Monday, October 30, 2006

Pressioni antropiche sul territorio


Quando passi accanto e oltre Napoli ai lati dell’autostrada, a venti metri non a duecento, vedi risaie di palazzi a schiere, ad occhio calcoli quanta gente può vivere in tutto quel circondario di paesi, e poi ti rendi conto che effettivamente ci vive. Senza spazio, attufati, tanti, tantissimi.
Mi sono andato cercare i dati sul numero abitanti. A Torre del Greco e Giugliano son quasi 100.000, a Torre annunziata, Pomigliano d’Arco, Acerra, Afragola, San Giorgio a Cremano e Portici stiamo tra i 40.000 e i 60.000, a Pozzuoli e Casoria 80.000. E un sacco di paesi sui trentamila.
Potranno mai lavorare tutti?

Ma pè fà che, poi?
Un’amica mi raccontava di quanto le strade di Napoli siano invase dalla cocaina, pure di pessima qualità. E l'età media dei praticanti si sia abbassata.

C’è l’emergenza rifiuti. E te credo. Se applichi il consumismo all'esasperazione demografica, si produce un sacco di merda. Se lo fai tutti i giorni, si crea emergenza. L'emergenza cronica, un perenne spurgo del pozzo nero sul tappetino "guagliò, welcome home".
Mastella e bassolino oggi parlano di portare l’esercito a Napoli.

Forse ci saranno sparatorie tra l'esercito appostato sui tetti e i malamente asserragliati dietro le finestre di questi lunghi palazzi. Il settimo cavalleggeri arriverà dai lucernai. I cattivi, colpiti al cuore cadranno di sotto gridando "ohhh" , ma qualche eroe ci rimetterà le penne in un eccesso di generosità.
E' tornato il film poliziesco degli anni 70.
La gente si sparano, giocano a lotto e sentono delle giggidalessità. E un sacco di eroi locali. Di quelli che suonano alle feste private e regnano sui mercatini...Embè, ognuno gratta quel che può, sò tanti, se creano microeconomie in cui infilare le mani, come prendere una manciata in un sacco di granaglie.

Nel 1975 i Napoli Centrale partorivano un album omonimo eccezionale.
Sanguigno, originale, ricchissimo di suoni. C’è un sassofono che fa cielo terra e mare, una batteria che fa pioggia e sole, c’è la città, ci sono le campagne.
E contemporaneamente a quest’album, dalla generazione del dopoguerra uscivano fuori Bennato, De Sio, Nuova Compagnia di Canto Popolare, Avitabile e chissà quanti altri. Avessero fatto scuola, si sarebbero diffusi i sassofoni e le chitarre per la strada.
Ma la progenie latita. In mezzo hanno asfaltato quasi tutto.

E’ vero, le cose sono terribili anche ad Afragòla, senza bisogno di andare in Uganda o in Cambogia. Almeno lì però è ancora tutta campagna.E magari seminando qualcosa cresce.

Wednesday, October 25, 2006

Nello stomaco si mischia Tutto 2


Facciamo cose sempre più idiote, disperdiamo il tempo e il cervello, leggo che c’è una mostra sulla cacca, un’altra sulle fette biscottate decorate con immagini di personaggi famosi, qualunque coglione mettano su qualunque trasmissione idiota che vada in onda all’ora del telegiornale, comunque qualche milione, milione, milione, milione di italiani se lo vede, ci punta lo sguardo,
si lavora si produce non si fa un cazzo e tutto questo per poter circondarsi di merda, rovistare nel torbido, somigliamo alle oche per il patè, quelle che stanno in gabbia e le ingozzano di monnezza per farle crescere il fegato, che poi qualche stronzo si va a mangiare in un ristorante quattrocinquestelle mishlèn che gliel’ha tenuto da parte come una sopraffina bontà che costi quanto è giusto per poter gratificare il suddetto stronzo e i suoi sacrifici, le sue evasioni, il fatto stesso di essere stronzo.

