me di de gregori ci si limita a conoscere alice, rimmel, generale e pochi risalgono più dietro. e però, siccome sò tutti pezzi bellissimi già andrebbe bene così.
ma c'è molto di più.

de gregori è sempre stato figlio di bob dylan.

il modo di scrivere di de gregori è per me fonte costante di elettricità emotiva.

di molti apprezzo i versi, magari anche più di de gregori, ma lui lo immagino mentre scrive, di altri leggo direttamente il libro.

de gregori, pavese, tondelli, fiumani .. un giorno mi renderò conto di cosa lega questi modi di scrivere e la mia meraviglia.

la canzone che posto, non sta sull'album citato e riportato in immagine, chè era troppo facile, ma su "alice".
Credo parli del fratello.


Buonanotte Fratello

Ho visto torri alte e un Paradiso,
crescere sopra isole deserte,
dov'eri tu quando parlavo tanto,
ed ero solo come è una bestemmia.
Torre d'avorio e pena nella notte,
cristallizzata nella tua agonia.
Dov'eri tu vestito da scolaro,
quando dormivo senza avere sonno,
dov'eri tu col tuo sorriso onesto,
dov'eri tu col tuo vestito hippy
e il tuo ospedale per amori infranti,
chiusi dentro un cassetto insieme al vino,
dov'eri tu col tuo buonumore.
Tu mi stavi ammazzando,
tu mi stavi ammazzando con amore.
E io dormivo dove era più freddo,
dentro il mio pozzo ormai senza pudore,
con il mio cuore stranamente nuovo
e mi dicevo adesso si che sto crescendo,
e invece era soltanto una stazione,

certezza necessaria e sufficiente.
Utile tutt'al più per affogare,
per liberarmi da un vestito stretto
ed indossarne uno un po' più largo.
Dov'eri tu che mi dicevi sempre,
guarda che bello, come siamo pazzi.
Dov'eri tu quando restavo zitto
ed ero ingenuo come una bestemmia.
Dov'eri tu con la pace nel cuore.
Tu mi stavi ammazzando
tu mi stavi ammazzando, con amore.
E adesso, guarda ho rotto il mio orologio
e ho costruito la mia stanza a specchi.
E cullo il mio suicidio come un bimbo,
che aspetta il giorno che verrà Natale.
E non invidio la tua casa bianca,
dove resisterai fino a cent'anni.
per finire su un letto di granito
con il conforto della tua coscienza.
Le mani nette e il cuore di cristallo
e i cani abbaieranno a mezza voce.
Io forse allora non sarò più niente,
solo una "x" nel ciclo dell'azoto.
Se c'è un inferno mi saprà ascoltare.
Buonanotte fratello,
buonanotte fratello, con amore


Monday, June 05, 2006

abruzzesi di dussendolf ?


Santo Stefano di Sessanio è uno dei Borghi più belli d'Italia.
Lo recitano le guide e la propaganda locale, mica lo stò a dì io, così, perchè ce sò stato e vojo mette i cartelloni...
Si trova nel Parco nazionale del Gran Sasso. Quindi si possono fare escursioni, trekking, mangiare i prodotti tipici e bla bla bla fratelli... in abruzzo ce n'è più d'uno di Borgo così. Quando ci stai dentro dici "che belloooo, chissà le case dentro..."

Ora il discorso è questo: Santo Stefano se lo sò comprato in blocco i tedeschi (o svedesi?..vabbè non importa).
Lo ristruttureranno tutto, ci mettono le coccarde, le ruote di legno coi gerani, quattro cazzate d'artigianato per i souvenir da riporto, due caciotte del pastore e lo inseriscono nei percorsi turistici, spendendo nelle brosciùr tutte le parole tipiche del turismo di qualità e della progettualità illuminata.
Magari lo "toscanizzano" un pò, così piace di più all'International Turist from Anglo & Sassonia e "fanno il business."

A noi non ce ne fotte una minchia.

Noi i borghi li abbiamo abbandonati, ci rinserriamo nelle periferie, magari in nome di due cinema al mese, una cena con degustazione di vini, qualche concerto - che poi ci trovi gente che dall'abruzzo c'è venuta lo stesso al concerto - , e ambizioni mondane più o meno realizzate.

Schiavi a vita del mutuo magari, per una casa che è un buco,
ma conoscitori dell' ultimo Nero D'Avola e anche del Gewurztraminer.

In tutto questo c'è qualcosa che non mi torna.

Note a margine.
e se i tedeschi si comprassero tutto l'abruzzo e ci fanno una toscana?
e poi allora i francesi? si compreranno la lucania?
e gli inglesi? punterebbero sulle marche, mi sa.
avanza il molise.
chi lo vuole?

Thursday, June 01, 2006

dimmi, ci credi tu ?


quando hanno ucciso Babbo Natale

avevo solo cinque anni e ritrovai il cadavere nello sgabuzzino

appeso alle coccarde, riverso sulla lucidatrice.

Mia madre conosceva il colpevole, pensai.

La Befana non sopravvisse alla notizia

e scomparì su un'astronave giocattolo.

La morìa era appena cominciaa.

Per i miei dieci anni uccisero dio

davanti alla tv, mentre contavano i fagioli in un barattolo.

Poco dopo cadde cristo

vittima delle Marlboro.

La situazione sembrò assestarsi per un pò,

complici le bandiere e i furori giovanili,

ma a metà del ventennio successe il fattaccio:

Marx fu assassinato, coi migliori complimenti

delle avanguardie proletarie.

Bakunin fiutata l'aria, cercò riparo clandestino

ma gli spararono alle spalle

mentre atraversava il colonnato di San Pietro.

Da allora sudo freddo. Potrei essere io,

il prossimo.

M. crede ancora a Babbo Natale

e fa bene. Non c'è nulla da perdere.