Monday, May 17, 2010

Tira questa cinghia già rotta



Una nota semplice e prosaica, come del resto è il lunedì feriale.
Arriva la manovra economica, annunciata da amorevoli tagli agli stipendi parlamentari, è l’ora di stringersi a coorte, star pronti alla morte, tutti sulla stessa barca, per evitare la rotta della Grecia. Sventolando il bandierone mundial, tiriamo questa cinghia già rotta.

No.


Non sono i nostri redditi a dover pagare, perché già per altre economie.

Pagano e hanno pagato per i costi economici delle mafie, per i costi dell’evasione fiscale, per i costi della corruzione,
per i costi di casta (argomento quest’ultimo maledettamente populista e sopravvalutato, ma da citare a margine) e privilegio.

Ogni costo, per la relativa aliquota, incide sui redditi di chi vive al di sotto della soglia dell’onestà e del sostituto d’imposta: un’economia reale e contribuente funzionale ad un’economia lubrificata e parallela. Fossi uno statistico economico, sarebbe interessante quantificarle, queste aliquote. E farne argomento.


Ci sono poi le distorsioni. Sugli stessi redditi incidono i prezzi gonfiati delle lobby di mercato, i cartelli concorrenziali dei petrolieri, i monopoli della grande distribuzione alimentare, la bolla speculativa che ha permesso ai prezzi degli immobili di raddoppiarsi.
Un’economia forte che sfrutta la posizione dominante su un’economia debole dietro un velo di mercato e sotto il giogo delle necessità primarie.


Avendo scarse nozioni in materia, non posso entrare nel merito dell’economia finanziaria speculativa, ma è facile dedurre come anch’essa rilevantemente si aggiunge al cumulo, alimentando rendite di posizione, capitalismo che si autodetermina gli interessi.


Con l’avallo di un Governo conservatore, ieri come oggi.
Basterebbe chiedersi: quali sono gli interessi economici difesi da un Governo conservatore?

quali patrimoni si son conservati e quali sono aumentati?

Un Governo conservatore attinge dall’economia reale per convivere con l’economia parallela, per sostenere l’economia forte, per condividere l’economia speculativa. Son tutti clienti e il cliente ha sempre ragione, ti vota per questo.

Demagogia e mediatica e controllo sul territorio soccorrono quantitativamente gli interessi conservatori, legalizzandone i quorum elettorali, ma questo è un altro argomento.

Basterebbero queste stupide osservazioni per richiamare la centralità di una politica dei redditi e per farne un programma d’opposizione a vocazione progressista.
Dieci/quindici anni di redditi serventi ad un’economia dominante. Forse è l’ora di dividersi scientemente in conservatori e progressisti per poter parlare di un’altra politica e di altre tasche.

UOMO – Bracco Di Graci