Ma non è tanto per il gioco dell’oca, mangiatevi quello che cazzo vi pare, non è un’oca che cambia il mondo, ma è che non gliene frega un cazzo a nessuno. Ma proprio un cazzo. Hanno tutti designato delle vittime alternative a sè stessi, ti sanno indicare colpevoli più grandi, gente meritoria di morire che sò proprio i peggio, gente che sono loro che ci rovinano, quelli che hanno rubato sulla TAV, quelli che evadono, ed è pure tutto vero, e io che colpa ne ho? E i parlamentari non sanno un cazzo, sono i rappresentanti degni degli stronzi che li hanno eletto. M a noi la democrazia non ci arriva, filtrano tutto, ci arriva il riflesso, il resoconto adattato alle nostre capacità mentali, che sono quelle dello spettatore medio.



Questo post non tiene deliberatamente conto della consecutio temporum, della contiguità logica strettamente intesa e della sintassi, ma obbedisce ad un italiano non euclideo.


Però ricordo chi voleva un mondo meglio di così!
sì proprio tu che ti fai delle storie...(ma dai)...
cosa vuoi TU più di così
E cosa conta "chi perdeva"
le regole sono così
è la vita! ed è ora che CRESCI!
devi prenderla così......
SI!!!! STUPENDO!
MI VIENE IL VOMITO!
è più forte di me

Nello stomaco si mischia Tutto 1



Riflessioni al margine di una serata per Emergency
Ci sono medici, tecnici, organizzatori, giornalisti... tanta gente disposta a prestare la loro opera, in termini di tempo e ingegno, sposando uno stile di vita. L’altra faccia della medaglia è che ci sia bisogno di queste persone. Il progresso non arriva a distribuirsi e ancora ci meravigliamo a veder foto filmati, nonostante sappiamo già di cosa si tratti. Cosa può cambiare? Ben poco, trattandosi di Macropolitica, eppure forse qualcosa potrebbe succedere. Davvero la tecnologia oggi ci consente di accorciare le distanze, io non dico che una e-mail salvi una vita, ma tutte quelle piccole gocce nell’oceano della buona volontà – opere costruite, istruzione - oggi potrebbero trovare un seguito anche una volta tornati a casa con un monitoraggio/supporto a distanza... se scattasse quest’applicazione tecnologica in maniera diffusa, come strumento fondamentale della Cooperazione, sarebbe già qualcosa. E più son brevi le distanze, meno c’è meraviglia guardando testimonianze, ma forse la meraviglia in più persone diventerebbe indignazione attiva.


Quest'anno vado prima al mare
così ho tempo per pensare
e faccio scorta di pensieri che non bastano mai
ne voglio quattro sull'amore, due sul fatto che si muore

Friday, October 20, 2006

c'era una volta e mò non c'è più


Diametralmente opposto ai miei amati cantanti “sfigati” degli anni 70, c’è tutt’un listòn di cantautori musicalmente alzaimerati, gente che ad un certo punto s’è piantata sui propri passi e complice una probabile indigestione di sapone, non s’è mai più ripresa dal torpore postprandiale, dalla cispitudine ottica, dallo strabismo intenzionale, dal mare tra il dire e il fare, dall’autocannibalismo alla memoria, dall’involuzione darwiniana, come fossero stati fulminati dal coro di fine di concerto - ed adesso tutti ooo aaa – pubblico: ooo aaa - e ora tutti iii eee – pubblico iii eee ... e poi non riuscissero più superare quella fase e je restasse in testa sempre l’eco...
D’alzaimerati esempi, son piene le valli: da “sora rosa” a “prendilo tu questo frutto amaro” c’è più distanza che da taranto ad ancona, prendendo il rapido e viaggiando in seconda classe, da “com’è profondo il mare” a “ciao” aivoja a bastonate e chirurgia sperimentale, da “terra mia” all’attuale produzione di pinodaniele c’è di mezzo un grave crollo della scala Mercalli.
Sarà mica colpa dell’inquinamento acustico...
Che poi ti rode sapere che stanno ancora tutti là, e non ti faranno mai un concerto degno dal vivo.
Almeno Bennato, prima del crollo verticale l’ho visto.

Venderò le mie scarpe nuove ad un vecchio manichino
per vedere se si muove
se sta fermo o se mi segue nel cammino
Venderò il mio diploma ai maestri del progresso
per costruire un nuovo automa
che dia a loro più ricchezza e a me il successo
Ai signori mercanti d'arte
venderò la mia pazzia
mi terranno un pò in disparte
chi è normale non ha molta fantasia
Raffaele è contento
non ha fatto il soldato
ma ha girato e conosce la gente
e mi dice: stai attento
che resti fuori dal gioco
se non hai niente da offrire al mercato
Venderò la mia sconfitta
a chi ha bisogno di sentirsi forte
e come un quadro che sta in soffitta
gli parlerò della mia cattiva sorte
Raffaele è contento non si è mai laureato
ma ha studiato e guarisce la gente
e mi dice: stai attento
che ti fanno fuori dal gioco
se non hai niente da offrire al mercato
Venderò la mia rabbia
a tutta quella brava gente
che vorrebbe vedermi in gabbia
e forse allora mi troverebbe divertente.
Ogni cosa ha un suo prezzo
e nessuno lo sa
quanto costa la mia libertà

Thursday, October 19, 2006

come quando fuori piove


Quella storia dello smalto nascosto
Non vedevano l'ora di appannarla.
Inutile andar per il sottile.
Alla fine tanto tutto si mischia nello stomaco,

dicono.
S'approfittano dei primi freddi,
è un agguato.

“Non so, non so se ti è capitato mai di dovere fare una lunga corsa e a metà strada stanco dire a te stesso: adesso basta! Eppure altri stan correndo ancora intorno a te... allora...”

Wednesday, October 18, 2006

grazie roma...




Fonte: Repubblica

"Un'autostrada dove si sta perennemente in colonna e le distanze fra un treno e l'altro non sono garantite... A causa del sovraffollamento cronico della linea - protestano i conducenti - si accumulano ritardi fino ad un'ora. Le conseguenze: soppressione di 70 corse al giorno e stress psicofisico per noi, costretti a fare fino a 100 ore di straordinario al mese".

la garanzia delle distanze dovrebbe essere regolare e non saltuaria nella procedura di funzionamento; praticamente si individua un sistema di controllo, si autorizza una eccezione operativa per circostanze extrasistemiche che possono insorgere, le circostanze extrasistemiche emergono tutti i giorni per tutto il giorno, il sistema “controllo distanze” è costantemente regolato in maniera eccezionale. E si crede di aver risolto il problema. Questo è l’iter ... no?

“Saltare settanta corse ma anche venti, ma anche dieci, è un dato che può essere considerato “di routine”, “normale”, “di prassi” ? Sembrerebbe che a volte la gestione della cosa pubblica a roma si basi sul principio “siamo in europa, per molti aspetti ma non per l metro e il traffico, bè non si può avere tutto”.

100 ore di straordinario al mese, non ci credo, però comunque: abbiamo una carenza nel servizio pubblico, cioè altro che carenza, è una vergogna evidente come un colosseo riempito di sterco, abbiamo i disoccupati di ogni età e titolo di studio, potremmo far fronte all’esigenza. E se l’azienda Me.tro (complimenti per il nome idiota, l’ho sempre pensato) non può far fronte a tale costo di personale aggiuntivo, supponiamolo perlomeno anche se non ci credo neanche un pò, perchè non concertare con il comune un sostegno a questa occupazione integrativa e così necessaria?

”Il guaio è che questa metropolitana, la seconda nel tempo dopo la cosiddetta linea B... è stata costruita per trasportare 250mila passeggeri al giorno e invece ne carica 450mila.”

Che te vòi commentà ... mi fa fatica non articolare un pensiero e dire solo che te vòi commentà, ma qui siamo oltre il limite: duecentomila persone più del previsto tutti i giorni. Tutti i santi giorni. Facciamo finta di non vederli e che la rete vada bene lo stesso? Come a dire che ogni giorno sale sulla metro quasi tutti gli abitanti di Genova oltre a quelli previsti di Roma.

“Il Comune ha cercato di ovviare a questo handicap acquistando 45 nuovi treni dalla società spagnola Caf: treni supertecnologici, predisposti per la guida senza conducente, con un vagone in più rispetto a quelli precedenti. “

A parte che pare – non son sicuro - che i treni siano stati realizzati molti anni fa (almeno 7 o 8). acquistate da Met.ro., ma rimaste "fermi" (o addirittura in spagna) per motivi politico-amministrativi, ma la soluzione aumentare il traffico e sacrificare la sicurezza è logica? Perchè non fare le nuove Metro, moltiplicare le fermate, dotare l’utenza di una rete vera e non di una sovraccarica? E integrare in maniera strutturale le fermate della rete ferroviaria urbana, come a Parigi o Barcellona, non è concepibile?

”Un coro di proteste e lamentele. Non solo da parte degli uomini alla guida, ma anche dei consumatori, degli utenti e dei partiti di opposizione, che chiedono le dimissioni di tutto il consiglio di amministrazione di Met. Ro, l'azienda del trasporto su ferro della capitale. "Non mi dimetto - ribatte il presidente Stefano Bianchi - perché credo che in casi come questi il presidente deve stare al timone dell'azienda e garantire che le cose da fare vadano fatte".

Non credo che dalla presenza o meno di un uomo dipenda la qualità di un servizio..in realtà le dimissioni sono un aspetto marginale di pura visibilità, che servono a dare l’illusione che chi sbaglia paga e però nulla s’aggiusta.... ma ... su che timone vuole rimanere questo, dopo che la nave l’ha vista affondare, e perchè vorresti garantire ora quello che non è stato garantito prima?

"Un incidente da terzo mondo", va giù duro il coordinamento dei consumatori Codacons. "Più che fare feste del cinema e organizzare mega-concerti il Comune dovrebbe investire in sicurezza e risanare l'intero settore del trasporto pubblico"

Si. Da terzo mondo, come tutta la metro A da vent’anni. La B invece è da secondo mondo e mezzzo, non è che sia un gioiello eh.... Ed è vero che l’amministrazione comunale non se n’è mai occupata della Metro se non con palliativi. Ed essendo di sinistra non lo dico a cuor leggero. Rutelli esponeva al Vittoriano, sei sette anni fa un piano futuribile sulla Roma degli anni 2000, con proiezioni incredibili di linee Metro e collegamenti leggeri per terra e per aria, che sembrava potessi andare da spinaceto a talenti in un quarto d’ora... che con due scambi da grottaceloni arrivavi a casalpalocco ... quanto mi dispiace aver buttato quella brochure...

E poi altre considerazioni raccolte da Repubblica, che riporto a seguire, e che non mi va più nemmeno di commentare, per una volta che la realtà sale a galla con tutta la sua evidenza.

Se qualcosa cambierà per la metropolitana di Roma, a quella ragazza dovranno fare un monumento (che poi sai che gliene frega...) , altro che milite ignoto, al sacrificio civile...

"L'incidente di piazza Vittorio - insiste l'associazione Utenti trasporto pubblico - dimostra la fatiscenza della linea e lo stato comatoso dell'intera rete". I romani ricordano bene i ripetuti guasti alla metro A, con record di cinque ore di blocco consecutive, fino all'ultima, recente chiusura della stazione Termini perché ci pioveva dentro: con l'acquazzone che aveva colpito per alcune ore la città le infiltrazioni d'acqua avevano causato l'allagamento e l'inagibilità delle fermate della A e della B.


La Metro di Termini che si allaga... cinque ore di blocco.. ma succede anche a madrid, barcellona, londra, parigi, milano, praga, atene, mosca, berlino, vienna, monaco ?

Non a caso, il presidente di Met. Ro, Stefano Bianchi, proprio il giorno prima dell'incidente di piazza Vittorio dalla pagine della Repubblica aveva lanciato un sos sulle condizioni critiche delle due linee della capitale, chiedendo risorse per gli interventi di ammodernamento. "Il problema della sicurezza della metropolitana di Roma è all'ordine del giorno", confermano i macchinisti, che a volte si sentono dire dalla centrale operativa "di andare a vista e di passare col rosso per snellire il traffico". Una prassi che, sottolineando gli addetti ai lavori, "si basa solo sull'abilità e la prontezza di riflessi dei conducenti". "I cittadini ci chiedono sempre più treni - riprendono i colleghi di Angelo Tomei, il macchinista in ospedale - ma la linea A è paurosamente intasata". Anche i guasti dei convogli rappresentano un problema se, come riferiscono gli uomini alla guida dei treni, "dal 9 al 16 ottobre se ne sono contati circa 40, anche tra i convogli nuovi". In questi mesi sulla linea A sono in corso lavori di ammodernamento. Un cantiere si trova a viale Manzoni, la stazione che precede quella dell'incidente. "Ecco, quello di piazza Vittorio - concludono - potrebbe essere stato un tipico incidente da cantiere: accaduto per garantire il servizio anche con i lavori in corso".

Tra le cavie e il bestiame, sperando che regga, insomma...


Tuesday, October 17, 2006

esistono persone





Che poi…

E’ vero che ci si vede poco, ma cazzo qui non si fa mai in tempo, dovrei andare alla banca del tempo e rapinargli un paio d’anni.
E’ vero che i primi mandarini non sono proprio mandarini, ma insomma me li mangio uguale.
E’ vero che i panorami dell’autostrada del sole son sempre belli. Che stronzi siamo, che non li vediamo mai…
E’ vero che la comodinerìa in ferro battuto è un ambito un po’ morto attualmente. Batti il ferro finchè è caldo. Battilo. E fammi sti cazzo de comodini.
E’ vero che la gente è strana, prima si odia e poi si ama. E poi si odia. E poi non sia ama più. Ma poi magari invece sì. Insomma la gente non si decidono.
E’ vero che è passato ormai il tempo dei ramarri nascosti dentro i fossi con le facce da idioti. E mi conto i giochino sul sedile posteriore.
E’ vero che Clint Eastwood ha due espressioni, una con il sigaro e l’altra senza. Segue fischio west.
E’ vero che domani è un altro giorno, ma non è mica domenica. E neanche sabato. Tocca accontentarsi.
È vero che i carciofi ormai so robba da ricchi ma io i soldi non li gratto mica giù dai muri, altrimenti sai che unghiate.


E’ vero che la metro A a Roma è un rischio continuo, ma mica bisognava scoprirlo oggi, pover’anima che gli è costato così caro.



E' vero che dalle finestre
non riusciamo a vedere la luce
perché la notte vince sempre sul giorno
e la notte sangue non ne produce,
è vero che la nostra aria
diventa sempre più ragazzina
e si fa correre dietro
lungo le strade senza uscita,
è vero che non riusciamo a parlare
e che parliamo sempre troppo.
E' vero che sputiamo per terra

quando vediamo passare un gobbo,un tredici o un ubriaco
o quando non vogliamo incrinare
il meraviglioso equilibrio
di un'obesità senza fine,
di una felicità senza peso.
E' vero che non vogliamo pagare
la colpa di non avere colpee che preferiamo morire
piuttosto che abbassare la faccia,
è vero cerchiamo l'amore sempre
nelle braccia sbagliate.
E' vero che non vogliamo cambiare

il nostro inverno in estate,
è vero che i poeti ci fanno paura
perché i poeti accarezzano troppo le gobbe,
amano l'odore delle armi
e odiano la fine della giornata.
Perché i poeti aprono sempre la loro finestra
anche se noi diciamo che èu
na finestra sbagliata.
E' vero che non ci capiamo,

che non parliamo mai
in due la stessa lingua,
e abbiamo paura del buio e anche della luce,
è vero che abbiamo tanto da fare
e non facciamo mai niente.
E' vero che spesso la strada ci sembra un inferno
e una voce in cui non riusciamo a stare insieme,
dove non riconosciamo mai i nostri fratelli,
è vero che beviamo il sangue dei nostri padri,
che odiamo tutte le nostre donne
e tutti i nostri amici.
Ma ho visto anche degli zingari felici

corrersi dietro, far l'amore
e rotolarsi per terra,ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.
Ma ho visto anche degli zingari felici

corrersi dietro, far l'amore
e rotolarsi per terra,ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.

Friday, October 13, 2006

chi si vede...


C’era una volta nù criaturo, che nò, non era nato niro, era nato e basta, questo ci importa, e siccome lo fece negli anni 70 trascorse un’intera infanzia figlio del boom economico, ovvero non è che era ricco ma teneva la famiglia alle spalle, partecipava alla scolarizzazione, crebbe, crescette, mise su peli superflui, ma tutto sommato di lui si poteva dire che chill’ era nu bravu guaglione. Alla fine delle elementari poi le maestre ci tiravano le lodi in fronte, insomma si presentava bene, metteva abiti puliti, socializzava stando alle regole e gli zii ci facevano gli auguri a larghi sorrisi. C’erano anche le nonne e forse loro più degli altri lo immaginavano in prospettiva, come se dietro quella distanza di età che rende impossibile il parallelismo loro volessero vedere oltre, vederlo domani e immaginarlo dopodomani come se lo vedessero, come se ci fosse già tutto l’uomo intorno.
Poi si cresce di più e siccome sembra che tutto è possibile, si fanno milioni di altre cose, spesso stridenti rispetto a quelle traiettorie di prospettive che il bimbo di prima avrebbe dovuto imboccare, si hanno le vene giovani, e pensi che un’età si è chiusa e un’altra si è aperta, con tutte le stratificazioni stagnee che danno ai ricordi il posto di una fotografia e del ti ricordi quando...
Poi ad un certo punto si arriva ancora più avanti, ti scopri che attraversi un ponte mentre tramonta
oh cazzo...
ma non era già tutto qui, a parte il fatto che devono arrivare i capelli bianchi e qualche venatura su questo tronchetto di ulivo, qualche accumulo di stanchezza su queste quattro ossa?
O c’è altro...
All’improvviso, di tanto che mi corrispondeva nei pomeriggi del doposcuola a casa, ne ritrovo altrettanto, son sempre io qualcosa in meno, qualcosa in più ...
ho dieci anni, vent’anni, trent’anni, tutti qui, appassionatamente.
E non è una fotografia, è proprio lo stesso sangue.
Ritorna come una filastrocca. O come il tempo nelle parole delle nonne.


Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il gatto, che si mangiò il topo, che al mercato mio padre comprò
E venne il gatto, che si mangiò il topo, che al mercato mio padre comprò
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il cane, che morse il gatto, che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò.
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il bastone, che picchiò il cane, che morse il gatto,
che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il fuoco, che bruciò il bastone, che picchiò il cane,
che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne l'acqua che spense il fuoco che bruciò il bastone che picchiò il cane
che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il toro, che bevve l'acqua, che spense il fuoco,
che bruciò il bastone, che picchiò il cane,
che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E venne il macellaio, che uccise il toro, che bevve l'acqua,
che spense il fuoco, che bruciò il bastone, che picchiò il cane,
che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E l'angelo della morte, sul macellaio, che uccise il toro, che bevve l'acqua,
che spense il fuoco, che bruciò il bastone, che picchiò il cane,
che morse il gatto, che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò
E infine il Signore, sull'angelo della morte, sul macellaio,
che uccise il toro, che bevve l'acqua, che spense il fuoco,
che bruciò il bastone, che picchiò il cane, che morse il gatto,
che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò.
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò

Monday, October 09, 2006

no time no space


Filtra il sole spaccando i raggi sulla vetrata della cattedrale, s’accende il blu, si sveglia il verde e s’infiamma il rosso, fuori seppure venisse l’inverno con gli scrosci di pioggia e il freddo tra i denti, rimarremmo a sentire quanto rumore fa un tuono e anvedi che lampi, se va via la luce accenderemo candele, per rischiarare la terra ed il mare e idealmente abbracciare tutta la gente che un governo più ladro ha lasciato senz’acqua.
Ma nella cattedrale non passa tempo che non sia storia, iscritto sui muri, scolpito nel marmo, tempo che c’era prima e che ci aspetta dopo, ci guarda entrare ed uscire senza spostarsi di un minuto. Fuori non si ha il tempo di vedere la mamma e si è gia nati e i minuti rincorrersi senza convivenza.
Alta sulle colonne la cattedrale stacca verso l’alto, il bianco stacca sempre da terra, in cima alle arcate un organo a canne srotola pentagrammi in sospensione alata, no time no space, another race of vibration, arrivano i suoni come gocce d’inchiostro.
Per tutta l’ampiezza, per tutta la superficie e negli angoli tagliati a nicchia, poggiamo le mani e i piedi, ci distendiamo e ne facciamo scempio, per prendercene cura, che ad ogni santo è cara la sua festa e parigi val bene una messa e del resto Parigi è una mongolfiera, se non la vivi come scienza pura.
Ci affacceremo nel chiostro a cercar fresco d’estate, ci pianteremo gli ulivi che crescono storti e massicci, gli aranci e i limoni che danno profumi e liquori, gigli ed orchidee , origano, rosmarino e ciuffi di paritaria attaccata ai muri.


Parlami dell' esistenza di mondi lontanissimi
di civiltà sepolte di continenti alla deriva.
Parlami dell'amore che si fa in mezzo agli uomini
di viaggiatori anomali in territori mistici ... di più.
Seguimmo per istinto le scie delle Comete
come Avanguardie di un altro sistema solare.
No Time No Space
another race of vibrations
the sea of the simulation
keep your feelings in memories
I love you especially tonight.
Controllori di volo pronti per il decollo.
Telescopi giganti per seguire le stelle
navigare navigare nello spazio nello spazio ... di più.
No Time No Space
another race of vibrations
the sea of the simulation
keep your feelings in memories
I love you especially tonight.

Friday, October 06, 2006

Che ci importa del mondo




Forse davvero ci piace di più...

Amaranto, arancione e ferro battuto.
Baci sulla bocca che ci perdonano
Cantare che pioggia e sole...
Domani che è sabato
El idioma espagnol. Olè.
Fabriziodeandrè, francescodegregori, francescoguccini, francobattiato e... fobertovecchioni
Gelato al cioccolato, stracciatella e pistacchio.
Harold e Maude, almeno mezzo film
Ivangraziani (signore è stata una svista abbi un occhio di riguardo per il tuo chitarrista)
La sezione aurea tra gli occhi e il sorriso
Millemila immagini e gli gnocchetti sardi.
Non c’è cosa più cugina ...
Osteria numero mille
Ponte Milvio
Quanta strada ha fatto Bartali
Riso sorìso me viè da ride
Sapere benissimo da che parte stare
Tiramisù di Pompi e Mondini di Mondi ...
Una giornata uggiosa
Venerdì, che domani è sabato
Zero, quando dice che c’eravamo proprio tutti...


Wednesday, October 04, 2006

Guarda, guarda là...



Memobreak-time in questo post. Attenzione, ground control to Major Tom, sto per tornare anni addietro ... prima delle twintower, prima di Cobain e del grunge , prima di Internet, prima del telefonino cellulare, prima della patente, prima del crollo del muro di Berlino, ecco ... guarda ... guarda là ... Roma, Palaeur, 19 maggio 1987, concerto di vascorossi*, tournee di “c’è chi dice no”, schiere di giovani coi jeans sfrangiati-sotto e le marlboro rosse (le light non c’erano ancora o s’affacciavano appena), dai cieli sotto il laurentino, il prenestino e il collatino molti fratellini di lou reed e tante sorelline di cindy lauper riversati sulle ringhiere delle uscite più lontane fanno gruppo a sè e se fanno i bobbe per calmare le febbri, un occhio alla polizia e un altro ai loschi di passaggio, sono quelli che preesistevano a “Cosa succede in città” e ai 22 giorni di arresto di vascorossi, sono i “vecchi”, qualcuno scolletta piotte, c’è un sosia di vascorossi che intrattiene curiosi, alcuni giurano che è lui, l’accento è pure bolognese, viaggia forte il taglio da polacco, corti davanti e lunghi dietro mentre le permanenti aggiungono ricci a tutte le pubertà, molti esibiscono il segno del tao riferendolo a chissàcchè appartenenza tossica, chiodo e pellicciotto jeans, ai cancelli ci si accalca di brutto.
Pochi mesi prima è uscito “C’è chi dice no”, non aspettavo altro, vinile preso e consumato, tutti gli eeh – ooohhh li ho scanditi mangiandoli, vasco è il cantautore per cui quelle intonazioni sono parte condivisa del testo, per una questione di pelle, al palaeur ci arrivo a piedi cò edo e gianluca, ciao mà, io vado, tranquilla , massimo che mi può capitare è sedermi accanto al gruppo quadraro, socializzare e approcciare l’uso delle cartine. Tanto prima o poi doveva succedere.
Il palaeur all’interno è una cappa di fumo mai più vista, gli striscioni testimoniano che i quartieri son presenti e disposti a cantare... l’attesa è tanta, s’invoca anche Massimo Riva, cui qualcuno mi aveva detto che somigliavo...

finchè

si spengono
le luci
e dalla prima nota si capisce
che si partiva con
vivere una favola...

Guarda
guarda là...
guarda "la città"
quante...
...cosa che...
sembrano più grandi
sembrano pesanti...
guarda Quante! VERITÀ...
quante... tutte qua...
quante!... quanti che...
"corrono felici"
guarda nei prati
cosa non....farei
io non voglio correre
e tu, non riderai...
cosa non...darei...
per stare su una nuvola...
oh...oh...oh............
........................
Grande la città
grande... guarda là...
grandi... ...novità...
macchine veloci
"genti" più capaci guarda...
quante... SOCIETÀ!...
QUANTE?!... non si sa....
oh!oh!oh...
QUANTI.... Vincono
altri muoiono...
io non lo so..?..!
Cosa non...farei
io non voglio perdere!!!! non ridere...
cosa non...darei
per vivere su un'isola...
.........................
.........................
cosa non....farei...
io non voglio correre
e tu!...non riderai...
cosa non...darei... per vivere una favola

*La scaletta era questa:

Vivere una favolaBrava GiuliaCosa succede in cittàDeviazioniBravaOgni voltaRidere di teLunedìBlasco RossiNon mi vaColpa d'AlfredoCiaoVa bene va bene cosìBollicineVita spericolataSono ancora in comaIeri ho sgozzato mio figlioDimentichiamoci questa cittàC'è chi dice noUna canzone per teSiamo solo noiAlbachiaraCanzone, Dormi Dormi,

Ci hanno fatto pure un film su quel concerto.. “Ciao Mà..”